martedì 29 dicembre 2015

La forza scorre strana tanto in te, giovane episodio VII

Poiché mi sono rotto di aspettare che tutti siano andati al cinema e poiché per quanto mi frega delle cose lo sdegno che mi anima durerà ancora pochi giorni, la recensione su Star Wars: Episodio VII Il Risveglio della Forza la scrivo adesso. La trama, per chi avesse bisogno di rinfrescarsi la memoria, la trovate direttamente qui. Visto che l'ha già scritta lui e che condivido ogni parola della sua recensione, tanto vale linkarvela direttamente.

è questo il droide che stiamo cercando? (cit.)
Parentesi prima ancora di cominciare. Quelli che sono andati a vedere l'ultimo episodio di Star Wars si dividono in due grandi categorie. Quelli che pensano che "sì, ok, tutto bello eh, spade laser, astronavi, Harrison Ford ecc., però un po' fa cagare" e quelli che "cazzo vuoi staizitto o riguardatilasecondatrilogiasetipiacetanto".
Dibattito che segue un'evoluzione assolutamente italiana. Nel senso che, ogni qualvolta che si presenta una cosa nuova, film, libro, opera d'arte che sia, ogni critica viene permanentemente trattata con l'isteria tipica delle tredicenni che difendono gli One Direction. Come se la critica fosse destinata a distruggere e a far sparire quando si tratta invece di una pura espressione emotiva. In altre parole: nessuno vuole che episodio 7 venga dimenticato, tutti gli attori muoiano e chiunque abbia lavorato al film svanisca da questo continuum spazio-temporale. Semplicemente ad alcuni il film non è piaciuto e stanno cercando di spiegarvi il perché.

Detto questo, partiamo da alcuni dati di fatto:

1) Reboot: in diverse recensioni ho visto usare questo termine e spiace dirlo ma sono totalmente d'accordo. Ovviamente si tratta di una provocazione. Lo spiego per tutti quelli che si affannano a copiaincollare ovunque che reboot significa "prendere lo stesso personaggio e ricollocarlo in un contesto diverso mantenendone alcuni elementi e cambiandone altri". Certo, il protagonista non è Luke Skywalker, quindi tecnicamente non è un reboot. Tuttavia se Rey fosse stata un uomo biondo e si fosse chiamata Luke, allora sarebbe stato un reboot, perché l'episodio VII e l'episodio IV hanno la stessa identica trama.

Non capisci niente. Si tratta chiaramente di un rimando al primo film. Un omaggio all'episodio IV che era l'inizio della prima trilogia come il VII è l'inizio della nuova. 

No. Un cazzo. Un rimando è un singolo elemento che richiama qualcos'altro e ti fa sorridere mentre la trama va avanti. Quando la trama è esattamente identica non è un omaggio: è una variazione sul tema. Invece di un ragazzo biondo che fugge da un pianeta desertico sul Millennium Falcon, in compagnia di Han Solo e Chewbacca, per riportare alla resistenza ribelle un droide ricercato dall'Impero perché contiene piani segreti e viene inseguito dalle forze dell'Impero comandate da Darth Vader, adesso abbiamo una ragazza bionda che fugge [...] perché contiene la mappa che porta a Luke Skywalker [...] comandate da Kylo Ren. Ecco, le parti che non sono contenute in [...] sono le variazioni sul tema.
Quindi il dato di fatto è: l'episodio VII ha copiato la trama del primo episodio.
Su questo dato di fatto dobbiamo porci due domande:
1) era una buona idea?
2) l'ha copiata bene?
Sulla prima domanda vorrei dare il beneficio del dubbio. Nel senso che opinione personale: se dopo dieci anni, dopo aver ingaggiato J. J. Abrams (Lost, Fringe ecc.) promettendo chissà quali trip pazzeschi nella storia, dopo una promozione che sembrava stesse arrivando il secondo avvento di Cristo, ti riduci a copiare la trama del primo episodio di Guerre Stellari (che all'epoca si chiamava così) del 1977, secondo me è un po' una cagata. Personalmente ho apprezzato di più la tanto giustamente odiata Minaccia Fantasma. Almeno sembrava che chi aveva scritto la sceneggiatura avesse effettivamente qualcosa di nuovo da raccontare (e si trattava di un prequel). Qui cosa abbiamo visto? La Morte Nera che esplode di nuovo? Ma è la terza volta in sette film. Ci fosse anche nel prossimo si tratterebbe di far esplodere la Morte Nera un episodio ogni due. La possiamo far finita, per favore?
Queste tuttavia sono mie opinioni personali. Magari hanno ragione quelli che dicono "vai tranquillo, è solo un episodio introduttivo per mettere le basi, adesso vedi nei prossimi i colpi di scena". Magari hanno ragione, ma non potevano metterne qualcuno anche qui? Perché vi giuro che questa è stata la trama più telefonata della storia del cinema.
Sono andato a vedere il film con un'amica e credo mi abbia odiato perché le spoileravo il film mentre lo stavamo vedendo.
- Vuoi vedere che adesso trovano il Millennium Falcon per scappare dal pianeta?
- 9 su 10 che nello scrigno c'è una spada laser...
- "Mi aiuterai padre?" - ok, adesso sicuro ammazza Han.

ae

Quesito due: l'hanno copiata bene? Risposta: secondo me no. Hanno praticamente rimosso tutte le parti che davano un senso alla trama.

  • Hanno rimosso la famiglia di Luke che era quello che dava il background del personaggio. Di Rey cosa sappiamo? A un certo punto ci dicono che è arrivata sul pianeta desertico di Jakku da bambina. Quindi chi l'ha cresciuta? Perché nel film la vediamo arrancare nel deserto trasportando pezzi di metallo per mezza razione di cibo al giorno, quindi qualcuno avrà dovuto mantenerla fino all'età in cui poteva fare da sola, no? Chi? Boh. Chi le ha insegnato a combattere con la staffa? Boh. In realtà, con chi ha relazioni su quel pianeta? Boh. In realtà non sappiamo niente. L'impressione è che non conosca nessuno e non abbia rapporti con nessuno e sia lì solo in attesa che passi il droide della Resistenza. Tre minuti di sceneggiatura per darle uno straccio di contesto non si potevano trovare? 
Si tratta di uno dei colpi di scena dei prossimi episodi!1!ONEONEONE!!!1011
Ok. Va bene. Tutto succederà nei prossimi episodi. Accetterò come un dato di fede che per realizzare il capolavoro cinematografico del secolo nei prossimi film questo dovesse sembrare scritto dalla nipote di dieci anni di Abrams.

  • Hanno rimosso Obi-Wan. In altre parole hanno rimosso la figura del maestro. Bella idea. Peccato che così la trama perde di senso perché Luke veniva addestrato con la spada laser e all'uso della forza direttamente nel viaggio sul Millennium Falcon. Alla fine dell'episodio si appellava alla Forza per l'attacco alla Morte Nera usandola per la precognizione (che sembra la forma più istintiva, tanto che nell'episodio I Anakin la usava per guidare lo sguscio), mentre per un po' di telecinesi (recuperare la spada laser dalla neve) doveva aspettare l'inizio del 5 e per alterare la mente della gente addirittura il 6. Per combattere con la spada laser Luke viene addestrato da Yoda per tutto l'episodio V. Aveva senso. Rey invece fa tutto da sola, tutto subito e senza avere la minima idea di quello che sta facendo. Clap clap. Quanto alla spada laser... perfino il tizio improbabile che non ne ha mai vista una in vita sua combatte contro il quasi-sith addestrato prima da Luke e poi dal Primo Ordine. In questo magico episodio VII sembra che chiunque conosca la scherma giapponese.
Ma Rey la vediamo combattere con un bastone! E Finn è un soldato addestrato.
Un bastone non è una spada. Tutto quello che in Star Wars ha a che fare con le spade laser si richiama direttamente all'addestramento dei samurai e alla via della spada giapponese. Che durava anni e che aveva connotati quasi mistici. Un addestramento che Rey non ha mai ricevuto. A quanto ne sappiamo certo... Magari nel prossimo film viene fuori che è stata allevata da una famiglia di Jedi in esilio e quindi sapeva già combattere con le spade laser anche se quando apre lo scrigno e trova quella di Luke manco sa cos'è.
Finn è addestrato a sparare. Quando la vecchia gli da la spada laser chiede se non hanno un fucile. Non ha nessun senso che riesca tirare di scherma contro un apprendista Jedi o Sith. Negli episodi I-III gli apprendisti Jedi usano i soldati dell'impero come manichini di prova. E andiamo.
  • Nell'episodio IV R2D2 conteneva i piani per distruggere la Morte Nera. Aveva senso. Adesso invece il droide contiene la mappa e il piano viene quindi deciso in base a... non si sa. Cioè, un minuto prima nessuno ha la minima idea dell'esistenza dello Starkiller, perche si suppone che altrimenti avrebbero fatto qualcosa in proposito. Il minuto dopo hanno la mappa intera del mondo, con tutte le installazioni nemiche e sanno quale deve essere distrutta per prima.
    In pratica si son detti: "ehi, facciamo semplicemente come trent'anni fa". Geniale.
  • Non voglio nemmeno parlare della locanda con la vecchia aliena che ha ricevuto la spada di Luke da... "è una storia troppo lunga da raccontare". Fidiamoci che prima o poi ce la spiegheranno. LOL
2) Illogicità e momenti wtf? Non so nemmeno da che parte cominciare. Il film è pieno di assurdità nella struttura del racconto. Simbolo del wtf? è il povero Kylo Ren che oscilla continuamente da ragazzo prodigio a coglione totale per tutto l'arco narrativo. Prima fa cose che mai nessuno, in tutta la storia di Star Wars, nemmeno i Jedi o i Sith più potenti hanno mai fatto. Chi ha mai fermato un raggio laser a mezz'aria per un quarto d'ora congelandolo nel tempo? Stronzi tutti che hanno sempre dovuto usare le spade laser per deviarli quando bastava bloccarli in aria tipo Matrix, no? Poi strappa le informazioni dalla mente di Poe Dameron come niente fosse. E pensare che quello stronzo di Vader doveva usare le minacce e Obi-Wan spiegava a Luke che un Jedi ben addestrato poteva influenzare le menti ma solo quelle deboli o particolarmente portate alla sottomissione. Lui invece sembra Xavier. Potentissimo proprio. Poi perde un duello mentale con una tizia che fino a dieci minuti considerava la Forza una leggenda. Poi viene ferito da Chewbacca a una gamba ma è evidentemente abbastanza veloce da precedere nella neve e fra gli alberi i nostri che scappano dalla base colpita dagli esplosivi. Poi lancia Rey su un albero e si mette a tirare di scherma con un tizio che aveva in mano una spada laser per la seconda volta in vita sua. Poi Rey gli strappa la spada laser con la Forza. Poi perde contro la tizia che per la prima volta in vita sua ha impugnato una spada laser ma che però sa combattere con un bastone. Ma era ferito!! Se era così tanto ferito come ha fatto a precederli nel bosco? Ma la Forza!!!! Sì appunto. La Forza. La Forza è il grande deus ex machina di questo film. Non sai che pesci prendere? Chissene c'è la FORZA che ti tira fuori dai casini anche se non capisci nemmeno quello che stai facendo. Che ti fa fare robe che nemmeno Anakin (che dice non avesse padre perché era stato creato direttamente dai Midi-chlorian) perché sì.
I casi sono due: o Rey è una super sayan ma non sa ancora di esserlo, tipo l'essere più potente della Galassia. Oppure la povertà della sceneggiatura è tale che l'unica idea che è venuta in mente ai nostri intrepidi autori per tirare Rey fuori dalla base nemica è stata "facciamo che sa usare la forza a muzzo un po' come viene, dai, tanto chissene".
Scegliete l'opzione che preferite. A me sembra sciatteria allo stato puro.

3) Fantasy - perché non oso chiamare "fantascienza" un film che presuppone si possa balzare nell'iperspazio da fermi, dentro a un hangar. Cos'è un teletrasporto? E perché si prendono la briga di andare in giro per lo spazio allora? Tanto varrebbe montare su un'astronave, accendere i motori e via. Sei a posto. E visto che ti puoi teletrasportare direttamente nell'atmosfera planetaria superando scudi ecc. come fanno per arrivare sullo Starkiller, perché non lo fanno tutti continuamente per arrivare ovunque?
Sciatteria e 2.
Parliamo dello Starkiller? Assorbire l'energia di un sole per concentrarla e spararla contro dei pianeti ad anni luce di distanza? No, ma sul serio? E ovviamente il sole sparisce come una candelina senza alcuna reazione. Un pianeta assorbe tutto senza problemi e l'energia viaggia attraverso l'iperspazio per "abracadabra". Perché "abracadabra" è esattamente la spiegazione che viene data nel film. "Un raggio di energia attraverso l'iperspazio". Wow. In questo film qualsiasi cosa può viaggiare nell'iperspazio in qualsiasi modo. E senza nessuna spiegazione. Ma che vi siete fumati?
Btw, interessante che in trent'anni di guerra fra Repubblica e Impero non sia successo un cazzo. Cioè, nessuno ci spiega niente di niente. Ehi come sono passati questi trent'anni? Beh sai, io e Leia abbiamo avuto un figlio, Luke ha provato un po' a addestrare Jedi ma poi era troppo sbatti e boh niente. Sì, ma alla Galassia che è successo? No niente. Solite cose. Sai, senza Lucas che girava a nessuno è venuto in mente niente quindi famo che è tutto uguale.
OK
Bello che tutti continuino a guidare gli stessi identici caccia di trent'anni prima. Cioè hanno la tecnologia per assorbire i soli e sparare l'energia nell'iperspazio (eh sì) ma neanche un modello nuovo di astronave. Wow. I casi sono due: l'evoluzione tecnologica si è fermata solo nelle navi interstellari oppure "i fan vogliono vedere tutto come nella prima trilogia quindi non dobbiamo sbatterci per inventare upgrade agli armamenti, che culo!". Ah però facciamo che la spada di Kylo ha l'elsa laser, che figata!
Sciatteria e 3.

NB: a tutto questo possono essere trovate spiegazioni ovviamente. Dall'uscita del film, ci sono fan impegnati 24 ore su 24 a elaborare ipotesi e trovare spiegazioni per rendere tutto non sensato, perché è impossibile renderlo sensato, bensì semplicemente possibile. Robe tipo: "nell'episodio IV quando Obi-Wan domina la mente dei soldati era prima mattina, quindi esaminando la posizione del pianeta la stella del Capricorno era in tripode con Acquario, quindi è ipotizzabile che le capacità Jedi abbiano un upgrade in simili condizioni, quindi tutto torna perché la nave su cui era Rey era inclinata di 90° rispetto alla costellazione del Sagittario e quindi x=y nuub". E non c'è dubbio che nei prossimi episodi tutto verrà reso possibile da chissà quali condizioni misteriose, oppure vi stordiranno con altre robe in modo non vi ricordiate di quanto tutto questo sia improbabile, tuttavia non c'è Jedi potente abbastanza da confondermi la mente e farmi dire che questa sceneggiatura sia sensata: perché il film a livello di trama è inguardabile.

Cose buone: (perché ci sono, giuro. So che sembra strano sostenerlo dopo che vi ho tirato addosso tutta la mia frustrazione, ma giuro che ci sono. Il film non è poi così male)

  • ambientazione - qui sì, siamo tornati allo spirito originale della saga ed è stupendo. Grandi pianeti, campi lunghissimi con panorami pieni di manufatti alieni e condizioni estreme. Incroci di razze strane in luoghi di incontri a metà strada tra fantascienza e western. La fotografia è bella. Niente da dire;
  • un 3d decente - preciso che io odio i film in 3d, quindi se a me è piaciuto vuol dire che è fatto bene tanto;
  • Harrison Ford - uno dei motivi per cui amerò comunque questo episodio è perché mi ha restituito un Harrison Ford decente dopo il disastro emotivo di Indiana Jones IV. Grazie, davvero. E lui si mangia tranquillamente tutti gli altri attori senza neanche impegnarsi tanto. Inclina un sopracciglio ed è già più espressivo del povero John Boyega in tutto il resto del film. Non che sia difficile intendiamoci. Perfino Hamill rischia di essere meglio... e appare per tipo cinque secondi... con quella orribile barba. Lo so che è sua. Ditegli di targliarsela per favore.
  • momenti nostalgia - il robottino palla non è poi così male. La spada laser con l'elsa alla fine ci può stare dai. C-3PO!! Com'è invecchiata male la Fisher. 
  • umorismo vario - dialoghi a volte un po' tirati ma simpatici
  • musiche - grazie, sono quelle della saga
Voto: 6 e mezzo. Ok 7. No davvero basta così. E solo perché è Star Wars. Solo perché Han (IAN) Solo.

sabato 19 dicembre 2015

Karma

14 dicembre ci lascia Armando Cossutta.
15 dicembre muore Licio Gelli.

1-1 e palla al centro.

Vi lascio sotto il link allo stupendo video-fumetto di Makkox. Ciao Armando.



lunedì 30 novembre 2015

La sposa giovane aka se Baricco se ne infischia di elaborare una trama perché io mi devo preoccupare di un titolo originale?

"Ma come ti è venuto in mente di leggere un libro di Baricco?"
- i miei amici acculturati.

"Baricco?"
- i miei amici non acculturati

"Ah sì, Baricco, ho letto Seta"
- amiche varie

Oggi parliamo di:

Per l'atmosfera sembrerebbe quasi García Marquez... peccato che è Baricco (ndr.)


Trama: La Sposa Giovane è la storia di Baricco che vive una vita da scrittore travagliata. Perché si annoia tremendamente e non riesce bene nelle relazioni interpersonali però, a differenza di tanta altra gente, ha una fortuna incredibile: scrive benissimo e riesce a vendere libri con trame improponibili che nessuno comprerebbe né leggerebbe se in effetti non fossero scritte da lui che scrive benissimo. E per dimostrarci questo scrive un libro che ha come protagonista una ragazza in età da matrimonio che lascia la famiglia di allevatori per andare a sposare il figlio di una ricca famiglia di commercianti tessili. Solo che contemporaneamente il Figlio è in viaggio d'affari in Inghilterra e decide di non tornare più a casa. Quindi lei si ritrova a vivere con la sua strampalata famiglia e un maggiordomo tipo Alfred di Batman che la inizieranno alla vita, al sesso e ai drammi del mondo. Storia inframezzata da Baricco che, in prima persona, si vanta di come possa perdere manoscritti e riscrivere tutto da zero perché lui è figo, nonché cambiare punto di vista alla narrazione nel mezzo esatto di una frase, aprire quattro parentesi e richiuderle alla fine di una pagina e mezzo di discorso, il tutto senza far perdere il filo della narrazione perché, sottolineo se non si fosse ancora capito, lui può perché è figo.

Commento: la trama non esiste. L'intero libro si regge sulla caratterizzazione dei personaggi, sulle descrizioni e sull'atmosfera surreale e vaga alla Cent'anni di solitudine, se Cent'anni di solitudine fosse un libro per casalinghe colte un po' annoiate. Si legge bene. È terribilmente scorrevole. Nel senso che inizi a leggerlo e ti ritrovi in fondo senza neanche capire come ci sei arrivato.
Insomma Baricco è l'esatto contrario di Spiderman. Ha un grande potere e non si prende nessuna responsabilità di come lo usa. Se un giorno qualcuno gli consegnasse pure una trama decente sarebbe la fine.

Giudizio: 7,5 da leggere come passatempo.

sabato 28 novembre 2015

Exodus librorum

In questi giorni a casa mia stiamo vivendo un dramma. Il mio ormai imminente trasferimento in casa nuova ha per la prima volta prodotto un attrito fra me e la mia reverenda madre sulla decisiva questione del:
"mi porto dietro i miei libri"

Si è infatti prodotto uno strano fenomeno. Essendo vissuto da sempre insieme a mia madre ed essendo i nostri gusti abbastanza simili, logicamente i "suoi" libri sono stati i primi che ho letto. Quanto meno prima che virasse sulla narrativa da "donna di mezza età" con amori infelici, famiglie con problemi ecc. In questi giorni ci siamo quindi accorti che diversi libri che io consideravo miei visto che lei non li legge da vent'anni mentre io li avrò riletti minimo 20 volte, lei li considera ancora suoi. Dopo lunghe discussioni siamo giunti a un accordo parziale. "Accordo" sta per "posso portare via quello che voglio purché non si accorga che li metto nelle scatole" e "se non trovo un libro e me l'hai fregato, te lo vengo a riprendere a casa tanto c'ho le chiavi".

Anyway, sono riuscito a portarmi via:
  • Simone de Beauvoir "Tutti gli uomini sono mortali" - l'ho semplicemente minacciata di disconoscerla da madre se non me lo lasciava
  • Id, "Il sangue degli altri" - secondo me non si ricorda di averlo
  • Asimov, "Cronache della Galassia Centrale", "L'Altra faccia della Spirale", "Viaggio allucinante" - non lo sa, li ho rubati
  • Lewis Roy, "Il più grande uomo scimmia del Pleistocene", l'ho ottenuto con la scusa ma tanto te non lo leggi mai!
  • J.R.R. Tolkien, "Il Signore degli Anelli" - porca puttana, stava da così tanto tempo nella mia libreria che giuro mi ero scordato che era suo. Cioè, lo sapevo, ma quando lo tieni in camera per quasi diciotto anni non scatta l'uso capione?
  • George Orwell, "La fattoria degli animali", "1984" - rubati di nascosto
  • Peter George, "Il dottor Stranamore" - come sopra
  • Bram Stoker, "Dracula" - non lo scoprirà mai
Cosa non sono riuscito a prendere:
  • Tutto Calvino - non lo molla la maledetta
  • Austen, "Orgoglio e pregiudizio" - giura che piuttosto va lei all'anagrafe per disconoscermi
  • Bronte, "Cime tempestose" - quello è mio, ha detto
  • S. Benni, "La compagnia dei celestini" - dice che lo posso prendere ma stranamente non si trova. Che combinazione...
  • Il mio vocabolario di latino Campanini-Carboni delle superiori. Che in realtà era il suo vocabolario di latino. Il mio era un IL comprato il primo anno e usato forse due settimane. Consiglio per gli studenti: se volete tradurre i classici, prendetevi un vocabolario di cinquant'anni fa. Giuro che la qualità è incomparabile. In ogni caso mi tocca portarmi l'IL perché non posso stare senza un vocabolario di latino ma questa non gliela perdono!
Cosa mi sto lasciando dietro:
  • Tutto quello che ho comprato della Troisi (la prima trilogia in versione supervolume da 20 euro e il primo libro della seconda) - per quanto mi riguarda la possono usare per avviare il camino;
  • Tutti i libri di Narnia - e fanculo alla stronza che mi ha detto "era amico di Tolkien... è bello!" Non era bello per un cazzo.
  • Tutta la serie della Spada della verità di Goodkind. Ci ho pensato un po' e mi son detto "ma chissenefrega?"
  • Libri sparsi della Bradley
  • Libri sparsi di Cornwell
  • Libri sparsi di Grisham
  • Libri sparsi di King
  • Fumetti vari
  • Dune, tutta la saga - oh non mi ha preso, non ci posso far niente
  • Rice, "Intervista col vampiro", diciamolo, i suoi vampiri mi fanno cagare. Niente di personale eh ma Dio che fighette.
Non mi viene in mente altro. Forse farò un post, una volta rimessa in ordine la libreria, per fare l'inventario di quello che ho portato via.
O forse no, che sticazzi?

lunedì 16 novembre 2015

Vicinanza

Premettendo che non ho alcuna simpatia per le persone per i bimbominkia che cambiano l'immagine profilo di facebook con i colori della bandiera francese, mi spiegate che senso ha scrivere dappertutto "ipocriti, allora perché non cambiate profilo tutti i giorni per tutti i morti in giro per il mondo eh? EH?"
Il perché si chiama "vicinanza".
Non si tratta di essere ipocriti, semplicemente alcune cose ci colpiscono di più perché ci riguardano direttamente. Esempio pratico: a un vostro amico muore la moglie in un incidente stradale. Mica è il primo incidente stradale mortale. In Italia ce ne sono qualche centinaio ogni anno. Fate le condoglianze a tutti? Ovviamente no. Le fate a lui perché lo conoscete.
Mettiamo che non sia vostro amico ma abiti invece nel vostro comune. Magari siete passati cento volte dalla strada in cui sua moglie è morta. Magari una volta vi ha un po' slittato la macchina e avete pensato "sta cazzo di strada, quando piove fa schifo". Ovviamente se poi ci muore qualcuno ci state male.

Ora immaginatevi se tutte le volte che fate le condoglianze a qualcuno, vi apparisse gente alle spalle per dirvi: "ma ieri a Frosinone Pinco Palla è uscito di strada e si è schiantato contro un cedro. Perché di lui non ti preoccupi? Che la sua vita vale meno!? MERDA!"

Tutte le vite meritano rispetto ma è umanamente impossibile dispiacersi per chiunque. Si tratta di vicinanza emotiva. Ci fanno stare male le disgrazie delle persone vicine e conosciute, le altre no. È normale. È umano. Cade un aereo russo in viaggio verso l'Egitto. Forse è un attentato. Forse no. Chi sta male? Probabilmente quelli che sono andati 2-3 volte in vita loro in vacanza in Egitto passando dalla Russia. Sicuramente ci stanno male i russi che la sentono come una disgrazia nazionale. Esprimono cordoglio gli egiziani perché sono coinvolti. Basta. Fine. È normale.
Fanno degli attentati a Parigi: la gente che si sente colpita è esponenzialmente più numerosa. C'è chi ha parenti o amici che ci abitano. Chi ci è stato in vacanza. Chi ci ha vissuto. Chi semplicemente lo sente come un attacco all'Europa... perché Parigi è effettivamente la culla della nostra civiltà. Non è esattamente come un attentato a Pechino che per noi ha praticamente la stessa importanza di Frosinone.

Gente, seriamente, datevi pace. Non è che per contrastare tutti i bimbominkia che invocano la guerra nucleare contro i musulmani dovete per forza fare gli stronzi. Di fronte alle tragedie, si può fare anche l'incredibile sforzo di restare in silenzio. Almeno fino a quando lo shock non è passato e si può tornare a discutere con raziocinio.
Fatelo sto sforzo.

bandiera francese random inserita a caso

giovedì 5 novembre 2015

Specista

La mia voglia di scrivere ultimamente (come è facile notare) è pari a zero. Ci sono però degli obblighi morali a cui non si può sottrarsi, quindi eccovi l'ennesimo pezzo mainstream sulla questione chiave delle ultime due settimane: "quanto ci romperanno ancora il cazzo i vegetariani per colpa dell'OMS?"

Non che sia proprio colpa dell'OMS. Alla fine hanno detto quello che tutti sapevano da anni, ovvero che la carne rossa e in particolare quella lavorata (insaccati, affettati ecc.) fanno male. Adesso sappiamo anche come fanno male. Consumarne aumenta del 18% la possibilità di contrarre il cancro al colon, al pancreas e all'intestino.
Ovviamente si scatena subito il panico perché  la gente non sa leggere e da quindi per scontato che una persona su cinque di quelle che mangiano carne si ammali. In realtà risulta semplicemente che, fra tutti quelli che contraggono quella particolare tipologia di tumore, i carnivori (di carne rossa, se mangi solo pollo sei uguale a un vegano) si ammalano il 18% in più degli altri. Un po' come se sei un fumatore hai più probabilità di contrarre il cancro ai polmoni di un non fumatore.
Con una piccola differenza: se fumi la possibilità di contrarlo aumenta da 14 a 20 volte rispetto a un non fumatore.
Giusto per mettere in prospettiva le cose: fatta pari a 100 la possibilità di un fumatore di ammalarsi di tumore, se non fumi hai il 7,14% di probabilità di ammalarti. Fatta pari a 100 la possibilità di un mangiatore di wurstel e salsicce di ammalarsi, se sei vegano hai l'84,7% di probabilità di contrarre lo stesso il tumore.
Capite che le cose sono leggermente diverse.
Seguono le varie precisazioni non si sa quanto veritiere degli allevatori italiani sul fatto che la nostra carne è più sana, che nel nostro paese se ne mangia di meno ecc. ecc. ecc.

Insomma, dopo questo articolo che invita a privilegiare la dieta mediterranea e le carni bianche, non si sa con quale motivazione logica è ripartito il tam tam sul vegetarianesimo come scelta etica e sul fatto che mangiare carne di mucca ci renda tutti degli assassini senza cuore.
Vorrei quindi esaminare le cose da un punto di vista strettamente logico, visto che nessuno sembra farlo.

I cavalli di battaglia dei vegetariani (se si può dire, non vorrei offendere) sono da sempre due:
- il dolore inflitto a creature inermi
- l'uccisione di altre creature viventi
Di fatto non si capisce dove sia il punto della questione. Se il problema è che facciamo soffrire gli animali (e qui potrei anche essere d'accordo), la lotta dovrebbe essere rivolta alle varie crudeltà dell'allevamento industriale: evitare gli ammassamenti in locali inadeguati, evitare di imbottire le bestie di medicinali, evitare di ucciderli in modi violenti (le famose griglie elettriche per i polli ecc. ecc.) Prendere una mucca, allevarla nei campi, mungerla ogni giorno e sopprimerla per mangiarla in modo indolore, dovrebbe quindi essere etico. Ovviamente se tutta la carne fosse prodotta così il prezzo crescerebbe parecchio ma si può decidere che la qualità valga la spesa e che mangiare meno carne ma più sana sia una buona soluzione.
Francamente non avrei niente in contrario ma cosa centra con lo smettere di mangiare carne?
Se il problema è invece l'uccisione di esseri viventi, la domanda è: perché una mucca, una pecora o un maiale (anche se i maiali sono sempre poco citati, chissà perché) dovrebbero avere una corsia preferenziale rispetto a tutti gli altri? Se affermi la sacralità della vita, allora dovrebbe valere anche per i ratti, per le nutrie, per gli insetti, per i ragni e i serpenti velenosi. Le piante? Non sono vive le piante?
Quando chiedo queste cose in genere mi sbuffano contro e mi dicono "ma vuoi paragonare un topo a un agnello?". E tutte le volte mi chiedo: perché no? Non ho capito, il ratto deve scontare il fatto di essere nato piccolo e brutto?
Per quanto girino intorno alla faccenda, ho sempre l'impressione che i vegan-vegetariani abbiano selezionato alcune specifiche categorie di animali che gli sono simpatiche mentre il resto del mondo (compreso il loro vicino di casa) può tranquillamente andarsene affanculo.

Poi c'è il passo successivo. Esaurito ogni argomento ti chiamano "specista!"
La cosa mi fa un po' ridere, perché è lo stesso termine che Terry Pratchett usava nei suoi romanzi fantasy per gli umani, i nani o i troll razzisti verso le altre specie senzienti. Ecco, io invece sarei "specista" nei confronti delle mucche perché, evidentemente ritenendomi superiore, pretendo di mangiarle.
Il problema è che si confondono i termini del discorso. Superiorità o inferiorità non hanno niente a che fare con la catena alimentare. Le piante sono forse "superiori" alla luce del sole perché si riforniscono di energia tramite la fotosintesi? Il lupo si preoccupa di superiorità o inferiorità quando si mangia le pecore? La gallina che scova un verme in cortile si mette a interrogarsi sull'etica della caccia agli invertebrati?
Non so, probabilmente è proprio il fatto che non mi considero superiore a un lupo che mi permette di mangiare carne senza sussulti etici. Francamente non mi sento investito di alcun dovere morale quando si tratta di fare esattamente quello che fanno tutti gli animali: nutrirmi per sopravvivere.
Al contrario, mi sembra che decidere che alcune razze elette di altri animali, superiori agli altri, siano meritevoli di essere salvate e protette, mentre gli altri esseri viventi possono tranquillamente diventare alimenti, quello sì, sia un tantino specista.

Infine c'è il punto finale, la visione utopica secondo cui, una volta convertiti tutti al vegetarianesimo, gruppi di attivisti raggiungeranno gli allevamenti intensivi, apriranno le porte e gli animali si riverseranno fuori, in un nuovo mondo di luce e calore in cui tutti gli esseri viventi (meno le piante, i parassiti, i topi, gli insetti, i ragni e i serpenti... e pure i gabbiani che attaccano i camerieri in piazza S. Marco iniziano a essere un problema eh) saranno fratelli e condivideranno biada e soia.
Non so, io vorrei davvero capire se i vegetariani credono seriamente che prima o poi esisterà un mondo in cui le mucche pascoleranno libere nella pianura padana, i polli si aggireranno felici nei giardini pubblici di Milano e i maiali gireranno per i boschi accoppiandosi con i cinghiali che presto invaderanno i paesi, visto che non esisterà più la caccia.
Mah.
Francamente, non credo siano stupidi. Credo semplicemente che si divertano a portare avanti una battaglia contro i mulini a vento, proprio sapendo che poiché non vinceranno mai, saranno per sempre i soli nel giusto. Puri e salvi. Una setta insomma, ma con la soia al posto della Bibbia. Contenti loro.


ps. non ho niente contro i vegani. Se uno non vuole mangiare la carne sono fatti suoi. Pure io non mangio i fagioli perché mi fanno schifo. Il post è contro i vegani che paragonano chi mangia carne ai nazisti.

pps. non so perché, ma c'è sempre qualcuno che spende ore della sua giornata a paragonarmi ai nazisti. Prima i difensori degli embrioni, i sostenitori della famiglia tradizionale, i testimoni di Geova... adesso pure i vegani. Ma farsi una vita, no?

lunedì 28 settembre 2015

Quando passava Ingrao

Ho iniziato ad andare alle manifestazioni dodici anni. Età in cui i miei genitori decisero che ero abbastanza grande da farmi qualche chilometro a piedi nelle folle senza disturbare troppo. Da allora sarò stato in qualche decina di cortei. In quelli più importanti, dalla marcia contro la guerra in Iraq alla manifestazione di Cofferati per l'art. 18, c'era sempre il momento in cui, fra il vociare della folla e gli slogan, tutti si facevano improvvisamente zitti e circolava la voce "passa il compagno Ingrao".
A volte lo diceva pure gente che prima di farsi chiamare "compagno" da qualcuno si sarebbe fatta sparare.

C'era sempre questo enorme rispetto per Ingrao. Lo stesso rispetto che si porta ai monumenti antichi. Si poteva non essere d'accordo con lui ma quando passava si aveva sempre l'impressione forte di trovarsi di fronte a un sopravvissuto. Un uomo che era riuscito ad attraversare la storia senza farsi piegare dagli anni e dagli eventi. E soprattutto che c'era riuscito rimanendo coerente con se stesso e con ciò che amava, senza rinchiudersi nell'adorazione del passato ma vivendo il presente e le sue lotte, cercando di essere utile.

Ecco, credo che il modo migliore di ricordarlo, sia dire che c'era. In ogni momento, dopo ogni disastro, per ogni lotta, lui c'era sempre.


venerdì 18 settembre 2015

Ogni tanto una buona notizia


Avevo un casino di cose da fare la prossima settimana. A sto punto prendo ferie. GGWP

martedì 8 settembre 2015

Mai giudicare dalla copertina: le prime quindici vite di Harry August

Sono secoli che non scrivo due recensioni in un mese. Stavolta dovevo assolutamente farlo per segnalarvi "Le prime quindici vite di Harry August".

Copertina orrenda, ottimo libro (ndr.)
L'autore:  Claire North è lo pseudonimo per le storie di fantascienza di una bravissima scrittrice inglese, dalle nostre parti ancora relativamente sconosciuta, di nome Catherine Webb. Impegnata nel fantasy da quando aveva quattordici anni, anche sotto l'altro pseudonimo di Kate Griffin, ha esattamente la mia età ed è anche carina. Internet non fornisce informazioni sulla sua vita sentimentale. Sarà impegnata? Chissà.
Ma di cosa stavo parlando? Ah sì, l'autore. Dicevo, normalmente mi approccio con molta diffidenza ai libri di fantasy e fantascienza scritti da donne. Non per misoginia, o almeno spero, ma per la tendenza delle scrittrici, abbastanza diffusa purtroppo, a mettere al centro di ogni storia una protagonista femminile con i drammi esistenziali del genere (anche senza citare la Troisi, paragone infausto visto che difficilmente si può ritenerla una scrittrice, basta prendere ad esempio la saga del Giglio della Bradley e compagne... Dio mio, che palle). Intendiamoci è legittimo, ma non è esattamente il tipo di storia che mi piace leggere. Catherine Webb invece se la ride alla grande dei miei pregiudizi e mi tira in faccia quattrocento pagine di storia immerse nella mente di Harry August, maschio bianco inglese che attraversa il ventesimo secolo. Ma quello che me la rende particolarmente simpatica è questa intervista in cui alla domanda "perché non hai scelto una protagonista femminile per la tua storia?", risponde: 
The biggest reason for writing a male protagonist was the history of the 20thcentury itself. When Harry August is born, women still don't have the vote; by the time he dies, the women's rights movement is a loud voice fighting battles across the world. The change in society in that century is massive, but women were – and are still – discriminated against. Knowing what I do of my own politics, it seemed unlikely that I'd get through the book without being drawn massively into the world of gender politics and the changing battle for women's rights throughout the century, and while this is vitally important and a story that must be told, the story of the kalachakra didn't feel like the right way in which to tell it. Writing a male protagonist, therefore, allowed me to focus on the story of the Cronus Club that seemed most appropriate to the narrative.
Ecco, questo paragrafo andrebbe inciso sul bronzo, incorniciato in argento, e sbattuto fortissimo sulla testa di gran parte dei sedicenti scrittori. "Volevo parlare di alcuni temi . Ma una protagonista femminile nel contesto del XX secolo non sarebbe stata verosimile per la storia che avevo in mente: si sarebbe dovuta occupare di altro. Quindi ho scelto un protagonista maschile". Da che si capisce che:
1) ha studiato il periodo storico in cui voleva ambientare la storia;
2) invece di inventarsi assurdità, ha modificato la storia per renderla credibile nell'ambiente scelto.
Forse la letteratura mondiale si può ancora salvare, dopotutto.

La trama: Harry August è un uruborano. Già la definizione è fantastica. L'uruboro è il serpente che si mangia la coda che compare in diverse civiltà, dall'antico Egitto alla mitologia norrena. 
Simbolo dell'eterno ritorno e della struttura ciclica del tempo, viene messo in relazione al popolo a cui Harry scopre di appartenere al termine della sua vita. A differenza dei "lineari", ovvero delle persone normali, gli uruborani alla morte si reincarnano. Non in altre creature, come nell'induismo, ma nei se stessi appena nati. Come un eterno circolo, continuano a rinascere come se stessi, nello stesso giorno e nello stesso luogo, conservando tutti i ricordi delle vite passate. Possono così agire quasi impunemente attraverso il tempo, visto che ogni incidente o disgrazia, anche mortale, ha l'unico inconveniente di un ritorno all'infanzia. Unico divieto, su cui vigila il Cronus Club, è l'alterazione del corso degli eventi, la cui conseguenza potrebbe essere la mancata nascita degli uruborani e quindi la loro effettiva morte. Il libro è quindi la storia delle prime quindici vite del protagonista, raccontata in prima persona, spese fra le infinite variazioni, gli incontri, i pericoli e gli inganni.

Tematica: praticamente infinita. Si va dalla ricerca dell'io, al senso dell'esistenza, alla ricerca di Dio, alla meccanica quantistica, alla possibilità dell'uomo di influire sulla storia, alla complessità del mondo e ai problemi etici dell'agire contrapposti all'inazione. Una varietà amplissima tenuta insieme in modo organico e mai vago.

Punti di forza:
- ambientazione attentamente studiata, sia negli aspetti storici, sia nelle variabili fantascientifiche;
- verosimiglianza;
- scrittura fluida, mai banale;
- il protagonista è simpatico e molto umano... a volte ci si dimentica dell'importanza di un protagonista in cui sia facile identificarsi;
- un buon cattivo: l'esistenza di un antagonista credibile è altrettanto importante.

Punti di debolezza:
- la copertina incredibilmente brutta... non farà mai successo in Italia con quella copertina

Giudizio finale: 8,5
Per prendersi un 10 la scrittrice doveva chiamarsi Simone de Beauvoir, il protagonista Fosca e il romanzo "Tutti gli uomini sono mortali". Ma sarebbe stato un altro libro, con altre tematiche estremamente più profonde. Il fatto che il paragone mi sia venuto in mente giustifica però l'8,5. Leggetelo. Ne vale veramente la pena.

venerdì 4 settembre 2015

Leopardi e Recanati

Giusto due parole su una questione che mi suscita estrema ilarità. Complice la nuova moda di Leopardi, derivata da film come "Il giovane favoloso", sembra che Recanati stia vivendo un vero e proprio boom turistico (22.000 turisti in due mesi), tanto che il Sindaco è stato costretto a mettere una zona ztl in paese (wow, siamo entrati nel ventunesimo secolo, bravi) e promette grande sviluppo nell'industria dell'accoglienza. Il TG1 registra il fenomeno e si produce in un breve servizio che casualmente ho occasione di vedere due giorni fa. 

Lasciamo perdere la tizia iniziale. La tradizione impone che ogni servizio televisivo che faccia riferimento al mondo della cultura, si apra con una dichiarazione imbarazzante. "E sai, a me interessa tanto Leopardi perché da giovane era così cupo e triste"... è morto di malattia a 39 anni, porca troia, non è che abbia avuto tutto questo tempo per diventare un vecchietto arzillo.
Ma a parte questo, mi fa sbellicare l'idea che la gente accorra a visitare Recanati (non che ci sia qualcosa di brutto, a livello naturalistico è bellissima) per vedere i luoghi del poeta, dopo aver visto il film. Per la semplice ragione, che Leopardi odiava Recanati.
Seriamente, Leopardi odiava il suo paese, odiava la gente che ci viveva, odiava l'idea di abitarci. L'unica cosa che apprezzava veramente, di Recanati, era la biblioteca del padre che, paradossalmente, aggravava la situazione iniziale. In che senso? Mi spiego. Immaginatevi un tizio con una mente geniale. Non geniale come quella di vostro cugino che va tanto bene in matematica e la maestra gli da sempre 8 nei temi di italiano. No, geniale come un tizio che a quindici anni inizia a studiare greco, da autodidatta ovvero da solo, e a sedici sta già traducendo la Titanomachia di Esiodo. Per fare un parallelo in campo scientifico, è un po' come un tizio iniziasse a studiare oggi la geometria euclidea e lo ritrovaste fra un anno a speculare sulla curvatura dello spazio secondo la relatività di Einstein.
Ecco, ora prendete questo tizio, rendetelo gobbo e malaticcio e mettetelo a vivere in un posto dove la persona più erudita è un prete di campagna e in cui il livello medio di istruzione consiste in "so come preparare la biada per il cavallo". Tipo che il padre, nel 1812, decide di aprire la biblioteca privata alla cittadinanza facendo bella figura senza sforzo visto che resta permanentemente vuota perché nessuno sa leggere. Aggiungeteci che siete a inizio '800 in provincia di Macerata nelle Marche. In altre parole trasferirsi nella città più vicina, con una vita culturale degna di questo nome, è un atto paragonabile al volare in Australia ai giorni nostri. Aggiungeteci che ogni giorno siete trattato come un mostro strambo (lo chiamano "il gobbo di Montemorello") da gente che riesce a contare fino a venti solo perché va in giro scalza e può usare anche le dita dei piedi. I suoi coetanei lo accolgono con simpatici motteggi, tipo: «Gobbus esto fammi un canestro: fammelo cupo gobbo fottuto».
Voi come reagireste?
Lui reagiva così:

Nè mi diceva il cor che l'età verde
Sarei dannato a consumare in questo
Natio borgo selvaggio, intra una gente
Zotica, vil; cui nomi strani, e spesso
Argomento di riso e di trastullo,
Son dottrina e saper; che m'odia e fugge,
Per invidia non già, che non mi tiene
Maggior di se, ma perchè tale estima
Ch'io mi tenga in cor mio, sebben di fuori
A persona giammai non ne fo segno.
Qui passo gli anni, abbandonato, occulto,
Senz'amor, senza vita; ed aspro a forza
Tra lo stuol de' malevoli divengo:
Qui di pietà mi spoglio e di virtudi,
E sprezzator degli uomini mi rendo,
Per la greggia ch'ho appresso: e intanto vola
Il caro tempo giovanil; più caro
Che la fama e l'allor, più che la pura
Luce del giorno, e lo spirar: ti perdo
Senza un diletto, inutilmente, in questo
Soggiorno disumano, intra gli affanni,
O dell'arida vita unico fiore.
Le ricordanze, XXII 
Diciamo che vivere a Recanati gli stava leggermente sul culo? Personalmente sospetto un circolo vizioso continuo. Nel senso che gli piaceva leggere, la gente lo guardava come un essere innaturale, allora si rinchiudeva a leggere per evitare la gente, che lo vedeva sempre più colto e quindi lo rifiutava spingendolo ancora a leggere ecc. 
Fatto sta che gran parte dei suoi sforzi per farsi accettare nel mondo culturale dell'epoca erano rivolti a trovare abbastanza soldi per andarsene via di casa. Roma, Milano, Firenze, Napoli, tutta la vita di Leopardi è stata uno sforzo immane per stare ovunque, tranne che a Recanati. Ogni volta che ci tornava, si riferiva al paese come a una prigione e a casa sua come a una tomba. Per dire eh.

Ma la cosa che mi fa più sbellicare sono le gite turistiche alla siepe sull'ermo colle, in cui si decanta il panorama. Capisco che la parafrasi delle poesie sia una di quelle cose brutte brutte che insegnano a scuola e quindi non piaccia, mi permetterei però di attirare la vostra attenzione proprio sui primi versi:



Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
G. Leopardi, I canti, XII - L'infinito, vv. 1-3 
Il guardo è lo sguardo. Letteralmente, la siepe gli è cara perché gli impedisce la vista di gran parte del panorama. In altre parole, il panorama era l'ultima cosa che voleva vedere. Grazie all'impedimento della siepe poteva immaginarsi che ci fossero interminati spazi al di là da quella, e sovrumani silenzi e profondissima quiete. Quindi visitare un colle perché vi si vede un panorama che Leopardi era felice di non poter vedere così poteva far finta di essere altrove beh... non è esattamente la cosa più sensata del mondo.

NB. non vorrei che tutto questo passasse come una critica al turismo a Recanati. I posti sono bellissimi. Andateci.

mercoledì 2 settembre 2015

Libri fantasy che invece sono fantascienza: La Trilogia dei Fulmini

Come prima recensione del dopo estate (anche se l'estate tecnicamente non è ancora finita) abbiamo il maxi-volume che forse avrete visto campeggiare nella vostra libreria di fiducia. Parliamo della Trilogia dei Fulmini di Mark Lawrence.
Non chiedetemi cosa centrino i fulmini (ndr.)

Pubblicità: dopo decine di libri recensiti, credo sia il momento di introdurre una nuova sezione. Ovvero: "come viene presentato da chi dice di averlo letto" aka "gente pagata per dire che...":

«Fantastico. Il nuovo George R.R. Martin.»
Conn Iggulden
Ok. Lo dicono di chiunque abbia un libro con gente che usa spade. Non significa niente. Adesso va di moda Martin quindi sono tutti il nuovo Martin. Prima erano tutti il nuovo Tolkien. Frasi come questa possono essere considerate di servizio.

«Una spietata storia di sopravvivenza e conquista, in un mondo brutale medievaleggiante.»
Terry Brooks
Già meglio. Sembra che Brooks abbia almeno letto il risvolto di copertina. Effettivamente ci sono sopravvivenza e conquista e il mondo è medievaleggiante.

«Un fantasy morboso e crudo, che gronda emozioni forti.»
Publishers Weekly
Questi invece fanno parte di un blog internazionale, abbastanza seguito, che si occupa di recensire libri. Quindi dovrebbero all'incirca aver letto i libri su cui danno commenti. In effetti è una storia cruda e morbosa che gronda emozioni forti. Piccolo problema: non è un fantasy. Quindi PW ha effettivamente letto il libro ma non ha capito un cazzo di quello che ha letto. Bene a sapersi.

La Trama: Honorius Jorg Ancrath, Jorg per gli amici, figlio del duca di Ancrath, è ancora un bambino quando la carrozza in cui viaggia con la madre viene assalita dagli sgherri del Conte di Renar (per la cronaca, suo zio). Gettato in un roveto da una delle guardie del padre, assiste impotente alla morte della madre e del fratello maggiore, William. Riportato al castello, unico sopravvissuto del massacro, si risveglierà dopo un anno di infezioni, pazzia e dolori atroci causati dalle spine e dal veleno dei rovi, con un corpo pieno di cicatrici e nell'animo un solo intento: la vendetta. Inizia all'età di dieci anni, il percorso di apprendimento fatto di crudeltà, stupri, rapine, omicidi, tentati parricidi e vendette che porterà il nostro eroe/antieroe a combattere la guerra delle guerre per il possesso dell'intero Impero dell'occidente e per la salvezza del mondo dei vivi dal crescente potere dei non morti.

Il genere: a prima vista il mondo presentato ne "La trilogia dei fulmini" può sembrare un fantasy. Ci sono cavalieri con lance e spade, re, principi e duchi, maghi, negromanti, elementali del fuoco, mostri di vari tipi. Eppure non è un fantasy. Perché?

Come ho già scritto in passato, il fantasy tratta di mondi in cui i fenomeni naturali concorrono con forze innaturali, di cui non viene data alcuna spiegazione scientifica. I poteri magici, ove esistano, sono basati su regole, a volte anche rigide, ma privi di una giustificazione materiale, ovvero fisica
Il protagonista, si muove invece in un mondo che rappresenta il futuro distopico del nostro (anche in termini spaziali: l'Impero di cui si parla ricalca i confini dell'Europa occidentale e dell'Africa mediterranea). Nel corso della storia, Jorg entra in contatto con entità artificiali, IA sopravvissute in una sorta di internet futuristico, che ancora governano il mondo avendo assistito impotenti all'autodistruzione della precedente società avanzata. Autodistruzione causata in parte dalla solita guerra nucleare, ma soprattutto dal "cambiamento di paradigma dell'esistenza". Punto di originalità della trama è infatti l'idea che la scienza sia giunta a un punto tale da riuscire a influenzare la struttura quantistica dello spazio tempo, conferendo maggiore influenza all'osservatore degli eventi di quella normalmente attribuita dal principio di indeterminazione. In altre parole, attraverso mezzi scientifici, si è giunti a "creare la magia" intesa come concentrazione dei desideri e delle aspirazioni individuali, in forze che manipolino la realtà.
Un concetto non del tutto nuovo ma che qui viene espresso con abilità.

Cosa funziona:

1) Ambientazione - buona la rappresentazione del mondo, sia naturale che umano. Le tensioni politiche fra stati sono rese con una certa efficacia. Gli elementi "magici" e scientifici (bombe nucleari, negromanti, armi da fuoco, piromanti, non morti e lich, computer e satelliti) sono integrati con scioltezza.

2) Il protagonista - gli antieroi attualmente vanno di moda. Raramente ne ho visto uno più spietato di Jorg, soprattutto per quanto riguarda il primo libro. Spietato, pragmatico e totalmente privo di empatia, domina la scena passando da un crimine all'altro senza perdere il sorriso e una certa ironia. Cosa notevole, l'autore riesce comunque a dare sempre l'idea che Jorg ne abbia passate di così brutte che se anche mettesse su facebook video in cui scuoia i gattini rimarrebbe ancora in credito con il mondo. Crudele e molto splatter (nota di merito per la scena in cui pianta chiodi nella testa di un vescovo): ci piace.

3) La voce narrante - centrata sul protagonista che ci racconta la sua storia. Non sempre è una scelta che paga. In questo caso sì, perché si lega alla crudeltà degli avvenimenti e ne fornisce sempre puntale spiegazione.

Cosa non funziona:

1) La struttura narrativa - la storia procede, in ogni libro della trilogia, in due filoni staccati: il presente e il passato di quattro anni prima. Ogni plot narrativo si basa su come gli eventi passati abbiano determinato gli avvenimenti del presente. Una struttura del genere a volte può essere carina, in questo caso risulta fastidiosa, oltre che mal gestita. Spesso, per dire, il passato spoilera quello che sta per avvenire nel presente e viceversa.

2) Il finale - non mi è piaciuto. Ma lasciamo perdere.

3) Cadute di stile - decisamente troppi marchingegni usati per risolvere situazioni difficili. Inoltre, mentre il primo libro è verosimile, nel secondo e nel terzo si esce dal seminato con piani assurdi, reazioni esagerate e non in linea con i caratteri dei personaggi.

Giudizio finale:
+ ambientazione originale 8
+ spietatezza del protagonista 10
+ splatter quanto basta 8
- struttura narrativa poco interessante e confusionaria 6-
- finale buonista 6-
- robe troppo machiavelliche per essere credibili 6

7,5 da leggere, deludente sul finale



ps. molto spesso si usano i post scriptum come forma retorica, per dire qualcosa in più che non si voleva inserire nel testo principale. Questo invece l'ho davvero scritto dopo la pubblicazione, anche se non di molto. Forse avete notato la didascalia che metto sempre sotto le copertine delle recensioni. Dopo aver scritto questa, mi era rimasto il dubbio del perché avesse questo titolo "La trilogia dei fulmini", perché davvero dei fulmini non c'era traccia nel testo. Ci ho pensato per settimane, fino a decidere che "boh, ci sono le intelligenze artificiali che sono elettriche, magari i fulmini sono loro".
Poi ho fatto la cosa più sensata: ho chiesto a google. Ed eccolo lì: The Broken Empire Trilogy
Prima o poi mi farò una targa in bronzo con inciso sopra: "se ti sembra che una cosa sia priva di senso, probabilmente è una traduzione alla cazzo".
Infatti. La trilogia in inglese si chiama "The Broken Empire", che con il mio pessimo inglese tradurrei come "L'Impero spezzato". Ed ha senso, visto che il protagonista si muove in un Impero spezzato in tanti piccoli regni e principati. I libri singoli si chiamano invece: "Prince of Thorns", "King of Thorns" e "Emperor of Thorns", che io tradurrei come "Il Principe delle Spine", "Il Re delle Spine", "L'Imperatore delle spine". Che ha senso, visto che tutta la storia inizia quando Jorg viene lanciato in un cazzo di roveto. Invece i traduttori italiani hanno preferito i fulmini.
Ora i casi sono due. L'ipotesi a cui voglio credere, è che "fulmini" gli sembrasse più bello dal punto di vista pubblicitario. L'ipotesi a cui non voglio credere, è che qualcuno abbia confuso thorns con thunders, abbia tradotto male e nessuno, dai revisori, alla casa editrice, agli agenti dell'autore, si sia accorto di niente fino a dopo la pubblicazione. Cosa che voglio sperare sia impossibile perché...

Thorns
Thunders


...la differenza mi sembra abbastanza evidente no?






Ma porca puttana...

martedì 18 agosto 2015

Questi stranieri che ci rubano il lavoro agli Uffizi

A volte mi chiedo se siamo solo noi. Siamo solo noi italiani a cercare con la lente di ingrandimento, la mattina, ogni più piccola notizia per far polemica sterile, oppure è una cosa che fanno in tutti i paesi in quanto tratto saliente di quest'epoca o, più in generale, dell'essere umano? Non so. Perché davvero ci vuole un incredibile sfoggio di masochismo per superare i cinquecento commenti sotto l'articolo del Fatto Quotidiano su Franceschini che nomina i direttori dei musei.

E su cosa verte la polemica?
Sul fatto che, fra i selezionati dal bando internazionale, cosa incredibile, ci sono ben 7 futuri direttori su 20 provenienti dall'estero. Strano eh? Chi lo avrebbe mai detto, che in un bando aperto a tutto il mondo, potessero desiderare il posto anche gente di altri paesi? Stupefacente, davvero.
Scandaloso, invece di riservare il posto al cugino del cognato di mio zio che una volta ha accomodato il tetto agli Uffizi, hanno scelto l'ex direttore della National Gallery of Art di Washington e del Dipartimento di sculture e arti decorative nel J. Paul Getty Museum di Los Angeles, esperto internazionale di arte fiorentina con un elenco di pubblicazioni lungo quanto i Promessi Sposi. MA  di nome fa Eike Schmidt, quindi è tedesco e quindi è sicuramente stato scelto per fare un favore alla Merkel, perché alla Merkel frega tantissimo che un tizio che ha lavorato per tutta la vita in Italia, USA e Inghilterra venga a lavorare a Firenze #sosoddisfazioni.

Per fortuna c'è chi ha capito tutto e adesso smaschera il complotto con la sua logica inconfutabile:
Perché l'idea che le persone che in Italia possiedono un curriculum analogo o superiore stiano già lavorando e non in una friggitoria in attesa del concorso internazionale per dirigere gli Uffizi ma, magari, in un posto simile o forse addirittura all'estero, è ovviamente inimmaginabile per l'italiano medio che vive la sua intera esistenza nell'attesa spasmodica che il figlio riceva la giusta spinterella per andare a lavorare alle poste. Si tratta di un concorso, santiddio. Funziona che dici che c'è un posto di lavoro, la gente ti manda i curriculum e tu scegli il migliore. End of story.
Se c'è qualcuno, in Italia, che ha un curriculum superiore a quello di Eike Schmidt, magari non ha partecipato al concorso perché sta già facendo altro. Anche perché non è che per passargli davanti puoi essere l'ultimo degli stronzi eh.

Ma la cosa che mi fa più incazzare è la totale, assoluta ignoranza della ggente (con due gg) che commenta in libertà. Hanno idea di quali erano le procedure e i criteri di selezione? No. Hanno letto i curriculum di chi si è candidato? No. Hanno le competenze per valutare quali curriculum sono meglio e quali no? No. Hanno forse sentito di ricorsi, proteste, polemiche sulla non trasparenza del concorso? No. E leggono il fatto quotidiano. Se ci fossero state polemiche lo avrebbero scritto il minuto dopo.
Quindi cosa cazzo vai a scrivere?

Senza contare che quattro dei selezionati sono italiani che tornano a lavorare in Italia dopo essere stati a dirigere realtà museali all'estero (in USA e Francia). Loro erano forse raccomandati per andare a lavorare all'estero? Davvero, è incredibile. Gli italiani che vanno a lavorare all'estero sono dei geni che si fanno strada nel mondo, però gli stranieri geniali non possono venire a lavorare qui, perché vuoi mettere, questi immigrati che ci vengono a rubare il lavoro? Il retropensiero è uno solo: NOI siamo il paese dei geni, quindi sicuramente ci sarà qualcuno più capace di quegli STRANIERI per il semplice fatto che è ITALIANO.
Beh lasciatevelo dire:

Siete - Dei - Provinciali - Del - Cazzo



ps. non ricordo nemmeno da quanto non facevo due post in due giorni di fila. Giusto Franceschini poteva fare il miracolo.
pps. facciamo pure informazione utile. Questo è l'elenco dei nuovi direttori con un breve sunto delle loro esperienze di vita. Se volete approfondire cercateveli pure un po' su google. Fatto? Bene, adesso se avete tipo un quarto dei titoli di uno solo di quegli sporchi stranieri potete commentare. Ma solo se allegate cv. Altrimenti state zitti per favore.

lunedì 17 agosto 2015

La polemica di Ferragosto

Non capita spesso di vedere affrontarsi due categorie di antipatici. Abbiamo quindi seguito con attenzione il derby di Ferragosto Contradaioli Senesi (CS) vs Partito Animalista Europeo (PAE) constatando, con un certo sgomento, la vittoria degli animalisti.
Solo chi ha abitato in provincia di Siena per molto tempo può capire. In zona difficilmente si può trovare esseri viventi più antipatici dei senesi nei giorni del Palio. In tutti gli altri momenti dell'anno sono persone perfettamente normali, ma intorno al 2 luglio e al 15 di agosto subiscono una metamorfosi che li rende infrequentabili, conferendogli quindi un notevole vantaggio di antipatia sugli avversari del PAE. Invece stavolta hanno perso. Sono momenti...

L'autore del successo storico: superare in antipatia la città più antipatica della Toscana, è il signor Enrico Rizzi. Il primo ad aver manifestato contro il Palio di Siena, a Siena, nei giorni del Palio. Applausi.

Come sempre, il post in caps è rilevatore del bimbominkia con una percentuale di errore dello 0,2%

Quali mosse hanno reso possibile al nostro Enrico raggiungere questo incredibile risultato? Nell'ordine:

1) La lamentazione preventiva: "negli scorsi anni non ci hanno fatto manifestare a Siena perché avevano paura, arroganza e bla bla bla... vedete che pure stavolta..." [e invece ndr.]
2) La lamentazione d'accettazione: "siamo in zona periferica" [strano eh? Chissà perché non li hanno sistemati proprio in Piazza del Campo dove dovevano correre i cavalli. Lì sì che sarebbe stato perfetto manifestare ndr.]
3) La lamentazione passivo-aggressiva: "ci minacciano tutti, vogliamo più forze dell'ordine a proteggerci oppure non ci veniamo a Siena a manifestare" [Certo che, minacciare di non manifestare perché la gente ti minaccia perché non vuole che manifesti, è geniale ndr.]
4) La lamentazione postuma: "tutti ci insultano su facebook"

Seriamente, se dovessero fare una gara fra gente capace di farsi strada a forza di piagnistei e di lacrime di coccodrillo, scommetterei su Rizzi ogni giorno dell'anno e due volte a Natale.
Aggiungiamo che, dopo due mesi, davvero, due mesi di sproloqui su ogni social network, radio e giornale locale sul fatto che sarebbero arrivati a Siena a sfasciare tutto!!11!!!, ieri a Siena c'erano tipo cento persone (a starci larghi) arrivati con due (2!!!) bus organizzati da Roma e Milano più qualche macchina di privati autonomi.
Tipo che quando facevamo le manifestazioni del liceo c'era più gente.
Aggiungiamo il modo simpatico, ironico ed elegante di manifestare
Concludiamo con una lettura veloce alla pagina facebook di Enrico. Mi sono fermato al post in cui augura il cancro a una tizia random che va a fare i safari. Non che personalmente sia favorevole a chi va a fare i safari. Diciamo che li considero al livello dei bimbiminkia che augurano il cancro alla gente.
In tutto questo, sorprende che Rizzi non sia grillino. Le caratteristiche del rappresentante di istituto fuori tempo massimo le ha tutte.



ps. giusto per fare un minimo di informazione: esiste uno studio dell'università di Parma sul Palio di Siena e su tutte le corse di rievocazione storica che trovate qui. Cito, dall'ultima parte:

Considerando gli ultimi 40 anni del Palio di Siena e suddividendo i dati in decenni si nota una significativa riduzione degli incidenti catastrofici che passano da 2,62 % del decennio 1980 – 89 allo 0,53 % del periodo 2000 – 2009 (tabella 16)

[...]I dati raccolti ci permettono di affermare inconfutabilmente che in tutte le competizioni sportive in cui si fa uso di cavalli esiste il rischio di incidenti catastrofici. Quello che è risultato interessante è verificare che la percentuale di tali incidenti che accadono nelle corse storiche non si discosta di molto da quanto succede nel mondo delle corse cosidette regolari. E’ importante ribadire che, pur non negando la pericolosità delle corse non regolari, sarebbe interessante che il benessere dei cavalli fosse un valore in sé e fosse valutato allo stesso modo nelle gare ufficili e si cercasse di essere meno emotivi sparando dove capita, magari proprio dove, in rapporto alla difficoltà della prestazione, si mettono in atto molte più misure preventive. 
Atti del Convegno Legnano, 24 aprile 2010, "Dalla sella alla sabbia: al galoppo verso il futuro". Zanichelli S. - Botti B. - Lipreri G., Le patologie traumatiche del cavallo atleta: corse regolari e palii a confronto, Sezione di Clinica Chirurgica Veterinaria e Medicina d’Urgenza - Dipartimento di Salute Animale - Facoltà di Medicina Veterinaria - Università degli Studi di Parma, pp. 12-13.
In altre parole, se è vero che di per se il Palio di Siena è tendenzialmente più pericoloso per i cavalli, dal 1990 sono state messe in campo una serie di misure preventive che hanno fatto calare la % di incidenti a livelli poco superiori di quelli delle corse professioniste (0.53% contro lo 0.32%). Questo senza contare che mentre il Palio è costantemente monitorato in quanto manifestazione pubblica, la vita dei cavalli nelle varie scuderie e ippodromi è leggermente meno controllata. Se a Siena, per dire, esiste un pensionato dei cavalli in cui vengono mantenuti gli esemplari troppo vecchi o incidentati, nel resto d'Italia quando un cavallo non è più in grado di correre, tranne casi particolari (riproduzione ecc.) l'unica strada aperta è quella della macellazione.
Tutto questo per dire che, oggettivamente, non esistono prove per dire che il Palio di Siena (o altre corse simili) siano, di per sé, più crudeli nei confronti dei cavalli. Non appare quindi evidente il motivo per cui l'attenzione si rivolga al Palio anziché alle normali corse.
A occhio cinico sembrerebbe che si sia scelto il Palio per l'effetto mediatico connesso.

Ma a te che ti frega del Palio?
Si tratta di un pezzo di prova per www.sticazzi.com
Dite che può andare?

martedì 11 agosto 2015

Sì esatto...

Siccome la chiusura del Cocoricò sembra diventata il tema di maggiore rilevanza nazionale, ovviamente subito dietro al destino dei Marò, mi sembra giunto il momento di rispondere a tutte le voci di protesta che riassumerò con il post sotto riportato:


La risposta è: sì esatto. Ne sei diretto responsabile. Capita.
E non è che la forze dell'ordine ce l'abbiano in particolare con il Cocoricò. Funziona allo stesso modo in qualsiasi evento pubblico. Se organizzi un concerto in piazza, metti un bar e vendi alcolici a minorenni fino a che uno non crolla a terra in coma etilico (e giusto per ricordare la cosa... vendere alcol a minorenni è illegale eh), sì: sei il diretto responsabile della morte del tizio.
Tuo l'evento, tuoi i guadagni se va bene, tue le rogne se succedono casini. Così è sempre stato.

Ma mica posso controllare tutti!??!?111010ONEONEONE??!!?!!

No. Effettivamente non puoi se gestisci una discoteca in cui transitano migliaia di persone ogni sera. E forse il problema è proprio quello. Forse dovremo affrontare il fatto che locali con migliaia di clienti ogni sera non sono proprio gestibili. Nonostante la presenza all'entrata, in alcuni posti, di esseri umani dalle dimensioni elefantiache che controllano ad uno per uno la carta d'identità. Capita anche che controllino la faccia e che non ti facciano entrare, se sembri un tizio facile alla droga. Alla faccia di ogni associazione per i diritti umani che gridi al razzismo o al fascismo perché "tutti sono innocenti fino a prova contraria". Il locale è privato. La tua faccia non mi piace: non entri. End of story. Si chiama selezione all'ingresso.
Perdi clienti eh. Ne perdi tanti. E ne perdi anche del tipo che ti fanno guadagnare di più: quelli che bevono come se non ci fosse un domani.

E comunque capita che ogni tanto ti facciano chiudere. Nonostante tutte le precauzioni. Perché un certo tipo di locali attira un certo tipo di clientela e perché un certo tipo di clientela sta particolarmente sul culo alla polizia. E sticazzi? Non vuoi correre rischi? Mettiti a gestire un teatro o un cinema. Apri un bar o un ristorante. Le possibilità che ti facciano chiudere sono praticamente inesistenti.

Non potete andare al Cocoricò? Andate altrove. Tranquilli, hanno abbastanza soldi da resistere fino alla riapertura. Resistete pure voi.

martedì 28 luglio 2015

Battaglie utili: cookies e rotture di palle

Come dovreste aver notato, da oggi anche questo blog è in regola con la normativa europea sui cookies. Evviva evviva evviva.


Per chi non lo sapesse, i cookies sono file di piccole dimensioni che il vostro pc scarica in automatico quando visitate i siti internet. Si dividono, a grandissime linee, in due tipi: quelli tecnici e quelli di profilazione. I tecnici servono per visualizzare in modo corretto alcune funzioni (tipo entrate nell'homebanking e non riuscite a visualizzare l'estratto conto a scomparsa: colpa dei cookies), quelli di profilazione per, indovinate un po'?, per tracciare il vostro profilo di utente.

Ve lo dico con parole più semplici: Google vi spia. Ok? Avete presente che quando cercate certe cose a casa, su google, trovate alcuni risultati e se poi lo fate sul pc di lavoro ve ne escono altre, o magari le stesse ma in ordine diverso? E avete presente che se usate lo stesso pc per molto tempo, a lavoro, alla fine i risultati di uno tendono ad assomigliare a quello dell'altro? Ok. Google (ma pure un casino di altra gente eh) raccoglie info su di voi e tende a farsi un'idea delle roba che vi piace.
In teoria è una cosa buona (le possibilità di trovare risultati utili si accresce) che ha un evidente svantaggio: la vostra navigazione cessa di essere anonima. Ergo possono usare le info per mandarvi pubblicità.

Bene. Questa cosa l'abbiamo sempre saputa (o almeno la sapevano per forza quelli che cancellavano i file temporanei dei browser quando ancora non esisteva la funzione "cancella cronologia") e ci abbiamo sempre convissuto. Sapevamo di poter nascondere ai nostri genitori quali siti porno visitavamo ma che, un giorno non lontano, Larry Page e Sergey Brin si sarebbero presentati al nostro portone, con la nostra cronologia stampata, pronti a ricattarci. Ed era ok. Ci convivevamo. Era dura ma la possibilità di accedere a tutte le informazioni e alle infinite possibilità di apprendimento garantite dalla rete al porno ci faceva passare sopra a questo dettaglio. Poi un gruppo di cacacazzi random ha deciso di alzare il ditino e dire le fatidiche parole: "ma voi non avete mica il diritto di raccogliere informazioni personali senza avere il mio consenso!"

Che si sa, il consenso informato è necessario. Immediatamente si è riunito un consiglio straordinario di eminenti saggi composto da l'Unione Europea rappresentata dal Principe delle Tenebre, un Garante a caso, probabilmente Godzilla, Re Artù, He-Man e Gargamella che ha convenuto che: cavolo, avevano ragione. Quindi da adesso tutti i siti che raccoglievano info sugli utenti avrebbero dovuto mettere un avviso gigante per dire a tutti che lo stavano facendo.

In altre parole, adesso Google/tutti gli altri continuano a spiarvi e in più vi beccate anche una megascritta in mezzo allo schermo che tutte le volte dovete togliere. Cosa trascurabile se navigate da pc ma particolarmente fastidiosa che siete su mobile.

Morale: prima di incominciare una battaglia ideale di qualsiasi tipo, per prima cosa preoccupatevi dell'eventuale vittoria. 

lunedì 20 luglio 2015

I moderatori e la libertà di insultare le mamme

Fondamentalmente è vero che si capisce cosa rappresenti davvero per noi una persona, solo quando la perdiamo. Devo quindi ringraziare youtube per aver tolto la monetizzazione al canale principale di Zeb89 ed avermi chiarito le idee.
Però procediamo con ordine visto che, chiaramente, ci sono due domande a cui è fondamentale rispondere. Ovvero: chi è zeb89? E perché ci occupiamo di lui?

Risposta 1) - fondamentalmente, prendendo in prestito una descrizione altrui molto accurata, un tizio che su youtube si guadagna la paghetta mensile trollando male la gente. Il canovaccio dei video è sempre lo stesso: prendi un gioco random -> insultalo in x modi possibili -> condisci il tutto di bestemmie e dirty talking in toscano dialettale. Seguono grasse risate da parte del pubblico e rosik/flame degli appassionati del gioco stesso abbastanza polli da cadere nelle provocazioni.
Con "abbastanza polli" intendo davvero tanto. Da cui deriva la fondamentale differenza fra trollare seriamente e trollare male. Il vero troll è quello che riesce a far nascere flame infiniti senza far capire a nessuno che lo sta facendo apposta. Invece Zeb lo fa talmente allo scoperto che giusto un casual finito per caso sul suo canale potrebbe cascarci.
Il mio giudizio sul suo canale è comunque stato sempre abbastanza vago. Semplicemente capisco che ci siano ampie fette di pubblico che apprezzano un tipo di comicità basata sul ripetere "lezzo" x*y volte in un video e passo avanti. Dopotutto la natura aborre il vuoto e se non ci fosse lui a soddisfarli sicuramente ci sarebbe qualcun altro.

Risposta 2) - ci occupiamo di lui perché, dopo diversi anni, ha finalmente fatto il passo che tutti si aspettavano. Ogni vero youtuber che diventi minimamente famoso, a un certo punto smette di fare semplici video e si mette a dare opinioni random sul mondo. In genere lo fanno portandosi dietro lo "stile" dei propri video ed è finita come era prevedibile: Zeb parla dei gay come "froci" e "malati di merda" -> video rimosso -> ban di adsense.
Per chi non fosse addentro al meccanismo, adsense è il sistema che permette di monetizzare i video. Tot visualizzazioni = tot soldi (a meno che non abbiate una roba tipo adblock). Il ban di adsense equivale in pratica alla "scomunica" del canale.

E quindi a noi cosa ci frega?
In linea generale nulla. Però è interessante il dibattito che segue ad ogni provvedimento del genere perché perpetua lo scontro che da sempre oppone gli utenti semplici alla moderazione.
Da quando esiste internet esiste anche un fronte, da sempre molto nutrito, di persone secondo le quali la libertà di espressione si comprende e si esaurisce nella possibilità di dire che vostra mamma è una troia.

Non sto esagerando a fini comici eh. La linea di dibattito che queste persone portano avanti è esattamente questa. Loro pensano che vostra mamma sia una troia. Quindi è una loro opinione. Quindi esiste il diritto di opinione. Quindi loro possono scrivere ovunque che vostra mamma è troia e se qualcuno non è d'accordo è un censore fascista che vuole limitare la loro libertà.
Vogliamo applicarlo a Zeb89? Ok. Lui pensa che i gay siano dei malati. Quindi è una sua opinione. Quindi se c'è il diritto di opinione lui può fare 100 video dove dice che i gay sono dei malati di merda e se non siete d'accordo siete dei censori fascisti.

Come si risponde a questa gente? In genere non si risponde. O quanto meno si risponde come faceva il prof del mio liceo:
- Prof secondo me le donne devono stare a casa a badare ai bambini. Non è giusto che lavorino.
- Z**** fuori di classe
- Ma prof questa è una mia opinione
- Sì, ma è un'opinione del cazzo. Fuori.
(ovviamente non diceva "del cazzo", è una semplificazione per farvi capire)
Non si risponde per lo stesso motivo per cui non si risponde a chi dice "allora portati gli immigrati a vivere a casa tua", perché rispondere significa abbassarsi così tanto di livello intellettivo che poi per riprenderti devi andare a casa e passare un mese a rileggere Kant per riprenderti dallo shock. Tuttavia facciamo lo sforzo e spieghiamo la questione una volta per tutte. Risolviamo l'annoso problema del: "perché non posso insultare tua mamma senza essere bannato?"
Innanzitutto il problema della libertà. La libertà, diciamolo una volta per tutte, non è star sopra a un albero. Non è neanche un volo di moscone. La libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione (cit.) Con questo voglio dire che essere liberi significa poter entrare a far parte di qualcosa. Ogni gruppo di organizza autonomamente per raggiungere uno scopo. Esempio: un gruppo di amici si mette insieme per giocare a calcio. Lo scopo è divertirsi. Poi si scopre che uno dei membri del gruppo si diverte a spintonare la gente per impadronirsi della palla. Ecco che improvvisamente nascono le punizioni e gli arbitri. Perché? Perché spintonando la gente quel tizio stava limitando il divertimento del gruppo, ovvero stava distruggendo la libertà degli altri di divertirsi. Quindi o sta alle regole, oppure inventa un sport in cui la gente sia d'accordo nello spintonarsi (aka il rugby). 
Lo stesso vale per i forum. Lo scopo dei forum è creare un luogo in cui la gente si diverta a discutere. Se entra un tizio che si diverte a dire che le vostre mamme sono troie, non fa altro che distruggere lo scopo del gruppo. Quindi o smette oppure si trova un forum di insulti. Per questo esistono i moderatori, ovvero gli arbitri dell'internet.
Zeb89, per tornare al caso in questione, tiene il suo canale su una piattaforma che ha come interesse principale il divertimento delle persone attraverso i video. Se alcuni video feriscono/disturbano/distruggono il divertimento di una buona fetta degli utenti o, ancora peggio, allontanano pubblico in favore di altri luoghi, Zeb sta danneggiando la piattaforma. Di fronte a questo non gli viene imposto di chiudere e trasferirsi altrove, semplicemente ci si rifiuta di "pagarlo" per il suo lavoro... e ovviamente si tolgono i video reputati offensivi.
Questo viene definito "fascismo". Un po' come se un pittore entrasse in casa vostra, vi imbrattasse un muro con una roba che vi fa schifo, poi chiedesse di essere pagato e si incazzasse quando vi rifiutate e fate ridipingere il muro.

Concludo: youtube, esattamente come ogni altra piattaforma privata, non ha alcun interesse a rispettare il vostro diritto di dire che le mamme degli altri sono troie. Potete farvi un sito vostro, nell'immensità dell'internet, dove scrivere e dire tutto quello che volete (assumendovene le responsabilità legali).
Spero sia chiaro.