giovedì 20 gennaio 2022

Segnalare cose

Apriamo il pezzo ringraziando la Mondadori che, dopo anni, ha deciso di fare questo passo di enorme coraggio. Non è sempre facile investire su un giovane scrittore esordiente, prendersi i rischi di stampare, anche se in poche copie, le sue raccolte di racconti e distribuire anche al di fuori delle grandi metropoli, magari anche in posti sperduti come Siena e Firenze. Quindi grazie. Non molti si sarebbero accollati questo arduo compito ma si sa, per la diffusione delle opere dell'ingegno umano si fa di tutto, anche quando si è così incerti di avere un ritorno economico.

Siete dei cazzo di eroi eh...
In effetti alla fine chi cazzo è sto Martin? Sì ok, ha scritto quella serie su cui abbiamo lucrato per un decennio dividendo ogni singolo volume in dodici libri, ma ci potremmo veramente fidare a pubblicare i suoi racconti? Magari sì, però sai cosa? Mettiamo dei draghi, uno scudo e un elmo in copertina. Che non c'entra un cazzo perché il 95% dei racconti tratta di fantascienza, però dai, lo sai che la gente vuole quello no?

Quindi è finalmente uscita anche per I Miti, quindi a un prezzo che non necessita l'asportazione di un rene in libreria, la raccolta di una buona parte dei racconti di Martin non ancora tradotti in italiano. A breve dovrebbe uscire anche il secondo volume.
Cosa troverete?
a) Sapevate che Martin ha scritto un'intera serie di racconti ambientati in un futuro alternativo segnato dalla colonizzazione spaziale?
Tipo Asimov. Solo che se Asimov ci è andato leggero e si è limitato a presentare una realistica evoluzione in una galassia vuota in cui il paradosso di Fermi l'ha detta decisamente bene alla razza umana (ma anche no per via dell'Eternità, chi sa sa), Martin, al suono di hold my beer, si è prodotto in una intricata rete di relazioni fra popoli alieni che abitano spazi immani nella Galassia. La cosa più affascinante del cosiddetto "Manrealm" (l'universo di cui sopra) è relativa ai viaggi spaziali. Martin ci presenta una galassia in cui né sono resi impossibili dalle leggi della relatività, né risultano istantanei o quasi grazie a simpatici trucchi iperspaziali. I viaggi sono possibili, avvengono a velocità superiori a quelle della luce (sì, lo so, lasciate perdere) ma richiedono tempi lunghissimi. Quindi ci sono intere civiltà aliene che abitano questi spazi galattici immensi che hanno a che fare l'una con l'altra, per tempi biblici, ma che comunicano spesso con molte difficoltà. E l'esistenza, l'incomunicabilità, la differenza fra gli umani e gli alieni stessi è resa con un'eleganza di introspezione squisita. Al mattino cala la nebbiaLa città di pietra e I passeggeri della Nightflyer sono racconti che valgono da soli il prezzo del libro.
b) Sì, c'è anche un po' di fantasy
Il drago di ghiaccio è sicuramente quello che cercheranno di vendervi ma Le solitarie canzoni di Laren Dorr è senz'altro superiore.
c) Sapevate che Martin scrive anche horror?
È difficile da riconoscere, perché è quasi sempre mischiato con la fantascienza. Però c'è ed è quasi sempre di natura psicologica. A parte I re della sabbia che sì, è bellissimo, ma l'hanno già pubblicato separatamente e quindi lo trovereste tranquillamente in biblioteca, Questa torre di cenere, La cura della scimmia e L'uomo a forma di pera sono abbastanza tremendi. In senso buono.

Ultimo ma non ultimo, fra una sezione e l'altra ci sono note che spiegano il momento storico in cui sono stati scritti i racconti. Cosa che succede spesso nelle raccolte ma qui sono scritte da Martin in persona, che evidentemente aveva un attimo di tempo da dedicargli grazie a tutto quello risparmiato NON scrivendo il seguito di ASoIaF. Li mortacci sua.

"Perché amo il genere fantasy? Permettetemi di rispondere con un testo che scrissi nel 1996, come accompagnamento alla mia immagine nel libro fotografico di Prati Perret, The faces of Fantasy.

 Il fantasy migliore è scritto nel linguaggio del sogni. Possiede la medesima vita dei sogni, più reale del reale... almeno per un momento... quel luogo, magico momento prima del risveglio. Il fantasy è argento e scarlatto, indaco e azzurro, ossidiana venata d'oro e lapislazzuli. La realtà è legno compensato e materiale plastico, il tutto circondato da fango marrone e verde oliva. Il fantasy ha il sapore di habanero e miele, cannella e chiodi di garofano, raffinata carne rossa e vini dolci come l'estate. La realtà è fatta di fagioli e tofu e, alla fine, di ceneri. La realtà sono i centri commerciali di Burbank, le ciminiere di Cleveland, un'area di parcheggio a Newark. Il fantasy sono le torri di Minas Tirith, le pietre ancestrali di Gormenghast, le sale di Camelot. Il fantasy vola sulle ali di Icaro, la realtà a bordo della Southwest Airlines. Perché i nostri sogni diventano così piccoli una volta che finalmente si realizzano? Leggiamo fantasy per ritrovare i colori, credo. Per sentire il gusto di spezie forti e per ascoltare il canto delle sirene. C'è qualcosa di antico e di vero nel fantasy, qualcosa che si rivolge al nostro io più profondo, al bambino che sogna di poter tornare, un giorno, a cacciare nelle foreste immerse nella notte, accendendo un fuoco dentro caverne nelle colline, di trovare un amore che possa durare per sempre da qualche parte, a sud di Oz e a nord di Shangri-La.

Che se lo tengano pure, il loro paradiso. Alla mia morte, io voglio andare nella Terra di Mezzo."

E questo era un esempio. Non vi fermate a GOT per Dio. Leggetevi i racconti di Martin. Leggetevi il viaggio di Tuf. Ne vale la pena.
9/10

giovedì 6 gennaio 2022

Matrix 4 o "ci piace l'happy ending"

I 150.000 contagi giornalieri ci dicono che non è un bel momento per andare al cinema. Eppure alcuni coraggiosi lo hanno fatto. Due parole, ma proprio due, su Matrix 4 (Resurrections).

Belli i sottototitoli che iniziano per R (ndr.)

Premessa: essendo una persona razionale partivo con aspettative inferiori allo zero. Il discorso: "se pure una delle sorelle Wachowski ha alzato le mani e si è tirata fuori, quante possibilità ci sono che venga fuori qualcosa di decente?" era effettivamente sensato e non lasciava molte speranze. E invece ecco le tre ragioni per cui, secondo me, pur non trattandosi di un film bello, Matrix 4 Resurrections è quanto meno un film dignitoso.

1) La trama

Che è presente. Non dico che sia assolutamente coerente, che non lasci dubbi e che non richieda una incredibile sospensione dell'incredulità. Però c'è. Ed è molto più di quanto ci saremmo aspettati inizialmente. Il trio di sceneggiatori Wachowki-Mitchell-Hemon, prende il toro per le corna e ci sforna un "cosa avvenne dopo la fine di Matrix 3" con un'evoluzione originale e interessante. In una timeline in cui esiste Star Wars 7 è già qualcosa di notevole.

2) L'autoironia

A volte le rotture della quarta parete sono stucchevoli e disorientano. In questo caso no. Un applauso per aver introdotto tutte le polemiche della real life "ma pedavvero un altro Matrix nel 2022" e gli infiniti dibattiti su "la vera visione ideologica" all'interno del film e averle trattate con leggerezza e simpatia. Ho apprezzato che Matrix (la storia raccontata nella trilogia) sia diventato un videogioco nel nuovo mondo virtuale creato dalle macchine e tutto l'escamotage per giustificare il recupero di Neo. Il confronto fra Anderson e la controparte nell'ufficio è carino.

3) Gente che sa recitare

Poco da dire, l'idea che forse sarebbe stato opportuno ingaggiare anche attori veri, che bilanciassero un po' l'inespressività congenita di Keanu Reeves, è senz'altro un punto di forza del film. Complimenti a Jonathan Groff (lo so, il tuo personaggio è assolutamente privo di senso, però tu sei stato bravo), Yahya Abdul-Mateen II (un Morpheus che farà storcere qualche naso ma che ho trovato carinissimo) e soprattutto a Neil Patrick "no ma ho solo una piccola parte in Matrix 4, giuro, certo, come no" Harris che dio santo come riesce a essere sempre perfetto in qualsiasi ruolo lo mettano? Boh, è soprannaturale. Grazie per esservi letteralmente caricati il film sulle spalle portandolo di peso alla conclusione.

Detto questo, se siete appassionati della saga avrete senz'altro qualche dubbio su quello che succede nel film. Tipo: no scusa, ma cos'è questa storia della super energia che si genera fra Trinity e Neo, che sono diadi della Forza pure loro? o sì ma le macchine che stanno dalla parte degli umani che ci guadagnano di preciso? o ma di cosa si fa l'agente Smith? o ma su quale presupposto Trinity riesce a [spoiler] e altre questioni simili.
A tutto questo vengono date risposte più o meno credibili. Il punto fondamentale è che a  Lana Wachowski era rimasto sul gozzo il fatto che Neo e Trinity non avessero avuto un lieto fine e che voleva metterci una pezza con dieci anni di ritardo. Se questa premessa non vi disturba vi godrete il film, altrimenti potete fermarvi alla trilogia.

Voto: 7,5 perché ci piace l'happy ending e perché Harris è un figo della madonna.