venerdì 30 marzo 2012

Cristiano.

Per la serie "tutti i giorni se ne impara una nuova", oggi mi sono occupato di questo tizio. Non che mi interessi particolarmente, ma ho un po' il feticismo dei partiti politici di grandezza condominiale. Come ne nasce uno devo per forza andare a vedere chi cavolo sono:


Riflessione a parte: aspetto con ansia che nasca un partito "Io odio l'Italia". Secondo me un 2% lo prenderebbe.
Detto questo, 'sto tizio è sempre passato come quello proveniente dal mondo arabo, folgorato sulla via di Damasco e convertito per amore della libertà e dei valori occidentali.
Oggi ho fatto la cosa più banale del mondo: ho aperto wikipedia.
Per volontà della madre Safeya, che lavorava come baby sitter per una famiglia italiana, i Caccia, studiò presso il collegio cattolico delle suore comboniane al Cairo[2].
Dal 1962 fino al 1970 studiò in un collegio salesiano guidato da Don Carlo Moroni. Imparò la lingua italiana e acquistò familiarità con la cultura italiana e occidentale e la religione cattolica (pur non essendo battezzato[3]).

Non per fare le pulci, ma se è nato nel 1952, vuol dire che è stato cresciuto dai 10 ai 18 anni dai salesiani e che prima dei dieci era andato a scuola dalle suore. E non è che sia cresciuto nell'Iran di Khomeini o nell'Arabia saudita dove le chiese cristiane sono vietate. L'Egitto degli anni '50 era nazionalista e laico. Avevano Nasser cavolo. Non è che si sia dovuto convertire al cristianesimo con i terroristi alle porte che gli minacciavano la famiglia. 

Altra cosa. Difendere il cristianesimo e l'identità nazionale ha un senso. Ma davvero vuole mettere nel suo programma politico la difesa di Israele? Tipo cosa dovremmo fare? Mandargli qualche migliaio di soldati a difendere le frontiere? Come se ne avessero bisogno, fra l'altro.
La follia avanza.

mercoledì 28 marzo 2012

Non hanno avuto Fede

Nel casino delle polemiche sull'articolo 18, rischiamo di perdere momenti di estremo "lolwut?" come questo:


La prima reazione è lo stupore. Una banca svizzera che rifiuta 2 milioni e mezzo di euro? Da quando una banca rifiuta dei soldi? Vabbé, saranno un tantino riciclati, saranno stati estorti in qualche modo al vecchio B. (cioè volevo dire "dati liberamente da B. per aiutare un amico", ovviamente), ma da quando le banche svizzere si preoccupano di queste cose? Voglio dire, ti prendi i soldi dell'ndrangheta e ti formalizzi per Emilio Fede?
Leggendo meglio la notizia, le cose si presentano però sotto un'altra prospettiva. Voglio dire: chi cavolo può essere tanto coglione da recarsi personalmente in una filiale periferica, senza avvertire nessuno, con una valigietta contenente 2 milioni e mezzo di euro da depositare? Capisco che sono svizzeri e sono abituati a trattare grosse cifre, ma immaginatevi un dipendente di una filiale che si vede comparire sul tavolo 2 milioni e mezzo in banconote. Magari erano anche pezzi da 50. Questo quando i piccoli imprenditori italiani si fanno le paranoie e mandano gli spalloni con 9000 euro per volta per evitare la legge sull'antiriciclaggio. Ma Fede non ce li poteva portare poco a poco i soldi? Cos'è, aveva 2 milioni e mezzo sotto il tappeto di casa e si è detto: "vado a Lugano la settimana prossima, ne approfitto per aprire un libretto di risparmio!"??

Vedi, o figlio mio, quello... è il direttore di un telegiornale! (cit.)

martedì 27 marzo 2012

Bradleyawn

Andando in cerca di qualcosa da leggere nella biblioteca di cui parlavo qualche post fa, mi sono imbattuto in...
Voglia profumo di mare... (ndr.)
Mettiamo subito i puntini sulle i. Devo ammettere di non essere mai stato un fan sfegatato della MZB. Da appassionato di fantasy ho ovviamente letto un discreto numero dei suoi lavori anche se per un insieme di fattori - in primo luogo la natura autoconclusiva dei libri e in secondo il loro numero abnorme rispetto alla scarsità dei miei fondi - non sono mai riuscito a concludere un ciclo. Per la precisione ho letto per intero quello del Giglio Nero (probabilmene anche il più noioso), mentre degli altri ho leggiucchiato un volume sì e uno no, nel passare degli anni.
Prendere in mano questo libro mi ha subito riportato al passato. Agli anni in cui andavo in vacanza al mare con la famiglia (la Cecina degli anni '90) e passavo le ore calde del pomeriggio sotto l'ombrellone con un libro fra le mani. In particolare, nella Marina di Cecina degli anni '90 c'era (c'è ancora ma non è la stessa cosa) un mercatino permanente di libri nella pineta centrale, ove il giovane virgulto che ero trovava il paradiso, essendo una delle bancarelle stracarica di libri della mitica editrice Nord e della Tea.
Ovviamente non è che fosse tutto questo granché, ma era la Mecca per un bambino cresciuto in un paese con una sola libreria fornita, perlopiù, di opere di arte medievale (da cui il mio odio per la storia dell'arte). Ma cos'è Darkover?
E' possibile che alcuni non lo sappiano, quindi vado a spiegarlo con un breve spoiler:
La Bradley ambienta le sue storie in un universo in cui i Terrestri hanno raggiunto ed esplorato con successo altri mondi. Tutti i mondi sono riuniti sotto il dominio della Federazione, che presenta il classico governo Presidente-Senato di ogni Impero Galattico che si rispetti. Darkover è un pianeta colonizzato per errore, dal classico gruppo di sfigati la cui astronave va in avaria e precipita in una notte di tempesta. Fortuna nella sfortuna, i terrestri arrivano nell'unica parte abitabile del mondo (l'equatore) essendo il resto coperto da un massa di ghiaccio perenne. Impossibilitati a tornare indietro e dimenticati dal resto della federazione, dopo una serie di secoli oscuri i darkovani danno vita ad una società a mezza strada tra il feudalesimo europeo e la divisione in caste induista. I Comyn (quelli fighi della popolazione) sono i discendenti dell'unione di umani e di una razza non umana (che chiameremo elfi per comodità) con strani poteri tra cui la telepatia è il più comune.
A un certo punto - maggiori informazioni sulla cronologia le trovate qui - dopo una serie di guerre disastrose, le famiglie nobili firmano un "patto" che si pone alla base della società planetaria. Vengono vietate le armi "da vigliacchi" quelle cioè che permettono di uccidere restando lontani dal proprio bersaglio non esponendosi a pericoli. In pratica tutti recuperano pugnali e spade e via col medioevo.
Quando tutto sembra procedere pacificamente e il pianeta si assesta con il suo governo oligarchico e un adeguato numero di faide secolari atte a mantenere viva la competizione tra le famiglie fighe, i terrestri tornano con le loro astronavi e "riscoprono" il pianeta.
I darkovani reagiscono come Umberto Bossi di fronte a un'ondata di algerini. Con la differenza che sono gli algerini quelli con le bombe atomiche che possono radere al suolo il pianeta. Si crea quindi una sorta di stallo in cui i terrestri si installano in una base di Thendara (aka la capitale), sicuri che gente che viaggia con i carri e si mena con le spade chiederà presto di essere ammessa nella Federazione, quando vedranno i vantaggi della tecnologia, e i darkovani che cercano nuove scuse per rispondere ogni anno No grazie, tenendosi il loro governo.

Cosa succede in questo libro?
Protagonista di una storia che presto diventerà corale, Helm Aldaran fugge Parlamento terrestre caduto nelle mani degli Espansionisti. Partito politico che sostiene lo sviluppo infinito basato sulla sottomissione dei mondi, la costruzione di navi sempre più potenti e piani di lavoro e produzione che renderebbero Monti e la Fornero estremamente invidiosi e solleciti nell'invocare il "modello Federazione" al posto del "modello tedesco".
Tornato a casa con una moglie riluttante e inconsapevole della sua natura di telepate e veggente, trova il Reggente del pianeta morto per un infarto paranormale (causato dagli eventi avvenuti qui) e si trova presto invischiato nelle trame politiche dei Comyn. Obiettivi principali: eleggere Mikhail Lanart-Hastur nuovo Reggente e sventare le trame dei terrestri che, abbandonati sul pianeta dal governo centrale (che ha qualche problema da risolvere tipo conquistare l'universo) decidono di attuare un bel colpo di stato e prendere il potere.

Cosa c'è di bello in questo libro?
Bella domanda. Fondamentalmente l'ambientazione. Chi conosce e ha amato Darkover difficilmente può resistere leggendo parole come "matrici", "schermi" e "dono degli Alton/Hustur/Ridenow/Elahyn ecc. ecc. ecc." In secondo luogo le trame familiari, sempre ben accordate nonostante la contrapposizione manichea tra quelli che sono evidentemente fighi e quelli che sono dei coglioni ma potrebbero avere un colpo di culo e assumere il potere avviando il pianeta alla rovina.

Cosa c'è di brutto?
Due parole: la trama.
I temi fondamentali sono sempre lì: la natura contrapposta alla gretta scienza, l'importanza della psiche rispetto alla materia, la descrizione di un mondo ancora incontaminato che si oppone a un progresso visto come distruttore di ogni bellezza. Tutto trattato con la stessa graziosa leggerezza ma con un problema fondamentale: la Bradley si è rincoglionita.
La storia è un continuo susseguirsi di banalità, colpi di fortuna e espedienti studiati al solo evidente scopo di sbloccare la situazione.
Ora, signora MZB, capisco che ha una certa età, che ha ancora la casa al mare da finire di pagare e che forse si è un tantino scazzata di scrivere da vent'anni la stessa storia, ma non mi può esaltare per 100 pagine l'astuzia dei darkovani e del loro sistema di spionaggio e poi far scoprire il complotto terrestre per assassinare tutti i Comyn dal figlio scappato di casa che casualmente origlia la conversazione decisiva a uno spettacolo di gitani che era andato a vedere. Capisco che nelle sue storie la centralità degli adolescenti abbia un qualche valore psico-qualcosa, ma qui si sta esagerando.
E cosa dire del ridicolo deus ex machina che arriva a garantire l'elezione di Mikhail? Nemmeno si impegna a scrivere un qualche appassionante ed enfatico discorso destinato a convincere tutti i contrari ma, con il piglio deciso di uno studente di terza media che dichiari oggi non li faccio i compiti mentre sintonizza la televisione su Real Time per guardare la prova dei cuochi, la Bradley preferisce far tornare direttamente dall'aldilà il Reggente morto all'inizio del libro per assicurare a tutti che "sì, è proprio lui il mio erede, quindi non rompete il cazzo e eleggetelo".
Oppure vogliamo parlare della moglie di Helm Aldaran? Improvvisamente scopre che il marito è un telepatico e che forse anche i suoi figli lo diventeranno, visto che la cosa è spesso ereditaria. Ecco un'ottima occasione per un narratore che si rispetti di affrontare il tema dell'integrazione. Hai una persona che si scopre improvvisamente cieca in un mondo di gente che ci vede benissimo, vuoi trattare la cosa o no?
Ni. La Bradley ci prova per le prime 200 pagine, poi evidentemente si scazza a tal punto che decide che anche la tizia ha un potere mentale (empatica), ereditato da non so quale zia strega, e risolve la situazione.
Per carità di patria ometto di approfondire la sconfitta dei terrestri. Dico solo che l'idea di usare i poteri mentali per far vedere gli incubi agli avversari è talmente vecchia che pure Fenix si vergognerebbe di usarla.

Conclusioni?
1) ho voglia di andare al mare;
2) devo dare un'occhiata a tutti i libri di darkover che ho letto per assicurarmi che fossero veramente belli e che non ero io ad essere troppo piccolo per accorgermi che erano cagate;
3) decisamente non è il libro adatto per iniziare questa saga. Se invece l'avete già iniziata pazienza.

lunedì 26 marzo 2012

Assuefazione

Niente internet a lavoro oggi.
Dopo sei ore sembravamo usciti da Zombie.

Devo correre ai ripari e installare Age of Empires II sul computer dell'ufficio...

venerdì 23 marzo 2012

Il Principe di Salina

Allora, datemi pure del professore rompicazzo, però è impossibile leggere queste cose e lasciar passare come se niente fosse.
La Repubblica, giovedì 22 marzo 2012, pag. 35 articolo intitolato "La riforma del Gattopardo" di Tito Boeri e Pietro Garibaldi. Al terzo paragrafo si consuma il delitto:
Purtroppo questa ampiezza avviene a scapito della profondità e si ha come l'impressione di un intervento voluto dal Principe di Salina, "affinché tutto cambi perché nulla cambi" [...]
NO cazzo.
Io capisco che Boeri e Garibaldi siano due economisti e quindi ne sappiano di letteratura italiana quanto io di scienza farmaceutica. E capisco anche che associno il Gattopardo alla nota frase riportata sopra. Dopotutto è vulgata comune che il romanzo di Tomasi di Lampedusa sia una protesta contro il trasformismo del popolo italiano e se si fossero limitati a parlare di "riforma gattopardesca" o "spirito gattopardesco" sarebbe andato anche bene. Però a loro questo non basta. No, vogliono a tutti i costi fare i fighi, aprire la pagina di wikipedia e, senza nemmeno leggerla fino in fondo, attribuire la frase canonica al protagonista della storia.
Beh mi spiace, ma non è il Principe di Salina a dirla. E' Tancredi.
Tancredi cazzo! Non c'è nemmeno bisogno di avere in casa il libro. Basta andare qui per controllare. Pagina 14, Tancredi Falconeri, nipote del Principe dichiara la sua intenzione di unirsi ai garibaldini.
Il Principe ebbe una delle sue solite visioni improvvise: una scena crudele di guerriglia, schioppettate nei boschi, ed il suo Tancredi per terra, sbudellato come quel disgraziato soldato.
- Sei pazzo, figlio mio. Andare a mettersi con quella gente. Sono tutti mafiosi e imbroglioni. Un Falconeri dev'essere con noi, per il Re.
Gli occhi ripresero a sorridere. Per il Re, certo, ma per quale Re? Il ragazzo ebbe uno di quei suoi accessi di serietà che lo rendevano impenetrabile e caro.
- Se non ci siamo anche noi, quelli ti combinano la repubblica. Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi. Mi sono spiegato?
Non so se è comprensibile anche a Boeri e a Garibaldi (che con un nome come il suo almeno queste cose dovrebbe saperle), ma nell'orizzonte del Principe il trasformismo non compare mai. Il Principe è al contrario il portavoce dello sdegno dell'autore per la "buffonata" del Regno d'Italia, destinato a cambiare tutto per far restare tutto uguale. Salina non è il Consalvo dei Viceré. Non si fa avanti per mantenere il suo potere nel mutato contesto, tanto che rifiuta di diventare Senatore del nuovo stato. Al contrario, segue l'avanzata dei piemontesi con infinita tristezza e con lo sguardo rancoroso di chi vede la decadenza e l'agonia di un mondo amato.
Pagina 16:
Questo era il paese degli accomodamenti, non c'era la furia francese; anche in Francia d'altronde, se si eccettua il giugno del quarantotto, quando mai era successo qualcosa di serio? Aveva voglia di dire a Russo, ma la innata cortesia lo trattenne: - Ho capito benissimo: voi non volete distruggere noi, i vostri padri. Volete soltanto prendere il nostro posto. Con dolcezza, con buone maniere, mettendoci magari in tasca qualche migliaio di ducati. È cosí? Tuo nipote, caro Russo, crederà sinceramente di essere barone; e tu diventerai, che so io, il discendente di un granduca di Moscovia, mercè il tuo nome, anziché il figlio di un cafone di pelo rosso, come proprio quel nome rivela. E tua figlia, già prima, avrà sposato uno di noi, magari anche questo stesso Tancredi, con i suoi occhi azzurri e le sue mani dinoccolate. Del resto, è bella, e una volta che avrà imparato a lavarsi...
- Perché tutto resti com'è. Come è, in fondo: soltanto una inavvertibile sostituzione di ceti. Le mie chiavi dorate di gentiluomo di camera, il cordone ciliegia di S. Gennaro, dovranno restare nel cassetto, e dopo finiranno in una vetrina del figlio di Paolo; ma i Salina rimarranno i Salina; e magari qualche compenso lo avranno: il Senato di Sardegna, il nastro pistacchio di S. Maurizio. Ciondoli questi, ciondoli quelli.
A voi sembrano le parole di una persona entusiasta del cambiamento? Il Principe odia i nuovi arrivati, i borghesi e i mercanti, che con i loro schioppi e le loro parole di Unità d'Italia nascondono il desiderio di prendere il posto della classe dominante nobiliare. Li odia come un patrizio romano del IV sec. d.C. avrebbe odiato i barbari germanici giunti a sostituire le raffinate abitudini del mondo antico con le nuove usanze del nord Europa. La donna borghese di cui Tancredi è innamorato e che sposerà alla fine del libro viene giudicata perfino "incapace di lavarsi". Fate voi.

Il Gattopardo non è soltanto la rappresentazione e la condanna del trasformismo italiano (e in particolare siciliano). E' soprattutto la cronaca malinconica della distruzione di un mondo. Un mondo avvertito come sostanzialmente uguale nell'ingiustizia ma migliore nelle usanze e nei costumi. Ugualmente ingiusto ma più bello.
Da qui la frase che davvero rappresenta Il Gattopardo, a pagina 93:
Il Principe era depresso: - Tutto questo non dovrebbe poter durare; però durerà, sempre; il sempre umano, beninteso, un secolo, due secoli...; e dopo sarà diverso, ma peggiore. Noi fummo i Gattopardi, i Leoni: chi ci sostituirà saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti, gattopardi, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra.
Insomma, Boeri e Garibaldi, fatemi un favore: continuate a parlare di economia e lasciate perdere i riferimenti letterari. Oppure mandatemi le bozze degli articoli. Ve li correggo io.

 

giovedì 22 marzo 2012

La tettoia

La legge di Murphy è implacabile. Prendi lo stesso bus tutte le mattine, tutti i mesi e non c'è mai nessuno che conosci. Ti fai due palle incredibili.
Poi arriva il giorno che vorresti stare un attimo in pace a pensare ai fatti tuoi. Inevitabilmente compare la collega di lavoro che casualmente quella mattina ha preso il tuo stesso autobus. Inevitabilmente, una volta che sei riuscito a liberartene, spunta dal nulla il fratellastro di tua cugina (true story baby) che ti attacca un bottone tremendo sulla scuola e su quanto è duro il mondo per i giovani (eh, ma dai?).
La cosa positiva è che è molto simpatico (a piccole dosi) e nel suo piccolo dà da pensare.
Io - ma una volta finito questo calvario delle superiori che vorresti fare?
Lui - c'ho parlato con mio amico. Dice: aprimo 'na pizzeria a Roma (immaginatevi l'accento romano ndr.)
Io - eh può essere un'idea. Che poi mica ci vuole tanto. Basta un buco dove mettere un bancone e un forno e via
Lui - eh che poi c'ho avuto l'idea. C'avevo quattordic'anni e 'sto tizio co la pizza ar talio c'aveva il forno. E la sera che pioveva non ci si poteva annà che non c'era posto dentro. Ma manco d'estate. E lì c'ho avuto l'idea. 'Na tettoia!
Io - una tettoia?
Lui - Eh. Ma t'è mai capitato di vedé 'na pizza al talio cor la tettoia? Cazzo sò vent'anni che vedo 'sti locali. E mai nessuno che c'ha 'na tettoia. Ma a Roma sò tutti così. Dilli di scaricà i pancali ma non li dì di pensà a 'na tettoia che li fai sballà.
Oh, sembra cretino a pensarci, e probabilmente dipende dal fatto che ci vogliono dei permessi per modificare la facciate degli edifici, però effettivamente un negozio di pizza al taglio con la tettoia non l'ho mai visto nemmeno io. Potrebbe funzionare.

mercoledì 21 marzo 2012

Ma va?

E il premio Capitan Ovvio della giornata viene vinto da Alberto Goffi, cordinatore Udc della regione Piemonte di cui abbiamo anche il sito.
Davanti a questa notizia:


con grande tempismo e animo temerario commenta:
Da avvocato mi pare difficile pensare che sia un fatto casuale
Ma no, dai. Voglio dire, a me sembra assolutamente naturale e proprio della casualità della vita, che un tizio che non ti conosce e che non ti vuole nemmeno derubare, si metta un casco che lo rende irriconoscibile, ti segua e ti spari sei colpi di pistola per poi scappare. A chi non è mai capitata una cosa del genere? Bisogna proprio essere un avvocato per immaginarsi che il criminale volesse colpire proprio lui e non abbia scelto una vittima a caso.
Ehi, dite al signor Holmes che non abbiamo più bisogno di lui. Ci pensa Goffi a risolvere i casi!

Lo guardo


http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/21/barbarossa-il-flop-leghista-arriva-in-tv/198998/

Però deve collezionare almeno 3 anacronismi e 2 false interpretazioni storiche nella prima mezz'ora. Altrimenti cambio canale.

ps. fra l'altro, mi sembra il momento più adatto per celebrare la rivolta dei comuni che non volevano pagare le tasse all'Imperatore. Alla faccia della guardia di finanza e dei suoi blitz a Cortina!

lunedì 19 marzo 2012

Hysteria

So che avrei potuto parlarvi di The Artist, ma poi mi sono detto: "voglio davvero dire qualcosa di serio su un film serio non avendone evidentemente in mezzi?" Ovviamente no. Quindi vi parlerò di Hysteria.

Il sottotitolo dice tutto... (ndr.)

Descrivere l'esatta situazione in cui ho visto il film potrebbe far venire il sospetto che abbia in qualche modo infranto le leggi sul copyright. Quindi diciamo che l'ho visto al cinema. Un cinema molto somigliante al salotto di casa mia, con poltrone assai somiglianti al divano di casa mia e un plaid addosso molto somigliante vabbé...
La storia: siamo nella Londra di fine '800, le donne non hanno ancora il diritto di voto ma le suffragiette esistono già. Il giovane medico Mortimer Granville, che vive in casa di un amico la cui importanza per la trama è paragonabile a quella della bicicletta per i pesci, viene cacciato dall'ospedale in cui lavora perché tratta i pazienti con metodi sperimentali tipo lavarsi le mani prima di operare e  cambiare le bende sporche per evitare che gli arti vadano in cancrena. Nella ricerca di un nuovo posto di lavoro, viene infine assunto dal dottor Dalrymple, famoso per le sue tecniche di trattamento della cosiddetta "isteria".
Cos'è l'isteria? Semplice. Sei una donna rimasta vedova a cui piace l'idraulico? Sei isterica. Ti piace il sesso? Sei isterica. Vuoi votare? Isterica. Chiedi a tuo padre i soldi per aiutare i senzatetto? Isterica e pure un po' socialista. Vergogna! ecc. ecc.
Qui ci sarebbero ovviamente una quantità immane di battute su quei particolari cinque giorni del mese da cui potrebbe derivare la diagnosi, ma non le faremo. Diciamo solo che, come spiega il simpatico medico alla fine del film, si trattava di una diagnosi "pigliatutto" del XIX secolo, con la quale si mettevano a posto (si reprimevano) tutte le donne un po' libere di spirito, oltre a condannare a pratiche chirurgiche terrificanti un buon numero di signore semplicemente un po' svampite o incavolate con la vita.

Fin qui potrebbe essere un film di denuncia. Poi scopriamo quali sono le famose tecniche del buon Dalrymple e capiamo che la definizione forse è eccessiva. Il nostro è infatti il maggior esperto londinese del cosiddetto "massaggio della vulva" (sic.) con il quale calma i fremiti delle pazienti. Si supponeva infatti che l'isteria fosse causata dallo spostamento dell'utero, che poteva essere "rimesso a posto" con un trattamento manuale. Francamente, la cosa è talmente bizzarra che non posso escludere che comparisse veramente in qualche libro di medicina dell'epoca. Vedo però assai difficile l'attestazione storica di studi medici in cui giovani come il Granville si trovassero con le mani (la destra soprattutto) assai impegnate nelle parti basse delle mogli della classe media inglese. Quindi darei per scontato che si tratti di comedy e vabbé.
Nel frattempo il protagonista conosce le due figlie del capo. La prima è buona, cara, educata, obbediente, suonatrice di piano, ricamatrice e gli viene promessa in moglie al secondo incontro. Non mi ricordo il nome e non è importante, che tanto chiunque si può immaginare che il Granville si innamorerà dell'altra. L'altra si chiama Charlotte. Ha un rifugio per senzatetto, sostiene la parità fra uomini e donne e vuole votare.
Seguono scene varie in cui i due battibeccano ma in fondo si amano. Alla fine Charlotte viene arrestata e sottoposta a processo per aver dato un pugno a un tizio. Lui fa un commuovente discorso in tribunale sostenendo (fra le altre cose) che le donne inglesi sono isteriche perché i mariti non sanno fare l'amore. Cosa più che possibile ma che sembrerebbe l'ultima cosa da dire per attirarsi i favori della corte. Invece Vostro Onore è l'unico progressista del sistema giudiziario inglese di fine '800 (probabilmente si nascondeva) e la assolve. Tutti sono felici e contenti e gli inglesi sono un passo avanti sul cammino della parità.
Nel frattempo Granville inventa il vibratore per ovviare al dolore alla mano destra e rende le donne ancora più felici.

Quindi?
Se volete un commento serio, posso dirvi che secondo me la regista non ha dovuto faticare 7 anni a trovare un produttore perché il film era controcorrente e rivoluzionario. Ci ha messo 7 anni perché non vi era motivo di mandarlo al cinema. Se lo avesse proposto per un pomeriggio estivo di Italia 1 sarebbe uscito dieci anni fa.
Capisco le buone intenzioni, ma far vedere la nascita del vibratore da un piumino elettrico per spolverare basta e avanza per distruggere ogni componente di simil-protesta del film. E non è che l'ironia maschera in modo semiserio una effettiva condizione storica della donna, come direbbe il foglio illustrativo del cinema. Io direi che la seppellisce.

venerdì 16 marzo 2012

Chiude il Riformista. Chi?

Fra le reazioni sgomente e attonite di chi non aveva assolutamente idea che un giornale chiamato "Il Riformista" esistesse, giunge la notizia della sua imminente chiusura.
Benché un embè? sia ovviamente la risposta più corretta ed efficace per trattare l'argomento, le dichiarazioni del direttore Macaluso meritano di essere commentate.

 "Il giornale chiude per colpa dei tanti finti giornali che percepiscono gli aiuti destinati ad altri, e perché non ha sponde politiche", ha spiegato il direttore editoriale Emanuele Macaluso secondo quanto riportato da Italia Oggi.
Ora, facciamo un piccolo riassunto dell'attività de Il Riformista. Secondo quelli di Articolo 21 ha una diffusione di 3.000 copie vendute in edicola e 7.000 in abbonamento. Secondo la Treccani ne dichiaravano 12.000 nel 2006.
Sono tante o poche? Considerate che Libero vende 105.000 copie al giorno. Ora chiedetevi: "quante persone conosco che leggono Libero?" Ora dividete il numero per 10 e otterrete il numero di lettori de Il Riformista. Se state andando in tilt, forse è perché è impossibile dividere lo 0.
Quindi, signor Macaluso, non le viene in mente che forse, dico forse, se chiudete non è colpa di una qualche congiura massonica volta a togliervi i finanziamenti statali? Non sarà che il vostro giornale fa un po' schifo?
No perché, avete mai sentito di un bar costretto a chiudere perché altri bar gli sottraggono i finanziamenti pubblici? Avete mai sentito di un pescivendolo fallito perché privo di appoggi politici?
Io ho sentito di bar chiusi perché sembravano il garage di mio nonno e di pescivendoli falliti per colpa del supermercato vicino che vendeva le orate alla metà del prezzo.
Ma al direttore Macaluso nemmeno viene in mente che forse, per sopravvivere sul mercato, bisognerebbe conquistare il pubblico. Perché, io cittadino che de Il Riformista mi frega quanto dell'urbanistica assira, dovrei finanziare con le mie tasse un giornale che leggono 12.000 persone scarse? Se lo finanzino da soli.
Se non vendi quello che scrivi, ci sono due possibilità: o sei un Dostoevskij del giornalismo politico italiano e il pubblico non è abbastanza maturo per capirti (e in quel caso ti ritiri a vita privata e offri i tuoi servigi ai pochi illuminati disposti a seguirti ad altissimo prezzo) oppure semplicemente quello che scrivi non interessa a nessuno.
E perché dovrei pagarti per scrivere cose che non interessano a nessuno?
Ma l'editoria è in crisi. I giornali cartacei non vendono più. Senza il sostegno dello Stato non stai sul mercato ecc. ecc. ecc.
No.
Il Fatto Quotidiano sta sul mercato benissimo senza farsi finanziare da nessuno. Scrive stronzate? Bene, non lo compri. Ma non è che pur non comprandolo lo devi pagare lo stesso perché ti prendono i soldi dalle tasse.

giovedì 15 marzo 2012

Andare in banca

Ieri sono andato alla mia banca, che decisamente non è tutta intorno a me.
Sono entrato convinto di tre cose:
a) dirgliene quattro su questa storia dell'antiriciclaggio;
b) minacciarli di cambiare banca se non mi abbassavano le spese di tenuta del conto, che non è possibile pagare 6 euro e mezzo al mese. Cioè, devo pagare per avere il privilegio di darti i soldi?
c) hanno rotto con queste promozioni. E' troppo chiedere che ti tengano i soldi, li usino come cavolo pare a loro, ci facciano gli investimenti sui derivati, ma che almeno non ti scassino la minchia in modo continuativo?

Ne sono uscito con un bancomat nuovo.
Ero pure contento.

Mai mettersi contro i banchieri.


ps. comunque mi hanno anche fatto firmare un nuovo contratto in cui si specifica che non pagherò le tasse di tenuta conto fino a ottobre. Ho come l'impressione che si rivelerà una fregatura comunque. 

mercoledì 14 marzo 2012

Paccata

Questa notte ho dormito bene, è una bella mattinata di quasi primavera e mi sento molto svagato. Non ho quindi nessuna voglia di dire che il governo segue una politica ricattatoria con i sindacati, che non si è mai visto un ministro che prima vuole fare una riforma e poi trovare le risorse per mandarla avanti ecc. ecc. Anche perché non sarebbe vero. Abbiamo avuto decine di ministri che volevano fare le riforme senza avere i soldi e ricattando le parti sociali.
Vorrei invece porre l'attenzione su un altro punto:

La Fornero è (cit. wikipedia):
Professore ordinario di Economia politica presso la Facoltà di Economia dell'Università di Torino, insegna Macroeconomia ed Economia del risparmio, della previdenza e dei fondi pensione (in inglese). Le sue ricerche scientifiche riguardano i sistemi previdenziali, pubblici e privati, le riforme previdenziali, l’invecchiamento della popolazione, le scelte di pensionamento, il risparmio delle famiglie e le assicurazioni sulla vita.
È Coordinatore Scientifico del CeRP (Centre for Research on Pensions and Welfare Policies, Collegio Carlo Alberto).
È Honorary Fellow del Collegio Carlo Alberto, Membro del Collegio Docenti del Dottorato in Scienze Economiche dell’Università di Torino e del dottorato in Social Protection Policy presso la Maastricht Graduate School of Governance (Università di Maastricht), di cui è anche docente, membro del Nucleo di Valutazione della Spesa Previdenziale, costituito presso il Ministero del Welfare, membro del Comitato Scientifico dell'Observatoire de l'Epargne Européenne (Parigi), membro del comitato editoriale della Rivista Italiana degli Economisti, editorialista del quotidiano economico e finanziario il Sole 24 ore.
Dal 1993 al 1998 è stata consigliere comunale al Comune di Torino, eletta con la lista "Alleanza per Torino".
È stata Vice Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa Sanpaolo (2010-2011)[2][3][4], Vice Presidente della Compagnia di Sanpaolo (2008-2010)[5], membro del Consiglio direttivo della Società Italiana degli Economisti (2005-2007), membro del Comitato Scientifico di Confindustria (2005-2006), membro della commissione di esperti valutatori presso la World Bank (2003-2004), con l'incarico di valutare il ruolo di assistenza svolto dalla Banca nell'attuazione delle riforme previdenziali di paesi con economie di transizione, membro della commissione di esperti della Task Force su "Portability of Pension Rights and Taxation of Pension Schemes in the EU" costituita presso il CEPS (Center for European Policy Studies), Bruxelles (2001-2003), membro della Commissione Ministeriale di esperti indipendenti per la verifica previdenziale (2001), componente del Comitato Scientifico del Mefop (2000-2003).

E l'egr.a ing.a prof.a cav.a Tita Carmine di Buonainsegna della Salcazzo usa il termine paccata in una dichiarazione pubblica? Aoh, Mimmì, e portami 'na paccata d'aringhe da'
Ma dove siamo al mercato? E meno male che questi sono i tecnici superspecializzati. Meno male che hanno uno stile comunicativo tutto diverso rispetto a quello della vecchia politica becera.
A' Fornero, aripijate!

martedì 13 marzo 2012

Almeno Nosferatu ce lo risparmiamo

Secondo l'ultime notizie, pare che il temuto ritorno del principe della notte non avverrà. Sembra infatti che il giudice abbia stabilito, in modo inconsueto e del tutto illogico, che restituire i soldi rubati presi in prestito senza dire niente, per non scomodare troppo l'ufficio contabilità, per trovare notizie a Dubai o a Marrakech nei finesettimana assolati, alla propria azienda non costituisce motivo di assoluzione.

Nosferatu accoglie la notizia con sdegno (ndr.)
http://www.repubblica.it/politica/2012/03/12/news/no_reintegro_minzolini-31386746/
I giudici comunisti hanno deciso che se rubate in un negozio non basta restituire la merce. Né basta chiedere scusa se mettete sotto qualcuno per strada. Quindi regolatevi gente.

(e non dite che era già così per la gente comune, sennò siete antipolitici!)

lunedì 12 marzo 2012

Esbat: storia su un demone coglione

Non so per quale miracolo, ma nella città dove lavoro esiste una biblioteca comunale con un settore fantasy molto fornito. O forse dovrei dire incredibilmente fornito visto che, in media, nelle biblioteche italiane il settore fantasy occupa due mensole dell'ultima libreria in fondo alla saletta buia accanto al bagno.
Grazie a questa circostanza posso spesso avvicinarmi a opere che non mi convincono molto e che in libreria esiterei ad acquistare per la mia perenne assenza di denaro liquido (per non parlare di quello solido).
Oggi parlerò quindi di:
Il sangue c'è. Poteva andare peggio... (ndr)

Esbat è un raro caso di romanzo nato su internet. Inizialmente si trattava di una fanfiction sul noto anime Inuyasha (o almeno noto per chi seguiva la serata anime di Mtv quando Mtv faceva ancora finta di essere una rete ggiovane). Finito in seguito a una serie di segnalazioni sui tavoli della Feltrinelli, veniva quindi pubblicato in sottotono nell'ormai lontano 2007.
Sebbene non sia stato un fenomeno di culto, probabilmente anche per la copertina abbastanza essenziale e per l'assenza di un certo numero di buoni sentimenti comunque necessari nelle storie per adolescenti, deve aver comunque riscosso un certo successo, visto che l'autrice (di cui trovate una simpatica intervista qui ) si è potuta permettere di trasformare il romanzo in una trilogia.
La trama, in breve, è questa:
Una fumettara giapponese di cui non ricordo il nome ma che i fan chiamano Sensei, sta per concludere una serie manga durata anni. Per farla breve, diciamo che tratta di questo. La Sensei è una donna di cinquant'anni, single, assolutamente controllata e per di più astemia (il peggio del peggio insomma), con un ego da far invidia a Lady Gaga e che si considera l'equivalente di un Dio per i lettori delle sue storie. In una notte di luna piena, succede però il fattaccio. Sesshomaru (per comodità userò i nomi dell'anime) arriva incazzato come una belva e le racconta che ha dei poteri speciali e che quello che disegna si trasforma in realtà nel suo mondo. Quindi le ingiunge di riscrivere la storia, che lui non ha nessuna intenzione di passare la vita con l'umana a cui è stato accompagnato.
Lei gli risponde picche.
Seguono rituali in stile wikka, automutilazioni e sacrifici umani. Il tutto complicato da una side-story in cui Sesshomaru scopre per caso una studentessa un po' bruttina, reduce da un tentativo di stupro rituale, con gli stessi poteri della sensei.

Ora, fino al "picche" della sensei la storia filava alla perfezione (ovvero fino a pagina 10 del libro). Poi si capisce che è una fanfiction. Perché? Semplice.
a) Sesshomaru si rivela un coglione
b) Sesshomaru fa sesso praticamente nella scena seguente
Invece di prendere la fumettara e minacciarla di morte se non rivede immediatamente il suo lavoro, il demone le rivela tranquillamente che qualunque cosa accada lui non potrà comunque ucciderla. Che se lei morisse il suo operato diventerebbe irreversibile e lui finirebbe per doversi comportare, per non si sa quanto, come un pacioccone eroe salvaumani, invece del terribile assassino sovraumano che preferirebbe essere.
E glielo dice perché? Boh. Fondamentalmente perché lei fa la faccetta furba e gli dice "perché non mi hai ucciso subito se sei così incazzato? Hai bisogno di me vero?"
Maledette donne. Ci fregano sempre.
Ovviamente prendere la tizia, attaccarla a un muro, e cominciare strappandole una ad una le unghie dei piedi o un paio di denti per vedere se si convince a prendere in mano la matita da disegno non viene considerata un'opzione praticabile. L'autrice trova molto più ragionevole che un demone a cui fa schifo anche solo l'odore degli umani, uno spietato semidio per il quale uccidere una bambina equivale a liberarsi di una mosca,  decida di sedurla e di portarsela a letto (più volte, per diversi mesi) per convincerla ad agire. E non è che usa il sesso come ultima possibilità, quando ogni altra strada è stata eliminata. Macché. Ci va diretto come Rocco sui set in cui lo pagano meno.
Un'ottima idea, che funziona talmente bene che la sensei decide che lo ama e che deve fare di tutto per non perderlo.
Bel lavoro Sesshomaru! Si vede che sei un machievellico principe dei demoni eh!
E anche alla Manni la cosa deve essere sembrata un po' troppo cretina, tanto che per tutto il libro ripete a ogni piè sospinto che la visione del demone è limitata, che non capisce i sentimenti umani perché appartiene a un'altra specie, più un'altra serie di discorsi e giustificazioni che non spiegano però come mai se il demone non capisce i sentimenti umani non faccia altro che tentare di sfruttarli e non ricorra invece a un qualcosa che tutte specie del mondo comprendono: il dolore e il "fai quello che voglio sennò ti ritrovi con un paio di scarpe di cemento a camminare sul fondo dell'Hudson".
Ovviamente la spiegazione è semplice: non può farlo perché altrimenti la storia andrebbe a ramengo. Che va benissimo per quanto mi riguarda. Solo che qui è talmente evidente che c'è bisogno di una sospensione di incredulità francamente eccessiva.
Quello che separa un romanzo serio da un racconto tanto per, è il grado di coerenza interno alla storia. Se presenti un personaggio come un Hannibal Lecter (letteralmente: Sesshomaru si mangia proprio delle persone durante la storia), privo di compassione e incapace di comprendere gli umani poi non lo puoi fare agire come un personaggio random di Beautiful in preda a problemi ormonali.
In altre parole, la trama così com'è non sta in piedi. Spiacente, ma era da rivedere.

Altri punti negativi:
1) ma la descrizione continua a ridondante della bellezza e perfezione di Sesshomaru era davvero necessaria? Seriamente, a tratti avevo l'impressione di avere fra le mani un libro della Meyer...
2) ma la side-story della ragazzina aveva altre funzioni oltre a quella di fornire una scusa per il cliffhanger alla fine?
3) Wikka/satanismo/BestiediSatana/Amicoonline WTF?

Questo significa che il libro è brutto?
No, non direi. Anzi è perfino abbastanza carino. Ci sono scene di grande impatto. In modo particolare: tutte quelle che contengono tagli, sangue che sprizza, atti di cannibalismo ecc. Nota di merito per la caratterizzazione della sensei. Bella anche la descrizione di Yobai (Naraku), anche se qui si sente l'influenza del personaggio originario del manga. Interessante l'ambientazione in Giappone.

Opinione conclusiva: molto carente a livello di plot, ma in fondo siamo una generazione cresciuta a Nutella e Dragonball Z. Quindi where's problem? Se il seguito è sanguinario quanto il primo, lo leggo volentieri.
(in biblioteca)


edit. 05/09/12 --> Sopdet, il seguito

venerdì 9 marzo 2012

CVD




Non lo trovate divertente?

Forse perché non lo è.

Non crederci ma prepara lo spumante

Ogni tanto capita di scordarsi di avere cose in sospeso.Tipo quel giorno che arrivi tranquillo al bar e l'amico ti ricorda che gli devi ancora offrire il caffé da quattro mesi e pretende un cappuccino con pasta per far pari degli interessi. Oppure succede che saluti la donna con un sorriso smagliante e lei ti dice "sapevo che ti saresti scordato della mimosa" facendoti ricordare improvvisamente che l'8 marzo non è soltanto il giorno che segue il 7 e precede il 9.
(e può essere che l'ostilità alla mimosa sia in parte filtrata nel post di ieri, ma lasciamo stare)
In ogni caso, capita, come dicevo, di avere dei conti in sospeso e di non ricordarsene fino all'ultimo momento. Per questo devo ringraziare il Fatto Quotidiano, che pur non essendo il mio giornale preferito, ha un po' la stessa funzione di facebook quando devi ricordarti dei compleanni delle persone.
In altre parole, mi stavo scordando di questo:

Da una ventina d'anni gli italiani hanno un conto in sospeso con questo signore. E invece di finire in prescrizione come tutti i processi alla classe politica degli ultimi venti anni, questo processo potrebbe anche portare a una sentenza definitiva. Forse. Magari. Se non ci mette lo zampino l'amicone del giudice ammazzasentenze.
Io non ci credo, ma una bottiglia di spumante ce l'ho.

giovedì 8 marzo 2012

Quando Capitan Ovvio si porta a casa la giornata


http://qn.quotidiano.net/cronaca/2012/03/08/677902-otto-marzo-festa-donna-quote-rosa-statue-rosa.shtml
"Per essere competitive -ha aggiunto- le donne non hanno bisogno di quote rosa ma di asili nido, di aiuti per la famiglia e per sostenere il doppio peso che rende difficile la loro vita professionale"
Anna Maria Cencellieri, 8 marzo 2012
Mentre il Parlamento si affretta a dare il contentino annuale al fronte femminile varando la solita carta straccia in favore delle quote rosa, giunge inaspettata il ministro dell'interno con un annuncio talmente banale da essere rivoluzionario...

"fottenasega del Parlamento, se sono costretta a stare a casa perché nessuno può tenermi il figliolo"

E se le donne italiane si preoccupassero meno di ricevere le mimose e di organizzare cene uguali a tutte le cene del resto dell'anno, forse qualche risultato in più si otterrebbe.
Era una festa una volta, ora va a beneficio dei fiorai. E’ un giorno in cui le donne non lavano i piatti la sera e vanno fuori a mangiare la pizza, è una festa che non mi riguarda, non mi interessa, verso la quale ho un certo qual disprezzo e indifferenza
Grazie anche a Franca Rame.

Buon otto marzo a tutte,


mercoledì 7 marzo 2012

L'emendamento

Beh dai, stavolta ci avevamo quasi creduto...

http://www.repubblica.it/scuola/2012/03/07/news/scuola_saltano_le_assunzioni_il_pd_protesta_con_il_governo-31102776/


Cercasi Calamandrei urgentemente

Pronta la nuova legge elettorale in seguito a un accordo Pdl-Pd.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/07/legge-elettorale-accordo-pdl-pd-terzo-polo-bonus-sopra-penalizzati-partiti-minori/195801/
In pratica:
- entrano in parlamento solo i partiti che superano il 5%
- i partiti che superano l'11% prendono un bonus di seggi

Proporzionale alla tedesca una sega. Non facevano prima a mettere fuorilegge tutti i partiti che non sono attualmente in parlamento? O magari potevano scriverci che il 90% dei seggi vanno a prescindere a Pd e Pdl e che le elezioni si fanno per il 10% residuo.
Ma io non ce l'ho con i berlusconiani, vorrei che fosse chiaro. Chiedere a uno del Pdl di rispettare le minoranze è un po' come dire a tua zia che (forse) mica tutti quelli con i capelli rasta sono drogati. Io ce l'ho con questi fascisti travestiti da liberali (ma anche con i fascisti travestiti da ex-comunisti) che abitano nel principale partito avverso a quello di Berlusconi.
A pensare che sono gli eredi di gente che si oppose alla "legge truffa" del '53 viene da vomitare. Ma la legge truffa in confronto a questa proposta era un esempio di democrazia ateniese.
E stavolta non c'è Calamandrei a salvarci.

Per questa notizia inauguro una nuova categoria. Complimenti gente del Pd. Siete finiti direttamente in "fiji d'una m..."


martedì 6 marzo 2012

Darsi malati

Da...
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/05/cancellieri-fara-prove-forza-convengono-cota-pronte-compensazioni/195600/

"Non posso aderire a incontri in cui si discutano decisioni come quelle relative alla linea Torino-Lione: decisioni che non mi competono, che sono state via via assunte dalle istanze di governo responsabili e che hanno già formato oggetto, nel corso di parecchi anni, di molte discussioni e mediazioni"
Solo a me suona come un "scusa amore, ma oggi ho un mal di testa terribile"?
Comunque lo capisco. Sai che palle stare ad ascoltare un'oretta gente incazzata per i disastri ambientali? Molto meglio il pranzo in occasione dell'anniversario dell'ascesa al trono di Elisabetta II no?
Ecco quali sono i compiti di importanza vitale del nostro Presidente della Repubblica. Partecipare ai debutti in società.
E non state a scocciarlo su.

venerdì 2 marzo 2012

The Asimov's dark side

Che spesso si vive di pregiudizi è una verità riconosciuta. Pregiudizi come: "non andrò mai a mangiare il cinese! Non mi fido di quella roba che fanno!" Poi un giorno sei costretto ad andarci e scopri che i ravioli al vapore sono una delle cose più buone dell'universo conosciuto e che non smetteresti mai di mangiarli. Oppure come "non leggerò mai Jane Austen! Sono libri da donne" Poi un giorno prendi in mano Orgoglio e pregiudizio e ti riscopri a leggerlo fino a consumarne la copertina e a doverlo ricomprare.
Mi è successa (quasi) la stessa cosa con il libro che recensisco oggi:

Puoi anche essere figo, ma cameriere rimani (ndr)
Non so con precisione perché non avessi mai preso in considerazione il ciclo dei racconti dei vedovi neri di Asimov. Non posso dire che fosse sfiducia nei confronti di Asimov come giallista. I libri di Elijah Bailey, che ho letto con passione, ruotano tutti attorno a una indagine, però non sono ovviamente dei gialli canonici. Nel senso che l'aspetto fantascientico (o il love interest se prendiamo in considerazione The Naked Sun) rimaneva comunque predominante. La trama di questi racconti - mai fidarsi del retro dei libri, fra l'altro - presentava invece un impianto tradizionale: mistero/ricerca/soluzione. E io in genere odio i libri gialli, anche se forse questa definizione non è esatta.
Per essere più precisi odio i polizieschi e ogni altra storia gialla che si avvicina a quel genere. In particolare trovo assai fastidiose:
a) le scene del delitto, con l'eterna descrizione di particolari insignificanti e ripetitivi al solo scopo di nascondere l'indizio decisivo alla risoluzione del crimine. Lo faceva nonna Agata all'inizio del secolo scorso e continuano a farlo ai giorni nostri. La ... noia.
b) gli inseguimenti. Anche perché 9 volte su 10 la persona seguita non è colpevole, ma è introdotta dallo scrittore nel posto e nel momento sbagliato al solo scopo di depistare l'indagine.
c) le testimonianze shock e i lampi di genio che arrivano casualmente al momento giusto per la risoluzione dell'indagine;
d) l'approfondimento delle psicologie e dei fatti privati totalmente inutili ai fini della storia ma necessari ad allungare il brodo prima della fine.
Se ho molto apprezzato questi primi racconti dei vedovi neri è proprio perché tutti questi elementi non compaiono mai.
Trama: Asimov prende spunto da un club di New York realmente esistito, il Trap Doors Spiders (i Vedovi Neri, per l'appunto), per ambientare i suoi racconti gialli in un ristorante. I membri fissi del club sono sei: Geoffrey Avalon, Emmanuel Rubin, James Drake, Thomas Trumbull, Mario Gonzalo, Roger Halsted, diversi per carattere e attitudini. Ogni mese si riuniscono a cena nello stesso locale, serviti dall'ineffabile cameriere Henry Jackson, anch'esso considerato un membro ad honorem del club. A turno uno dei sei svolge il ruolo di anfitrione, con l'onere di pagare il conto e l'onore di guidare la seduta e scegliere l'ospite. Il settimo commensale, che varia di volta in volta, rappresenta l'elemento centrale della serata, essendo interessato direttamente o indirettamente al mistero del mese. In genere i Vedovi Neri si accapigliano sul caso, esaminandolo da ogni prospettiva e immaginando ogni possibile soluzione. A rivelarsi chiarificatore è però l'intervento finale di Henry, che giunge sempre per ultimo facendo notare un particolare decisivo ma talmente ovvio da risultare del tutto trascurato sia dai soci sia dal diretto interessato.  I casi proposti possono essere considerati come sciarade mentali, alla fine delle quali la sorpresa è il sentimento dominante.
In questo semplice meccanismo risiede gran parte del piacere della lettura.

La struttura del libro presenta però alcuni punti di minore efficacia.
Il primo, inevitabile, riguarda la mancanza di una trama orizzontale. I racconti sono stati concepiti essenzialmente come indipendenti e sono stati pubblicati su riviste diverse a distanza di anni l'uno dagli altri. Benché rivisti e rimaneggiati in vista di una pubblicazione collettiva, tale impostazione si sente.
In secondo luogo, la stessa semplicità a cui punta il finale, rappresenta un punto debole se il lettore riesce a cogliere l'elemento mancante della vicenda. A trame assolutamente impeccabili come Out of Sight (Nascosto alla vista) o The Obvious Factor (Il fattore ovvio), in cui il finale lascia veramente a bocca aperta, si contrappongono storie di minore impatto come Truth to Tell (A dire il vero) o Early Sunday Morning (Domenica mattina presto) in cui fin da subito si riesce ad intuire l'evoluzione della storia.
Terzo e ultimo fattore di debolezza, di cui però non si può incolpare l'autore, è il problema della traduzione. Alcuni racconti presentano giochi di parole non perfettamente riproducibili in italiano come Go, Little Book! (Vai librettino!), che tolgono parte del piacere alla lettura.
Il risultato è tuttavia più che gradevole.
Una piccola nota: c'è un particolare di questi racconti che non mi è piaciuto affatto e che lascia un gusto dolceamaro. Henry Jackson è indubbiamente il protagonista. Appare evidente come Asimov si diverta a raccogliere la crème de la crème degli intellettuali newyorkesi per far poi risolvere il mistero dall'apparentemente meno qualificato cameriere. Questa sensazione di incongruità tra il ruolo ricoperto e l'effettiva centralità nel racconto si presenta in praticamente tutti gli episodi. Gli ospiti chiedono invariabilmente spiegazioni sull'identità di Jackson e si stupiscono che venga considerato membro (anche se esterno) del club. Lo stesso Jackson si fa spesso carico di "scusarsi" dei suoi interventi e in qualche modo rivendica la sua estraneità di fondo alle attività del club. Tale tendenza raggiunge l'apice nell'ultimo racconto (Out of Sight ) in cui H.J. lancia un epitaffio ironico sulla categoria dei camerieri, ovvero che "il cameriere si nota solo se commette degli errori, mentre se è bravo risulta invisibile".
E questa qualità di invisibile permane nel procedere dei racconti. J. è fondamentalmente più sveglio degli altri membri del club e le sue qualità vengono riconosciute a più riprese. Tuttavia lui rimane comunque quello che serve la cena mentre gli altri mangiano e che porta via i bicchieri e sparecchia la tavola quando gli altri sono andati via.
E a questo punto tutto il rovesciamento di prospettive che Asimov prova a esprimere nell'affidare al cameriere il ruolo di solutore degli enigmi va a farsi benedire. Perché anche se lui è il più sveglio, continua comunque a spazzare la sala mentre quelli si mangiano gli arrosti.
Ovviamente tutto ciò è inevitabile. Jackson non potrà mai mettersi a tavola insieme agli altri (a meno che non avvenga negli altri racconti che non ho letto, ma ne dubito), altrimenti si perderebbe il senso dell'ambientazione e tutta la struttura narrativa svanirebbe. E forse a J. non andrebbe nemmeno. Magari vive benissimo con la moglie e i figli e la sera si fa quattro risate sorseggiando un succo di frutta mentre racconta alla bimba di come sono stupidi i tizi a cui serve da mangiare. Oppure è sinceramente affezionato ai membri del club e si diverte immensamente a fare solo "l'ospite esterno". Oppure non gliene frega niente di niente.
Però cavolo, che a nessuno venga in mente che forse un tipo del genere sia un tantino sprecato a servire ai tavoli fa un po' incazzare. E dategli un agente cazzo!

giovedì 1 marzo 2012

La politica fatta su facebook

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02/29/cosa-aspettate-dalla-germania-futuro-merkel-chiede-cittadini-internet/194673/

Ho letto questa notizia e mi sono magicamente apparsi gli autori dei commenti...

"La salute prima di tutto!"
300

... a colloquio con la Merkel per parlare del futuro della Germania.
Ho capito che non sono ancora pronto per la democrazia di internet.