venerdì 16 marzo 2012

Chiude il Riformista. Chi?

Fra le reazioni sgomente e attonite di chi non aveva assolutamente idea che un giornale chiamato "Il Riformista" esistesse, giunge la notizia della sua imminente chiusura.
Benché un embè? sia ovviamente la risposta più corretta ed efficace per trattare l'argomento, le dichiarazioni del direttore Macaluso meritano di essere commentate.

 "Il giornale chiude per colpa dei tanti finti giornali che percepiscono gli aiuti destinati ad altri, e perché non ha sponde politiche", ha spiegato il direttore editoriale Emanuele Macaluso secondo quanto riportato da Italia Oggi.
Ora, facciamo un piccolo riassunto dell'attività de Il Riformista. Secondo quelli di Articolo 21 ha una diffusione di 3.000 copie vendute in edicola e 7.000 in abbonamento. Secondo la Treccani ne dichiaravano 12.000 nel 2006.
Sono tante o poche? Considerate che Libero vende 105.000 copie al giorno. Ora chiedetevi: "quante persone conosco che leggono Libero?" Ora dividete il numero per 10 e otterrete il numero di lettori de Il Riformista. Se state andando in tilt, forse è perché è impossibile dividere lo 0.
Quindi, signor Macaluso, non le viene in mente che forse, dico forse, se chiudete non è colpa di una qualche congiura massonica volta a togliervi i finanziamenti statali? Non sarà che il vostro giornale fa un po' schifo?
No perché, avete mai sentito di un bar costretto a chiudere perché altri bar gli sottraggono i finanziamenti pubblici? Avete mai sentito di un pescivendolo fallito perché privo di appoggi politici?
Io ho sentito di bar chiusi perché sembravano il garage di mio nonno e di pescivendoli falliti per colpa del supermercato vicino che vendeva le orate alla metà del prezzo.
Ma al direttore Macaluso nemmeno viene in mente che forse, per sopravvivere sul mercato, bisognerebbe conquistare il pubblico. Perché, io cittadino che de Il Riformista mi frega quanto dell'urbanistica assira, dovrei finanziare con le mie tasse un giornale che leggono 12.000 persone scarse? Se lo finanzino da soli.
Se non vendi quello che scrivi, ci sono due possibilità: o sei un Dostoevskij del giornalismo politico italiano e il pubblico non è abbastanza maturo per capirti (e in quel caso ti ritiri a vita privata e offri i tuoi servigi ai pochi illuminati disposti a seguirti ad altissimo prezzo) oppure semplicemente quello che scrivi non interessa a nessuno.
E perché dovrei pagarti per scrivere cose che non interessano a nessuno?
Ma l'editoria è in crisi. I giornali cartacei non vendono più. Senza il sostegno dello Stato non stai sul mercato ecc. ecc. ecc.
No.
Il Fatto Quotidiano sta sul mercato benissimo senza farsi finanziare da nessuno. Scrive stronzate? Bene, non lo compri. Ma non è che pur non comprandolo lo devi pagare lo stesso perché ti prendono i soldi dalle tasse.

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