lunedì 30 aprile 2012

Anticaccia

Ogni tanto qualcuno (questo fine settimana lo ha fatto la Litizzetto da Fazio) tira fuori il discorso dell'abolizione della caccia. Mi trovo sempre in imbarazzo quando succede, perché in genere proviene da quella che è la mia parte politica (sinistra-ecologisti e quanti altri), solo che a me sembra una cazzata.
Perché?
Quelli che si oppongono alla caccia, appartengono in genere a tre categorie:
1) vegetariani-animalisti;
2) gente a cui stanno sul culo i cacciatori;
3) gente che sostiene l'inutilità e la barbarie della caccia in un mondo industrializzato pieno di allevamenti.
Delle tre posizioni, la 1) è senza dubbio la più comprensibile. Per quanto mi riguarda, dal punto di vista di "uccidere un essere vivente" trovo poca differenza tra ammazzare un vitello o un cavolfiore, però se una persona ha lo scopo di proteggere gli animali deve per forza essere contro alla caccia. Non fa una grinza.
A suscitare la mia perplessità sono però le posizioni 2) e 3).
Chiaramente i cacciatori stanno sul culo. Questo è poco ma sicuro. Difficile trovare simpatica gente che:
  • gira armata;
  • odia i raccoglitori di funghi;
  • invade spesso case e giardini privati per inseguire i fagiani;
  • vaga per i boschi con fuoristrada da Guerra del Golfo distruggendo le strade bianche.
Detto questo, è però sufficiente a chiedere l'abolizione per legge? Secondo me no. Anche perché diciamocelo... quante categorie di persone andrebbero abolite per legge? Vi faccio un esempio: vi è mai capitato di guidare la macchina per una strada piena di tornanti e trovarvi di fronte tre ciclisti che procedono affiancati e che ti mandano affanculo se provi a lampeggiargli  i fari?
A me succede praticamente sempre, ma non è che mi metto a raccogliere le firme per proibire il ciclismo sul territorio nazionale. Questo perché immagino che esistano anche ciclisti seri che viaggiano in colonna, segnalano le svolte e se devono scaracchiare lo fanno dal lato destro della strada, invece che sulla mia macchina.
La posizione 3) è invece quella che mi suscita il LOLWUT? più grosso. Riprendendo le testuali parole della Litizzetto:
"ma la quaglia non puoi andartela a comprare al supermercato? Non puoi mangiarti il pollo come fanno tutti?"

Ecco, francamente non capisco dove sia la differenza. Perché, non è che la quaglia del supermercato la compri viva. Mica te la fanno con la soja e l'erba di campo la quaglia del supermercato. E' sempre una quaglia. Il giorno prima vagava (oppure era rinchiusa in gabbia, a seconda degli allevamenti) becchettando tranquilla e il giorno dopo la uccidono su un reticolato elettrico per incartartela e fartela comprare. Quindi dov'è la differenza?
Sarò io che sono strano, ma non riesco a vedere perché se mangi un animale ucciso da un altro sei un figo al passo coi tempi mentre se mangi un animale che ammazzi te sei un barbaro retrogrado e sanguinario.
Sarò io che sono strano, ma non vedo differenze tra la quaglia di allevamento e quella che vive nel bosco. A parte il fatto che quella del bosco può scappare, mentre quella di allevamento no.

"Ma ai cacciatori piace sparare"

Vero. A me invece non piace e non mi piacciono nemmeno i fagioli bolliti.
Aboliamoli!

venerdì 27 aprile 2012

Errata corrige

Mi segnalano dalla regia che nel post di ieri ho scritto una cappellata. La moglie della storia 4) non tradisce il marito con Antonio Albanese (con cui però sta per andare a letto) ma con Riccardo Scamarcio.
Siccome non voglio essere accusato di avercela con Scamarcio, ci tengo a precisare il motivo della dimenticanza: svolge nella trama una funzione talmente accessoria e trascurabile da essere praticamente dimenticabile all'istante.
Se non sei donna.

Comunque credo di capire il motivo dell'inserimento nel cast. L'attrice è andata da W.A. e gli ha detto: "ma come, il marito lo fai andare con la Cruz e a me appiccichi Albanese? Ma questo è maschilismo! Voglio il bellone pure io!"
E da qui Scamarcio.

Precisazione fatta.

giovedì 26 aprile 2012

To Rome with Love

To Rome with Love è l'ultimo film di Woody Allen con Benigni.
E' più o meno tutto quello che c'è da dire.

Woody Allen fa le faccette buffe (ndr.)
Immagino però che come recensione sia un po' troppo corta. Ok, vedrò di impegnarmi di più.
Era da un po' di tempo che non andavo a vedere un film di Woody Allen. Più o meno per lo stesso motivo per cui non fa piacere andare a trovare la anziana zia malata di alzheimer. Sembra la stessa persona, parla come la persona che era, si muove anche allo stesso modo, poi dice qualcosa e capisci che non ci sta più con la testa. E ti dispiace, perché tu ricordi tutta un'altra cosa e mica è bello smentire i ricordi. Però era sabato sera, uscivamo dal cinese e... beh, gli hanno fatto una pubblicità che nemmeno alla messa del Papa. E poi Benigni è stato da Fazio. Chi siamo noi per contestare quelli che vanno ospiti da Fazio? Mica saremmo diventati fascisti, che non vogliamo più andare a vedere quello che ci consiglia Fazio?

La trama: il film si apre con un vigile che annuncia che a Roma di storie interessanti ce ne sono a bizzeffe e che lui è pronto a contartene delle belle. Lo spettatore sbarra gli occhi e viene preso dal tremito. Ma non è un inizio talmente sfruttato e banale da essere quasi vomitevole nella sua leziosità? Poi si rilassa. Quello è un film di Woody Allen. E Woody Allen è un regista figo. Mica inizia i film in modo dozzinale lui. Lui è un artista. Al massimo si tratterà della citazione di un luogo comune. Magari è una citazione all'interno di una citazione che strizza l'occhio allo spettatore che sa che si tratta della citazione di un incipit dozzinale e stantio con cui Woody Allen sta prendendo in giro se stesso.
Sarà...
Comunque le storie narrate sono quattro:
1) Alec Baldwin è un architetto di grido in visita al quartiere di Roma dove abitava da studente. Mentre gira per le stradine incontra un giovane di nome Jack, di cui diventa il nume tutelare (nel senso che appare a casaccio come il genio della lampada e nessuno riesce a vederlo) mentre quello si innamora e rischia di lasciare la ragazza per una fatua attrice spuntata fuori dal nulla.
2) Allen è un produttore d'opere americano che "precorre i tempi" aka "le opere dirette da lui fanno cagare" in visita alla figlia che sta per sposarsi con un italiano. Dopo aver scoperto che il padre del futuro sposo ha una voce alla Pavarotti ma che riesce a cantare solo sotto la doccia, mette su una versione dei Pagliacci in cui il protagonista si lava in scena per due atti.
3) Benigni interpreta Leopoldo Pisanello, un noioso tizio qualunque che si ritrova famoso senza sapere il perché. Segue il viaggio attraverso le seduzioni e i disagi della fama.
4) Antonio ha appena trovato lavoro a Roma, dove si trasferisce con la "da poco" moglie Milly. Dopo una serie di disavventure finiscono a letto lui con Penélope Cruz e lei con Antonio Albanese.

Forse anche questa breve descrizione è sufficiente per suscitare un dubbio: questo film era veramente necessario? Secondo me no.
Intendiamoci, non è che mi sia dispiaciuto spendere gli ennesimi 7 euro e mezzo per vedere Woody Allen. Purtroppo è uno di quegli attori che si ama o che si odia. Nel senso che se ti piace come recita, puoi anche andarlo a vedere mentre fa le smorfie di espressione per un'ora e mezzo ed essere contento lo stesso. Lo stesso vale per Benigni o per Albanese (mentre la Cruz la apprezziamo per altri motivi), ma resta il punto fondamentale che di per sé il film non ha alcun senso.
Le 4 storie si succedono senza un filo conduttore né alcun legame apparente. Si può individuare un tema comune riguardante l'insidia della fama, che da una parte seduce e dall'altra respinge e provoca disastri, però per come viene trattato mica c'era bisogno di mettere su un cast a 5 stelle: bastava pure un telefilm di Hannah Montana (spero si scriva così, non ho voglia di controllare su wikipedia). Dalle recensioni che ho letto ci dovrebbe essere perfino un qualche riferimento al modo di narrare del Decameron ma, francamente, se questo legame esiste davvero io non l'ho notato.
Insomma, grandi attori messi al servizio di un B-movie, questa è l'impressione prevalente. Quanto poi il tono da B-movie sia voluto e ricercato lo sa solo Allen, ma già il fatto che non si capisca se il regista ci fa o ci è basta a decretare il pollice verso.

Conclusione: da vedere se vi piacciono Benigni e Allen che fanno le faccette buffe. Altrimenti è appena uscito "The Avengers" che, non per dire, è scritto da Joss Whedon.

mercoledì 25 aprile 2012

martedì 24 aprile 2012

Troppo presto

Mal di testa. Il primo bus ha fuso il motore e ci ha lasciato a piedi. Con il sostitutivo abbiamo trovato un incidente in superstrada e siamo stati in fila un quarto d'ora. Sono entrato a lavoro con 30 minuti di ritardo.
Piove.
E sono solo le 8 e 35.
Troppo presto.

lunedì 23 aprile 2012

Quelli che... quest'anno il mio voto non lo prende nessuno.

Le votazioni in Francia mi hanno fatto venire in mente quelle di casa nostra. Dopo i numerosi annunci di scarsa affluenza al voto e le analisi sul declino della politica, arrivano le votazioni e l'80% dei francesi si recano all'urna. Se poi si considera che esiste un 15-20% della popolazione che abitualmente non si interessa di politica e che nei sondaggi si classifica come "indecisa" anche se gli chiedi se preferiscono il verde o il blu, si capisce bene che tutti quelli che avrebbero avuto interesse al voto sono effettivamente andati ai seggi.
Tutto ciò mi fa venire in mente i votanti di casa nostra.
Praticamente ogni anno si vota per qualcosa (comunali, provinciali, regionali, politiche, europee) e praticamente ogni anno sento tot persone proclamare...
quest'anno non ci vado a votare
non voto nessuno, tanto sono tutti uguali
e che ci vado a fare? Ci prendono per il culo e basta!
Solitamente, ti guardano anche con un misto di sarcasmo e stupore quando gli dici che tu invece hai intenzione di andarci. Fai anche la figura di quello illuso che ancora crede nella democrazia.
Poi il giorno delle elezioni arriva veramente, e si scopre che vanno a votare tutti, pure quelli che il giorno prima spergiuravano che non ci sarebbero andati neanche morti.
Interrogati sul perché, in genere si inquadrano in queste categorie:
a) il fazioso - "guarda, non ci volevo andare, ma sennò vinceva X". Alla base di questa motivazione sembra ci sia la convinzione che il voto della persona comune valga 1, mentre il voto del fazioso abbia valore 1.000.000. Da che ne consegue che la sua mancata presenza al seggio basti a far vincere lo schieramento avversario. Potrebbe sembrare leggermente antiscientifico ma pazienza.
b) il qualunquista - "non ci volevo andare perché sono tutti uguali. Ma alla fine ho votato per X. Quanto meno lui rompe le palle agli altri". Da che se ne dedurrebbe che non sono effettivamente tutti uguali, visto che almeno X sarebbe diverso. Il qualunquista però del principio di non contraddizione se ne frega e per lui X è al tempo stesso uguale e diverso.
c) il partigiano - "non ci volevo andare, ma lo sai che..." segue una concione di 60 minuti sul suo nonno partigiano e su tutti quelli che hanno perso la vita per darci il diritto di voto. Cosa su cui si può anche essere d'accordo, ma non si capisce perché faccia a te quel discorso che a votare ci volevi andare anche prima.
d) il metereologo - "non ci volevo andare, ma vabbé: era brutto tempo", affermazione fatta solitamente quando il termometro segna i 35° e la campagna soffre per la siccità.
e) il conformista - "non ci volevo andare, ma alla fine ci andavano tutti", non fa una piega.
f) il furbo - "alla fine ci sono andato perché il voto è un dovere, ma l'ho data in bianco". Seguono due possibili reazioni: o cade nel panico oppure ti accusa di essere un bugiardo quando gli spieghi che i voti bianchi vengono ridistribuiti in percentuale fra tutti i partiti.
g) il furbo parte 2 - "alla fine ci sono andato perché il voto è un dovere, ma l'ho annullata". Solitamente è il furbo dell'anno precedente che ha capito come funziona. In genere la scheda presenta un BUFFONI scritto a caratteri cubitali ma ci sono anche dei virtuosismi quali:
  • inserire una citazione latina
  • voto a persone defunte e/o del mondo dello spettacolo
  • voto dato a personaggi dell'immaginazione, come Peter Pan, Ercole, Topolino o Berlusconi
  • inserimento di una fetta di salame e/o mortadella a seconda delle regioni geografiche
Ovviamente mentono.
Le motivazioni addotte sono tutte scuse per mascherare una semplice verità: votare è divertente.
Intanto c'è la sensazione di un rito collettivo. Un po' come la messa, solo che è laico e quindi possono partecipare tutti. Entri, saluti gli scrutatori, il presidente di seggio ti chiama per nome (cosa che fa sempre piacere perché ti senti parte della comunità), ecc. Alcuni ci vanno appositamente per farsi timbrare la scheda in modo da fare a gara con quelli fuori. "Ma tu ce l'hai il referendum del 2004?" "No, però sono andato alle europee del 2002" "Vabbé, io ho quello delle amministrative del 1999" "Figo!!". 
Insomma, tutte cose che Gaber ha spiegato meglio qui:


In secondo luogo è l'altro momento (insieme alla festa dei morti) in cui tutto il paese si riunisce. Ho visto famiglie intere, che magari non si vedevano da mesi, trovarsi davanti al seggio. Inoltre puoi chiedere informazioni e pettegolezzi. Ma X è venuto? Ma quella chi è? Ma quello è il cugino che stava con la moglie del fornaio? Ma la moglie di Caio ora vota nella 4 perché è tornata con...? ecc. ecc.
Ma soprattutto... non votare ti impedisce di partecipare al vero sport nazionale italiano, che non è il calcio, ma la critica e la disamina della situazione politica. Se non voti non appartieni a nessun partito e quindi non puoi dire agli altri: "voi fate male, noi siamo meglio". Se non voti non hai squadra e se c'è una cosa che gli italiani amano è far parte di una squadra che si contrappone a un'altra.
Chissà se vale anche per i francesi...

venerdì 20 aprile 2012

Suicidio politico

Ok, non ho voluto parlare fino ad ora della Lega per il semplice motivo che mi annoia. Tutti a urlare e a gridare allo scandalo perché hanno comprato a Renzo Bossi la laurea. Intendiamoci, mi sta altamente sul culo che i miei soldi di cittadino vengano impiegati in questo modo ma... dov'è la novità? Davvero c'era qualcuno che pensava che dopo aver dominato per anni i palazzi romani a fianco di Berlusconi, i vertici della Lega fossero degli stinchi di santo? Dài su. Mica passi dal chiamare qualcuno "mafioso di Arcore" al votargli il Lodo Alfano gratis.
Che poi, obiettivamente, vogliamo veramente considerare lo sperpero di denaro pubblico come il problema più grosso della Lega? Stiamo parlando di un partito fatto di gente che si veste da Asterix, si crede erede dei celti, e divinizza un'ampolla di acqua del Po'. Ma è chiaro che l'esistenza stessa di tale partito comporta già in partenza uno spreco di denaro pubblico.
Oggi tuttavia ho letto qualcosa che mi ha sconvolto. Perché Bossi si è lanciato in una dichiarazione che nemmeno il B. degli anni migliori avrebbe mai osato, ovvero:
“Si fa fatica a configurare un reato in tutte le cose dette. I soldi – ha aggiunto – non sono quelli dello Stato, ma sono quelli delle tessere dei militanti e dei soldi della Lega, la Lega può fare quello che vuole”

Non si era mai visto un leader di partito che, in un comizio pubblico, dicesse ai suoi elettori: "tranquilli, non c'è nessun reato. Mica abbiamo pagato l'affitto a Calderoli con i soldi dello stato. Per farlo abbiamo usato direttamente i vostri".
Ora, io non so giudicare esattamente il livello di stupidità dell'elettore leghista, ma francamente se il leader del mio partito mi dicesse che ha usato i soldi della mia tessera per far vivere Calderoli (che per la cronaca è questo signore qui) in questo posto qui, mi incazzerei alquanto.

Forse faceva più bella figura a dire che aveva preso i soldi a Roma ladrona, no?

Illusa

Ho una collega che ha appena preso una gatta in casa. E' da stamattina che ne parla e ancora non ha smesso. Ogni tanto lascia cadere una frase tipo:

- speriamo vada tutto bene;
- è in prova;
- se non succede niente questo fine settimana la teniamo...

Povera illusa. Crede davvero di essere lei a decidere. Ancora non ha capito che è la gatta ad aver adottato lei e che la userà come vuole per tutto il tempo che ne avrà bisogno.
I gatti sono l'unica specie che ha capito come sottomettere le altre senza che se ne accorgano.

giovedì 19 aprile 2012

L'arco costituzionale

Prossimamente dovremo pure affrontare il problema del voto. A chi darlo? La cosa interessante è che i partiti italiani sono d'accordo su una cosa: a tutti ma non a Grillo.

Da un certo punto di vista il problema non si pone nemmeno, visto che Grillo non è candidato. La cosa di per sé non mi piace. Ho sempre pensato che se un tizio vuole far politica e crea un movimento, la prima cosa da fare è prendersene anche la responsabilità. Troppo facile starsene fuori dei giochi a fare il guru, mandando avanti altri a prendersi i pesci in faccia al posto tuo.
D'altra parte se si fosse candidato l'avrebbero accusato di brigare per avere poltrone e di fare "come tutti gli altri".
In ogni caso, quello su cui volevo riflettere non è tanto il "votare o non votare Grillo", ma su quanto sia eccezionale che lo stesso problema di votarlo o meno esista sul serio. Che gente, francamente, in quale altro paese votare il movimento di un tizio che ha sostenuto per anni che una palla di plastica dentro a una lavatrice potesse veramente lavare i vestiti come un detersivo, sarebbe un'alternativa presentabile?
In quale altro paese la frase "mandate al governo noi, che tanto peggio di quelli che ci sono già non possiamo fare e almeno non rubiamo" basta, da sola, a prendere il 7% dei voti?
Il fatto stesso che l'intero arco costituzionale, da Vendola alla Lega sia pronto a dichiarazioni di fuoco nei confronti del M5S fa capire a quale punto di degrado della scena politica siamo arrivati. Perché è veramente un brutto giorno quello in cui Matteoli, D'Alema, Ferrara e Vendola si trovano d'accordo su qualcosa.
Fra l'altro sbagliano anche tattica. Da che mondo è mondo, far dire a D'Alema che si oppone a qualcosa è il sistema migliore per garantirne il successo. Un po' come far inserire un romanzo nell'Index librorum proibitorum della Chiesa cattolica.

mercoledì 18 aprile 2012

Ma quanto ci fracassano le palle?

Da che mondo è mondo è risaputo che se la gente si facesse i cazzi suoi le cose andrebbero meglio. I parlamentari italiani però ci tengono a ribadirle certe cose e, come se non avessero altre cose da fare tipo... salvare il paese dalla crisi economica più grave da un secolo, colgono l'occasione per rompere per l'ennesima volta i coglioni ai tizi che vogliono scopare in pace.


In pratica funziona così. La donna non prende la pillola. Sei stronzo e fai sesso senza preservativo. Sei ancora più stronzo e non riesci a fare in tempo il salto della quaglia. Invece di ammazzarti in autostrada per correre al pronto soccorso a prendere la pasticca del giorno dopo, vai in farmacia (magari il giorno dopo) e compri il suddetto prodotto. La ragazza prende la pillola che blocca gli ovuli per cinque giorni. In quei cinque giorni i tuoi spermatozoi muoiono (che mica sono Highlander) e il mondo viene salvato dal sovrappopolamento.
Ovviamente non è che in Italia potevamo fare come negli altri paesi. Vedi mai che la gente potesse fare una cosa tanto banale come entrare in un negozio e comprare un prodotto. Eh no. Sei italiano e hai il Papa. Quindi prima di comprare questa pillola ti fai pure un test di gravidanza.
D: La pillola influisce sulle gravidanze in atto?
R: No.
D: Il test fa vedere l'esatto istante in cui uno spermatozoo entra in un ovulo?
R: No. Mica è un microscopio elettronico eh.
D: Quindi a che serve?
R: A niente. Serve solo a rompere le palle alla gente e a mettere in imbarazzo le ragazzine di 15 anni che magari non hanno tanta voglia di far vedere il proprio test di gravidanza (su cui ricordo che si deve pisciare) a un farmacista cinquantenne.

Però non è ancora abbastanza per un gruppo di parlamentari di mezza età che per scopare devono partecipare ai festini di certe ville. Eh no. Bisogna bloccarli alla frontiera questi prodotti.

Ma andare a fanculo no? 

martedì 17 aprile 2012

Coccodrilli

Piermario Morosini (Bergamo, 5 luglio 1986Pescara, 14 aprile 2012) è stato un calciatore italiano, di ruolo centrocampista. - http://it.wikipedia.org/wiki/Piermario_Morosini

Il calciatore in questione è morto sabato 14 aprile alle 16:45. Ora vorrei far notare una cosa:



Cioè, vogliamo parlare del fatto che meno di 5 ore dopo c'era già gente che aggiornava la pagina di wikipedia con la data di morte?
E non è che Morosini fosse poi conosciutissimo. In pratica chiunque sia almeno un po' famoso è certo che centinaia di persone tengono in ogni momento il pc a portata di mano pronti a segnare l'esatto momento in cui schiattano. A me sembra alquanto inquietante la cosa.

lunedì 16 aprile 2012

Vogliamo i nomi

Quando lo scorso sabato mattina mi sono alzato, avevo già deciso di farmi del male. La pioggia c'era, la donna mio ostaggio per il finesettimana pure, la pizza al taglio mi aspettava al solito posto, tutto il mondo cospirava, insomma, per farmi andare al cinema a vedere un film deprimente.
Così ci sono andato.

Se vi eravate dimenticati del perché la polizia vi sta sul culo... (ndr.)

Era il lontano luglio 2001. Sono passati quasi 11 anni ormai. Il mondo era... vabbé faceva schifo come oggi, solo che mi sembrava meglio, che avevo 14 anni e il mio problema più grosso era finire il libro di esercizi di aritmetica per le vacanze. Le Torri Gemelle erano ancora in piedi,
nessuno sapeva un cazzo di chi fosse Bin Laden e l'Iraq e l'Afghanistan erano ancora dittature pacifiche, invece di democrazie guerresche. Noialtri andavamo a scuola, avevamo visto le prime assemblee alle superiori e parlavamo della Nestlé che affamava il sudamerica con il latte avariato, dell'ingiusta distribuzione delle ricchezze nel mondo e della Monsanto che vessava i contadini dell'indocina con semi di soja transgenici.
Da allora il mondo è cambiato. La Nestlé infatti... vabbé, però la Monsanto... ok niente, comunque... ok andiamo avanti.
Al tempo (non so se vi ricordate) Internet non esisteva. O meglio c'era, ma il 98% della popolazione andava col 56k e toccava disabilitare le immagini per far caricare le pagine. Il Supernintendo era la figata ultimo grido e Holly e Benji ancora non avevano vinto i mondiali.
In quel mondo lontano 11 anni, cresceva il movimento no-global che protestava per tutte le cose sopra, più le solite altre cose per cui protestano i giovani, gli studenti, gli operai e, in breve, tutte quelle categorie che possono vantare una forza contrattuale pari a quella di un vaso di gerani sotto al sole di luglio.
Il paragone è esatto, che era davvero luglio, quando i grandi della Terra giunsero a Genova per riunirsi in assemblea e il popolo no-global scese in piazza per protestare. 
Quindi successe quello che è sempre successo in qualsiasi manifestazione di popolo priva di un servizio d'ordine degno di questo nome. Qualche centinaio di tizi si mise a tirare molotov e a spaccare vetrine. La polizia gridò "evviva!" e iniziò a caricare a ufo tutto quello che vedeva tranne ovviamente quelli con le molotov, che mica vuoi prenderli davvero no? Questo solo il primo giorno.
Il giorno dopo, il 20 luglio 2001, muore un ragazzo durante gli scontri tra polizia e manifestanti. No scusate. Vedete che ci casco pure io? Non "muore". Viene ucciso.
Sì, così è meglio.
Su questa storia ci sono state una serie di ricostruzioni più o meno credibili, più i tradizionali tentativi di depistaggio delle nostre forze dell'ordine. In ogni caso Carlo Giuliani resta un morto nostro. Di quelli della mia generazione. Così come Pinelli lo è stato per quella dei nostri genitori.
Il film però non parla di questo. Narra infatti gli eventi del giorno seguente, l'ultimo del G8 di Genova. La notte del 21 luglio 2001, un centinaio di agenti fecero irruzione nella scuola Armando Diaz e nel vicino istituto Pascoli del quartiere Albaro di Genova. Con la scusa di effettuare una perquisizione, un centinaio di adulti armati di scudi, corazze e manganelli, sfogarono la rabbia accumulata in tre giorni di G8 su 93 ragazzini inermi, mandandone una gran parte all'ospedale con lesioni gravi o gravissime e arrestando i rimanenti, per poi torturarli psicologicamente e fisicamente nella caserma Bolzaneto.
Qui però non parliamo della scuola Diaz. Parliamo del film. Cosa possiamo dire su questa ricostruzione?

Lati positivi: il regista sa il fatto suo e si vede. Dopo una breve introduzione, va dritto al sodo, dedicando almeno un'ora di film a illustrare con cura le percosse e i traumi subiti dalle vittime. Di questi 60 minuti, 10 sono più che sufficienti a far piangere Quentin Tarantino dall'invidia e noi per la consapevolezza che non è Bastardi senza gloria: è tutto vero.

Lati negativi: i nomi. Francamente, ci siamo rotti le palle delle ricostruzioni accurate delle cose ma non delle persone. Vengono chiamate con il loro nome 2 delle vittime, ma dove sono i colpevoli? Chi sono i colpevoli? Boh. Niente. Non viene nominato un solo membro delle forze dell'ordine, né fra gli esecutori, né fra gli organizzatori. Non viene nominato il capo della polizia, né il ministro dell'Interno, né un certo vice-presidente del Consiglio che girava da quelle parti. E allora i casi sono due:
1) "Ho voluto concentrare l'attenzione sulle violenze degli agenti, prima che sulle persone singole. Mi interessava dare l'idea che c'è qualcosa di sbagliato nell'organizzazione delle forze dell'ordine"
Beh, caro regista, grazie del pensiero, ma non ce ne fregava un cazzo. Sai perché? Perché già lo sapevamo. Come diceva un tizio che conoscevo "dire che la polizia picchia, è come dire che l'acqua bagna". Hai scoperto l'acqua calda.
2) "Questo è solo una fiction, non vuole essere un documentario storico"
Beh, caro regista, allora potevi girare Elisa di Rivaombrosa parte XX. Ci sono un sacco di signore anziane orfane di Fede da consolare.

Detto questo, vi consiglio di andarlo a vedere. Ogni tanto ricordare un po' fa bene.

sabato 14 aprile 2012

Ossimori

Capisco che si voglia imitare Vendola, ma qui si esagera:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04/13/bologna-manifesti-fascismo-liberta-strada-autorizzati-comune/204195/

Fascismo e Libertà? Bello. Ma secondo me si può fare meglio. Propongo:
PCC = Partito dei Comunisti Capitalisti
AEC = Alleanza Ecologisti per il Cemento
SAC = Sindacato degli Anarco-Carabinieri

Altro?

giovedì 12 aprile 2012

Censura cinese

Quando, aprendo la posta, ho letto la notizia di yahoo non ci ho creduto. Quindi sono andato a ricercarla sul sito di un giornale serio: Vanityfair. Sembra che sia successo davvero:

In realtà la cosa non mi suscita nessuno scandalo. Nel senso che non mi stupisce affatto che un governo dittatoriale censuri cinema e televisione, basta vedere il caso dell'Italia.
Interessante però è la motivazione. Cito testualmente:
"Vista la potenza realistica del 3D", si legge nel comunicato della Sarf, "temiamo che gli spettatori allunghino le mani per cercare di toccare e, in questo modo, finiscano per disturbare la visione degli altri presenti in sala. Per evitare ogni possibile controversia tra gli spettatori e nel rispetto dell'armonia etica e sociale, abbiamo preferito tagliare le scene di nudo"
Ma seriamente i cinesi allungano le mani nell'aria per tentare di toccare le tette alla Winslet? E che sia un fenomeno talmente di massa da impedire agli altri spettatori di vedere il film?
E anche se fosse vero, ma le agenzie governative cinesi non si preoccupano di far passare i propri cittadini per un braco di allupati senza controllo?
Se fossi cittadino cinese sporgerei denuncia.
Ah già... la dittatura. Ops.

mercoledì 11 aprile 2012

Salveremo Kennedy? ... 22/11/63

Innanzitutto un discorso serio. Fra quelli della mia generazione, Stephen King è un po' il Vasco Rossi della letteratura. In altre parole esiste un movimento di lettori (che ormai è un po' mainstream - cit. necessaria) che lo considera di bassa qualità perché:
a) vende troppo;
b) piace anche a quelli che leggono Twilight quindi fa schifo.
Il punto b) evito di prenderlo in considerazione. Il punto a) necessita invece di una riflessione più ampia. Ci sono infatti delle persone che hanno molti problemi con quella che viene comunemente definita "letteratura da intrattenimento". Giudicano cioè poco significativi i libri che presentano l'unico scopo di farti passare qualche ora rilassante (specie su un divano morbido in una domenica pomeriggio piovosa con il sottofondo di un film di Italia 1) ritenendo invece doveroso che la lettura sia in qualche modo edificante e formativa.
A tutti costoro mi sento di dire in modo forte e chiaro: che palle.
Perché il punto è proprio quello. King è l'equivalente letterario di Mission Impossible 1-2-3-4. Non è che l'autore non affronti tematiche anche interessanti (l'orrore che si nasconde nella routine delle piccole città; un certo rimpianto per l'epoca d'oro degli Usa; l'amore per la letteratura e l'insegnamento - se proprio vogliamo elencarne qualcuna) ma è un po' come ritenere che Tom Cruise si butti dai grattacieli e arrivi a un soffio dal farsi tagliare la gola da una pala da elicottero per denunciare la scarsa trasparenza delle relazioni politiche internazionali.
I libri di King hanno da sempre due obiettivi principali: divertire il pubblico (spaventandolo o meno a seconda dei casi) e far fare al loro autore un casino di soldi.
Non vi piace perché commerciale? Beh, sappiate che state implicitamente disprezzando anche Dumas e Dickens. Pensateci.
Veniamo adesso ad affrontare l'ultima fatica (vabbé ne sforna uno al mese) del nostro: 22/11/'63 che poi si scriverebbe 11/22/'63 che gli americani devono fare i fighi e mettere le date come pare a loro.

Bello, ma non ha senso (ndr.)

La trama: Jake Epping è un giovane insegnante di liceo di uno stato americano a caso (il Maine). Ama i romanzi di Salinger e in particolare Il giovane Holden - cosa che a mio modesto parere dovrebbe bastare per allontanarlo dall'insegnamento (anche se tanto sono in America, grossi danni non li può fare) - e la dieta molto calorica e a basso prezzo. Per quest'ultimo motivo frequenta la "casa della costoletta di Al" (il nome potrebbe non essere esatto ma il senso è quello), che fa prezzi tanto bassi da essere tacciato di mettere negli hamburger carne di gatto al posto di quella di manzo.
La realtà è più semplice: ha in cantina un comodo portale temporale che porta nel 1958, quando la carne costava meno e i treni arrivavano in orario.
Malato di tumore e vicino alla morte, Al si trova nell'impossibilità di realizzare il suo grande sogno: fermare Lee Oswald, che uccise J. F. Kennedy il 22 novembre 1963, e cambiare la storia. Lascia così al suo amico insegnante, da poco divorziato, la sua missione. Ci riuscirà?
Chi volesse leggere il libro gli dico subito che è carino e che ne vale la pena. Quindi smetta di leggere tipo adesso. A chi non interessa continui pure a leggere, che da ora in poi spoilererò assai.

Liberiamoci innanzitutto del problema più sgradevole ed evidente:
La storia non ha nessun senso

Tutto il libro si basa su due premesse:
1) l'effetto farfalla: anche un cambiamento minimo può sconvolgere il mondo;
2) la storia non vuole essere cambiata.
Il punto primo viene contraddetto fin da subito. Il nostro amico ristoratore serve da tipo decenni la carne comprata da un macellaio di cinquant'anni prima. E il bello è che... è sempre la stessa. Per far funzionare il racconto, King è costretto infatti a introdurre la variabile che a ogni viaggio nel tempo tutta la situazione si resetta e qualunque cambiamento introdotto nella realtà venga annullato. Ne consegue che un tizio di nome Al compra la carne da un tizio nel '58, la porta avanti nel tempo, e la rivende. Poi torna nel '58, ricompra la stessa carne, la rivende nel ... ecc.
Per ovviare a questi casini, esiste una casta di controllori con il compito di tenere sotto controllo le anomalie. Tanto che quando Jake riesce a salvare Kennedy il cambiamento è tanto grande da distruggere tutto.
Ok, Stephen ma...
 - Se la conservazione della storia attuale è tanto importante, possibile che questi controllori non abbiano nemmeno un cazzo di fucile per sparare ai tizi che si fanno i peggio viaggi tipo vacanzieri italiani a Ibiza?
Secondo: Al evita che una tizia rimanga sulla sedia a rotelle. Giusto per vedere se la storia si modifica davvero. Tutto si modifica e il multiverso regge senza problemi. Però il protagonista, quando vede gli effetti disastrosi della salvezza di Kennedy, resetta tutto. Ma... si può sapere perché non torna semplicemente a vivere nel '58 con la donna che ama?  Cavolo è una tizia che vive nel Texas e che la cosa più importante che ha fatto è stata mettere su recite scolastiche. Mica è Giulio Cesare. Se poi vedeva che l'universo si avviava al collasso poteva resettare di nuovo e amen. Così com'è, il plot non ha senso e conferma soltanto che King è allergico alle storie d'amore con lieto fine.
Che poi parliamoci seriamente, chi cavolo rinuncerebbe a una donna per la possibilità, alquanto remota, che anni dopo la tua morte l'universo esploda?
Sapete cosa vi dico?
"se non siete disposti a far esplodere l'universo per amore, allora non avete mai amato"
Cit. Munin

Punto b). La storia non vuole essere cambiata. Questo fa sì che il protagonista si muova in uno scenario alla Final Destination. Malattie, alberi che cadono, incidenti stradali, bande di picchiatori, amnesie ecc. Il mondo intero congiura affinché il viaggiatore del tempo non riesca a introdurre un cambiamento. Più vasto è il cambiamento, più forte diventa l'opposizione.
In teoria. In pratica il mondo si oppone un po', ma alla fine lascia perdere e gli fa fare quello che gli pare. Esempio: per salvare la vita a tre persone di cui a nessuno frega niente, il protagonista di becca una dissenteria che nemmeno il colera. Quindi perché, quando tenta di salvare Kennedy, non gli parte un embolo e arrivederci?
Perché altrimenti la storia finirebbe subito. Però così la coerenza se ne va a farsi benedire. 
Detto questo, capirete quindi perché, quando ho finito il libro, la prima cosa a cui ho pensato è stata questa:


No, signor d'Orrico, mi permetto di dissentire. Col cavolo che questo è un romanzo di S.K. "come li faceva una volta". Vogliamo paragonare questa roba a qualcosa di allucinante come "La lunga marcia" o alla crudeltà di "Carrie"?
Anche no. Si tratta soltanto dell'ennesima storia ripescata dal cassetto, in cui un King più giovane e un tantino più geniale l'aveva abbandonata non ritenendola degna di attenzione, rielaborata ad altri fini.  Nessuna rinascita spirituale in vista e comunque, dopo che un tizio ti sforna una cinquantina di best-seller in una trentina d'anni, non è che puoi chiedergli di essere sempre brillante. Si tratta esattamente del mostro-lampada del filmato dei Griffin.
E sarebbe esattamente come tanta altra robaccia inguardabile che c'è in giro, tranne che è robaccia scritta da S.K. E questo fa sì che diventi robaccia leggibile con piacere.
Perché bastano 30 pagine. Dopo 30 pagine in cui il nostro autore arranca cercando di giustificare un evidente pretesto (un portale per il 1958 sotto una rosticceria? You're kidding me?), Stephen tira finalmente un sospiro di sollievo, ingrana la quinta e si immette sulla rassicurante autostrada della narrazione pura. Narrazione di cosa?
E' questo il punto. La cosa assolutamente incredibile di questo ultimo romanzo di K. è che tutto quello che non va, che stride, che probabilmente avrebbe anche potuto non esserci è specificamente riconducibile alle tematiche più "kingiane": horror e fiction, mentre tutto quello che funziona riguarda invece le parti che negli altri libri risultano secondarie: ambientazione storica, love interest, vita quotidiana. La verità è che stavolta avrebbe anche potuto scrivere semplicemente un libro sull'assassinio di Kennedy e sull'America anni '50 e sarebbe andato bene lo stesso. Però mi immagino il dilemma: "cosa faccio? Rischio e scrivo qualcosa di nuovo o faccio finta che quello di cui voglio parlare sia l'ennesimo plot riconducibile all'universo della Torre Nera & C. incassando sicuramente qualche altra milionata?"
Non sarebbe S.K. se non avesse scelto la seconda possibilità.

martedì 10 aprile 2012

Jesus Christ superhero!

Non mi sembra di aver mai scritto su questo blog il mio orientamento religioso. Mi oriento adesso: sono ateo. Lo sono approssimativamente dai 15 anni.
Non che prima fossi credente. Semplicemente, prima dei 15 anni non credo si possa essere veramente qualcosa. Né atei né religiosi. La fede o la non fede, quando sono cose serie, sono strettamente collegati alla conoscenza. Prima dell'adolescenza siamo tutti un po' succubi dell'ambiente in cui viviamo.
A 15 anni invece mi sono messo sotto. Ho preso il mio scetticismo e ci ho aggiunto Kant, Feuerbach, Marx, un po' di Nietzsche, riflessioni varie ed eventuali, i Fratelli Karamazov, ho mischiato il tutto e sono venuto fuori io.
Detto questo, sabato sono stato esplicitamente invitato alla messa di Pasqua. Io avrei preferito evitare. Più per rispetto dei credenti che per allergia alla chiesa, che anche se a un tizio interessa il rito dal punto di vista storico-antropologico non è che si può mettere a fare del turismo religioso dove altra gente esplica la sua fede. Giusto un esempio... a un certo punto durante la messa di Pasqua c'è la liturgia battesimale e tutti i fedeli devono recitare la formula: "rinunci a Satana?" - "Rinuncio". "Credi nel Dio..." - "Credo" ecc. Ovviamente sono rimasto in silenzio. Cosa un po' estraniante se sei circondato da gente che si comporta esattamente nel modo opposto. Ti senti quasi in difetto perché non rinunci a Satana. Eccheccavolo.
Comunque ci sono cose che mi hanno molto colpito dal punto di vista scenico. Il rito dell'accensione del cero al fuoco nuovo ad esempio è veramente impressionante (anche se mi sa molto di tradizione pagana). Quello che mi ha veramente colpito però sono state le canzoni.
Io mi ricordavo alcune nenie un po' noiose, ma sabato ho sentito dei canti che levati. Una sulla resurrezione in stile folk. Un'altra fighissima sulla vittoria del Signore contro il Faraone d'Egitto, che se la trovo su internet la scarico e me la metto sull'mp3.
Ma due in particolare hanno attirato la mia attenzione perché sembravano un misto di Cristina d'Avena e la Pegasus Fantasy dei Cavalieri dello Zodiaco e all'improvviso mi sono immaginato di scrivere la sceneggiatura di un cartone animato.
Un ragazzo di nome Joshua nasce nel 2012. All'età di 14 anni scopre di poter vedere i demoni e di avere i poteri soprannaturali per combatterli. Invoca il potere della luce, cammina sull'acqua, combatte con una croce dorata e alla fine si scopre che è la reincarnazione di Gesù tornato sulla Terra per annunciare l'avvento del Regno di Dio.
TADADADA!


Non me lo trasmetteranno mai su Italia 1.

Cucina toscana

Devo scrivere un post sulla Pasqua, ma prima mando la pubblicità:



Se vi capita passateci. Il cuoco non lo conosco, ma sul servizio metto la mano sul fuoco.

venerdì 6 aprile 2012

Delusi

Al mondo c'è gente veramente ingrata. Voglio dire, hai una crisi economica che ti spacca, causata principalmente dal mondo della finanza e dalle banche. La gente si sottomette a un tizio mai visto né sentito che fa il banchiere.
Il paese perde miliardi e miliardi di euro in evasione. Il tizio invece di venirti a fare i conti in tasca e alzarti le tasse, oltre a pretendere che le paghi al 100%, se la prende con i pensionati.
Il lavoro ha bisogno di crescita e il tizio ti demolisce l'articolo 18.
Cavolo, cosa vuole di più signora Marcegaglia? Si lamenta se ha dovuto dare un contentino al sedicente partito di centrosinistra in modo che possa continuare a prendere i voti che gli servono per avere la maggioranza insieme alla destra?
Cosa voleva di più? Lo schiavismo non si può rimettere ok? L'Europa non è ancora pronta, aspetti almeno un altro decennio.

Cioè, perfino Casini, no dico... Casini, si è un po' stupito e ha  definito la riforma:
un buon compromesso. Ci sono le imprese e ci sono i sindacati. Non dimentichiamo ciò che il governo ha fatto sulla previdenza, in quel caso gli industriali applaudirono e i sindacati criticarono aspramente".
"Non facciamoci del male a vedere il bicchiere mezzo vuoto - ha aggiunto il leader Udc - il bicchiere è mezzo pieno. Per molto meno, lo ricordo alla presidente di Confindustria Marcegaglia, Cofferati portò in piazza tre milioni di persone. Il giudizio della Marcegaglia sulla riforma è ingeneroso, bisognava trovare un'intesa mediana, è sempre così per le riforme".
E guarda che per far dire pubblicamente a Casini: "Stiamo già inculando abbastanza i lavoratori, stai zitto che forse così non se ne accorgono", bisogna proprio aver raggiunto il limite. Stupore che ha contagiato persino il Pd:
"Cosa è cambiato dopo l'accordo?". Cesare Damiano replica ad Alfano. Per il Pdl, il ddl lavoro "pochi giorni fa andava approvato a tamburo battente senza correzioni, oggi va invece sviluppata una battaglia parlamentare per conquistare 'modifiche e miglioramenti'. Non comprendiamo cosa sia successo dopo l'accordo tra i leader dei partiti che sostengono l'attuale governo e il presidente del consiglio Monti".
Traduzione: "oh cavolo, c'eravamo messi d'accordo perché la partita finisse 4 a 1 per voi. Cosa volete ancora?"
Appunto. Cosa? Almeno lasciategli un po' di dignità a questi piddini. 
E dateglielo un po' di respiro a questo povero Monti, no?

giovedì 5 aprile 2012

Parlando di pirateria...

... mi hanno appena fatto conoscere un sito fantastico. E' spagnolo, si chiama youkioske e la gente ci carica sopra i quotidiani (ma anche molto altro) in una versione online del pdf. E non si tratta di roba del mese scorso, ma del giornale di oggi scannerizzato in tempo reale.
Questa è La Repubblica di oggi, ad esempio:

Ovviamente l'immagine si può ingrandire a volontà.

Non capisco come faccia a restare aperto però.

mercoledì 4 aprile 2012

0,25

Stamattina mi sono concentrato su questo:

Ve la faccio breve: qualche tempo fa, essendo le guerre napoleoniche ormai finite da un paio di secoli e non avendo più inglesi da combattere, Sarkozy si è messo in testa di dichiarare guerra alla terribile piaga della pirateria su internet. Si potrebbe pensare che ci siano cose un tantino più gravi di cui occuparsi, anche se ammetto che impedire ai ggiovini di scaricare le ultime canzoni di Justin Bieber abbia fini nobili, ma lui ha deciso così e gli auguriamo buona fortuna.
Ha quindi varato una legge durissima. Navighi su bittorrent o su emule e uno dei nostri astutissimi agenti della polizia postale ti scopre? Ti mandiamo una email con scritto "cattivo, cattivo! Non lo fare più!". Ci riprovi? Allora ti ripetiamo la stessa cosa anche per raccomandata. Così lo capisci che è una cosa seria! Ci provi la terza volta? Beh, allora basta, la nostra pazienza è finita. Ti convochiamo davanti a un giudice che ti farà una bella multa e ti potrebbe anche togliere internet.
Probabilmente nel testo originale della legge era anche specificato che lo avrebbero mandato a letto senza cena ma poi la norma deve essere sembrata troppo severa e lo hanno tolto.
Risultati?
I soliti.
Non è arrivata nemmeno una multa. Il francese medio ha mandato affanculo Sarkozy e si è messo a scaricare tramite simpatici programmini come peerblock o attraverso proxy. Il francese un po' meno sveglio lo ha mandato affanculo, ha aspettato una settimana e si è rimesso a scaricare come al solito. Qualcuno è stato perfino così sfigato da essere beccato tre volte prima di capire che forse era il caso di tutelarsi un po' di più.
Ovviamente a nessuno è arrivato un provvedimento giudiziario per impedirgli di usare internet.
Nel frattempo la vendita di cd musicali è calata dell'11% mentre quella dei dvd del 9%.

Ora, non vorrei passare per il grillino di turno, ma qualcuno dovrebbe spiegare a Sarkozy che il mercato audiovideo su supporto fisico è morto. Perché puoi anche promettere di mettere i cattivi dietro la lavagna, ma nessuna forza al mondo potrà mai costringere il tizio x a spendere 15 euro per un cd con 10 canzoni quando in un'ora netta può scaricarsi un'intera discografia a costo 0.
Non è che non comprerà mai i cd. Anzi, probabilmente se si tratta di un fan farà la fila davanti al negozio di musica. Ma non si tratta più di musica di consumo. Si tratta di collezionismo.
Stessa cosa per i dvd.
L'altra sera tornavo da *** con la donna. Erano le 8 di sera e andavamo a cena. Ci fermiamo al blockbuster per prendere un film. Al di là dei distributori antidiluviani che per cercare un film necessitano di ere geologiche, mi dite per quale motivo dovrei rompermi a fare tutta la trafila di ... prendere la tessera, ricaricare la tessera, fila al distributore, prenotazione, ritira il film, torna il giorno dopo, restituisci, paga ecc. spendendo 2,50 euro, quando la stessa cosa può essere tranquillamente fatta da casa mia a costo zero? Giusto se torno tardi e per puro caso non posso andare ad accendere il pc.

Solo che tutto ciò è stupido. Io voglio pagare per il copyright. Voglio pagare l'artista per il suo lavoro. Voglio solo tagliare tutte le inutili spese che stanno tra me e l'artista. Quanto incide il supporto fisico, la distribuzione, la pubblicità, l'industria produttrice sul costo finale?
Diciamo che dal blockbuster eliminiamo la necessità di tenere un'agenzia fisica, le paghe dei dipendenti, la manutenzione delle apparecchiature, il comprare dvd nuovi/smaltire dvd vecchi quando si rompono ecc. ecc. Sostituiamo il tutto con un bel Server online 24/24. Scommetti che quei 2,50 euro di noleggio diventano 0,25? Scommetti che se gli metti una connessione decente (basterebbe anche quella cagata che Megaupload concedeva ai non premium) non solo non ci perdi soldi ma ne guadagni? Il bello è che cose del genere esistono già. Solo che ti chiedono praticamente le stesse tariffe della vendita offrendo un servizio spesso schifoso. E a quel punto perché dovrei spendere praticamente la stessa cosa non avendo nemmeno il supporto fisico da tenere in casa? Eh no cari miei. Il vostro risparmio deve andare a vantaggio mio, non vostro.

Obiezione:
Eh ma se glieli fai scaricare poi la gente li mette su un hard disk e poi non li scarica più. Presi una volta è come se li avessero comprati.

Esatto. E quindi? Qual è il problema?
Il problema esiste, se il prezzo è alto. Perché se un film costa 15 euro, tu sei disposto ad alzarti alle 6 di mattina per accendere il computer e avviare il download, in modo che quando torni alle 5 del pomeriggio quello ha finito di scaricare e puoi vedertelo. E a quel punto, se ti è piaciuto, sei anche disposto a comprarti un dvd a 1,50 euro per conservarlo, in modo di non dover aspettare di nuovo 11 ore di download per vederlo. 
Ma se un film costa 25 centesimi e richiede 10 minuti, la convenienza nel conservarlo non esiste più, perché è sempre accessibile a costi ridicoli.
Chi non sarebbe disposto a spendere 25 centesimi per avere, in qualsiasi momento, disponibile un film a casa sua? Alzate la mano per favore.
Con tutto il mercato che ci sta dietro. Si possono prevedere anche abbonamenti flat. Il mondo va in quella direzione signor Sarkozy. Vogliamo finalmente pensarci e cominciare a farci i soldi sopra, o continuiamo a prenderci in giro lamentandoci dei giovani d'oggi che sono privi di valori e non riconoscono il sacro potere del copyright?
I giovani d'oggi hanno dei soldi da dare. Per un servizio serio e intelligente però. Interessa?

martedì 3 aprile 2012

Avevamo sottovalutato il Trota...

Per parlare di questa storia devo partire da lontano.
Nel paesino dove sono cresciuto c'era, e c'è ancora visto che è ancora vivo, un signore un tantino fuori dalla normalità. Non mi ricordo l'esatta definizione politically correct, diciamo semplicemente che ha grossi problemi sia a livello fisico che a livello mentale. Niente di strano, ce ne sono almeno 4 o 5 in ogni posto. Questo in particolare ha l'abitudine di espletare i suoi bisogni fisiologici in pubblico ma, a parte questo piccolo dettaglio, risulta alquanto simpatico.
Un giorno uscì la notizia: "hanno preso **** per aver fatto una rapina in banca!"
Solo che rapina era forse un termine un po' forte. Diciamo che avevano preso i soldi alle 2 di notte e alle 3 e mezzo erano già in manette. Per farvi capire la situazione vi dirò che il tizio in questione, che era la mente ideatrice del colpo, è stato soprannominato "Lupen" dalla simpatica ironia paesana.
Ora si dà il caso che "Lupen" sia il fratello del signore nominato sopra che, nei giorni seguenti alla rapina, ha potuto percorrere le strade cittadine con un grosso sorriso sulle labbra dicendo a tutti:
ah ah hai visto... 'i mi fratello? Eppoi e dicevano che ero io, lolo storto di famiglia!

Ecco, ci sono dei momenti nella vita, in cui il karma gioca a tuo favore e ti ripaga del modo in cui il mondo ti ha trattato fino a quel momento. E' esattamente quello che è successo oggi in famiglia Bossi:

 Sapevate che il Trota ha un fratello? A me questa mancava. Si chiama Roberto Libertà (eh beh) e sembra che durante le campagne elettorali si diverta a tirare gavettoni pieni di candeggina contro i militanti di Rifondazione comunista. Per la serie "come sparare sulla Croce Rossa".
La cosa non è sorprendente di per sé, però il seguito della storia è davvero esilarante. Sembra infatti che uno dei tizi oggetto del lancio di gavettoni, abbia reagito tirando l'asta di una bandiera contro la macchina su cui il Bossi junior junior stava passando. Il Bossi junior junior, per il quale ovviamente girare su una macchina tirando roba al prossimo non costituisce reato, si è oltremodo sdegnato che il tizio abbia osato difendersi e lo ha denunciato per danni alla macchina.
Contemporaneamente il tizio colpito lo ha denunciato per aggressione.
Mi immagino la discussione in tribunale:
- No vostro Onore, il mio assistito non ha mai tirato dei gavettoni a X, perché quella sera era in un bar di Caracas
- E allora perché ha denunciato X per avergli tirato l'asta della bandiera proprio quella sera, in quella via, mentre era sulla sua macchina?
- ehm...

Il karma ha finalmente bilanciato le ingiustizie della vita. Adesso anche il Trota potrà dire:
ah ah hai visto... 'i mi fratello? Eppoi e dicevano che ero io, lolo storto di famiglia! 

lunedì 2 aprile 2012

Arriva Maga Magò

Perché copiare i francesi e tedeschi su cose francamente noiose come lo sviluppo economico o gli ammortizzatori sociali, quando possiamo seguirli sulle stronzate? 




Adesso aspettiamo con ansia che la medicina apra alle previsioni astrologiche e all'interpretazione dei sogni secondo la Smorfia napoletana. Unica consolazione è il commento del direttore dell'Aifa, che sembra l'unica voce sensata della situazione:
Come farmacologo però ritengo che sia insostenibile il fatto di avere in circolazione prodotti per cui non esistono prove scientifiche di efficacia. Dovranno ottemperare alle leggi come i farmaci allopatici ma sarà difficile dimostrare che qualcosa che non contiene niente funzioni per curare le persone