lunedì 30 novembre 2015

La sposa giovane aka se Baricco se ne infischia di elaborare una trama perché io mi devo preoccupare di un titolo originale?

"Ma come ti è venuto in mente di leggere un libro di Baricco?"
- i miei amici acculturati.

"Baricco?"
- i miei amici non acculturati

"Ah sì, Baricco, ho letto Seta"
- amiche varie

Oggi parliamo di:

Per l'atmosfera sembrerebbe quasi García Marquez... peccato che è Baricco (ndr.)


Trama: La Sposa Giovane è la storia di Baricco che vive una vita da scrittore travagliata. Perché si annoia tremendamente e non riesce bene nelle relazioni interpersonali però, a differenza di tanta altra gente, ha una fortuna incredibile: scrive benissimo e riesce a vendere libri con trame improponibili che nessuno comprerebbe né leggerebbe se in effetti non fossero scritte da lui che scrive benissimo. E per dimostrarci questo scrive un libro che ha come protagonista una ragazza in età da matrimonio che lascia la famiglia di allevatori per andare a sposare il figlio di una ricca famiglia di commercianti tessili. Solo che contemporaneamente il Figlio è in viaggio d'affari in Inghilterra e decide di non tornare più a casa. Quindi lei si ritrova a vivere con la sua strampalata famiglia e un maggiordomo tipo Alfred di Batman che la inizieranno alla vita, al sesso e ai drammi del mondo. Storia inframezzata da Baricco che, in prima persona, si vanta di come possa perdere manoscritti e riscrivere tutto da zero perché lui è figo, nonché cambiare punto di vista alla narrazione nel mezzo esatto di una frase, aprire quattro parentesi e richiuderle alla fine di una pagina e mezzo di discorso, il tutto senza far perdere il filo della narrazione perché, sottolineo se non si fosse ancora capito, lui può perché è figo.

Commento: la trama non esiste. L'intero libro si regge sulla caratterizzazione dei personaggi, sulle descrizioni e sull'atmosfera surreale e vaga alla Cent'anni di solitudine, se Cent'anni di solitudine fosse un libro per casalinghe colte un po' annoiate. Si legge bene. È terribilmente scorrevole. Nel senso che inizi a leggerlo e ti ritrovi in fondo senza neanche capire come ci sei arrivato.
Insomma Baricco è l'esatto contrario di Spiderman. Ha un grande potere e non si prende nessuna responsabilità di come lo usa. Se un giorno qualcuno gli consegnasse pure una trama decente sarebbe la fine.

Giudizio: 7,5 da leggere come passatempo.

sabato 28 novembre 2015

Exodus librorum

In questi giorni a casa mia stiamo vivendo un dramma. Il mio ormai imminente trasferimento in casa nuova ha per la prima volta prodotto un attrito fra me e la mia reverenda madre sulla decisiva questione del:
"mi porto dietro i miei libri"

Si è infatti prodotto uno strano fenomeno. Essendo vissuto da sempre insieme a mia madre ed essendo i nostri gusti abbastanza simili, logicamente i "suoi" libri sono stati i primi che ho letto. Quanto meno prima che virasse sulla narrativa da "donna di mezza età" con amori infelici, famiglie con problemi ecc. In questi giorni ci siamo quindi accorti che diversi libri che io consideravo miei visto che lei non li legge da vent'anni mentre io li avrò riletti minimo 20 volte, lei li considera ancora suoi. Dopo lunghe discussioni siamo giunti a un accordo parziale. "Accordo" sta per "posso portare via quello che voglio purché non si accorga che li metto nelle scatole" e "se non trovo un libro e me l'hai fregato, te lo vengo a riprendere a casa tanto c'ho le chiavi".

Anyway, sono riuscito a portarmi via:
  • Simone de Beauvoir "Tutti gli uomini sono mortali" - l'ho semplicemente minacciata di disconoscerla da madre se non me lo lasciava
  • Id, "Il sangue degli altri" - secondo me non si ricorda di averlo
  • Asimov, "Cronache della Galassia Centrale", "L'Altra faccia della Spirale", "Viaggio allucinante" - non lo sa, li ho rubati
  • Lewis Roy, "Il più grande uomo scimmia del Pleistocene", l'ho ottenuto con la scusa ma tanto te non lo leggi mai!
  • J.R.R. Tolkien, "Il Signore degli Anelli" - porca puttana, stava da così tanto tempo nella mia libreria che giuro mi ero scordato che era suo. Cioè, lo sapevo, ma quando lo tieni in camera per quasi diciotto anni non scatta l'uso capione?
  • George Orwell, "La fattoria degli animali", "1984" - rubati di nascosto
  • Peter George, "Il dottor Stranamore" - come sopra
  • Bram Stoker, "Dracula" - non lo scoprirà mai
Cosa non sono riuscito a prendere:
  • Tutto Calvino - non lo molla la maledetta
  • Austen, "Orgoglio e pregiudizio" - giura che piuttosto va lei all'anagrafe per disconoscermi
  • Bronte, "Cime tempestose" - quello è mio, ha detto
  • S. Benni, "La compagnia dei celestini" - dice che lo posso prendere ma stranamente non si trova. Che combinazione...
  • Il mio vocabolario di latino Campanini-Carboni delle superiori. Che in realtà era il suo vocabolario di latino. Il mio era un IL comprato il primo anno e usato forse due settimane. Consiglio per gli studenti: se volete tradurre i classici, prendetevi un vocabolario di cinquant'anni fa. Giuro che la qualità è incomparabile. In ogni caso mi tocca portarmi l'IL perché non posso stare senza un vocabolario di latino ma questa non gliela perdono!
Cosa mi sto lasciando dietro:
  • Tutto quello che ho comprato della Troisi (la prima trilogia in versione supervolume da 20 euro e il primo libro della seconda) - per quanto mi riguarda la possono usare per avviare il camino;
  • Tutti i libri di Narnia - e fanculo alla stronza che mi ha detto "era amico di Tolkien... è bello!" Non era bello per un cazzo.
  • Tutta la serie della Spada della verità di Goodkind. Ci ho pensato un po' e mi son detto "ma chissenefrega?"
  • Libri sparsi della Bradley
  • Libri sparsi di Cornwell
  • Libri sparsi di Grisham
  • Libri sparsi di King
  • Fumetti vari
  • Dune, tutta la saga - oh non mi ha preso, non ci posso far niente
  • Rice, "Intervista col vampiro", diciamolo, i suoi vampiri mi fanno cagare. Niente di personale eh ma Dio che fighette.
Non mi viene in mente altro. Forse farò un post, una volta rimessa in ordine la libreria, per fare l'inventario di quello che ho portato via.
O forse no, che sticazzi?

lunedì 16 novembre 2015

Vicinanza

Premettendo che non ho alcuna simpatia per le persone per i bimbominkia che cambiano l'immagine profilo di facebook con i colori della bandiera francese, mi spiegate che senso ha scrivere dappertutto "ipocriti, allora perché non cambiate profilo tutti i giorni per tutti i morti in giro per il mondo eh? EH?"
Il perché si chiama "vicinanza".
Non si tratta di essere ipocriti, semplicemente alcune cose ci colpiscono di più perché ci riguardano direttamente. Esempio pratico: a un vostro amico muore la moglie in un incidente stradale. Mica è il primo incidente stradale mortale. In Italia ce ne sono qualche centinaio ogni anno. Fate le condoglianze a tutti? Ovviamente no. Le fate a lui perché lo conoscete.
Mettiamo che non sia vostro amico ma abiti invece nel vostro comune. Magari siete passati cento volte dalla strada in cui sua moglie è morta. Magari una volta vi ha un po' slittato la macchina e avete pensato "sta cazzo di strada, quando piove fa schifo". Ovviamente se poi ci muore qualcuno ci state male.

Ora immaginatevi se tutte le volte che fate le condoglianze a qualcuno, vi apparisse gente alle spalle per dirvi: "ma ieri a Frosinone Pinco Palla è uscito di strada e si è schiantato contro un cedro. Perché di lui non ti preoccupi? Che la sua vita vale meno!? MERDA!"

Tutte le vite meritano rispetto ma è umanamente impossibile dispiacersi per chiunque. Si tratta di vicinanza emotiva. Ci fanno stare male le disgrazie delle persone vicine e conosciute, le altre no. È normale. È umano. Cade un aereo russo in viaggio verso l'Egitto. Forse è un attentato. Forse no. Chi sta male? Probabilmente quelli che sono andati 2-3 volte in vita loro in vacanza in Egitto passando dalla Russia. Sicuramente ci stanno male i russi che la sentono come una disgrazia nazionale. Esprimono cordoglio gli egiziani perché sono coinvolti. Basta. Fine. È normale.
Fanno degli attentati a Parigi: la gente che si sente colpita è esponenzialmente più numerosa. C'è chi ha parenti o amici che ci abitano. Chi ci è stato in vacanza. Chi ci ha vissuto. Chi semplicemente lo sente come un attacco all'Europa... perché Parigi è effettivamente la culla della nostra civiltà. Non è esattamente come un attentato a Pechino che per noi ha praticamente la stessa importanza di Frosinone.

Gente, seriamente, datevi pace. Non è che per contrastare tutti i bimbominkia che invocano la guerra nucleare contro i musulmani dovete per forza fare gli stronzi. Di fronte alle tragedie, si può fare anche l'incredibile sforzo di restare in silenzio. Almeno fino a quando lo shock non è passato e si può tornare a discutere con raziocinio.
Fatelo sto sforzo.

bandiera francese random inserita a caso

giovedì 5 novembre 2015

Specista

La mia voglia di scrivere ultimamente (come è facile notare) è pari a zero. Ci sono però degli obblighi morali a cui non si può sottrarsi, quindi eccovi l'ennesimo pezzo mainstream sulla questione chiave delle ultime due settimane: "quanto ci romperanno ancora il cazzo i vegetariani per colpa dell'OMS?"

Non che sia proprio colpa dell'OMS. Alla fine hanno detto quello che tutti sapevano da anni, ovvero che la carne rossa e in particolare quella lavorata (insaccati, affettati ecc.) fanno male. Adesso sappiamo anche come fanno male. Consumarne aumenta del 18% la possibilità di contrarre il cancro al colon, al pancreas e all'intestino.
Ovviamente si scatena subito il panico perché  la gente non sa leggere e da quindi per scontato che una persona su cinque di quelle che mangiano carne si ammali. In realtà risulta semplicemente che, fra tutti quelli che contraggono quella particolare tipologia di tumore, i carnivori (di carne rossa, se mangi solo pollo sei uguale a un vegano) si ammalano il 18% in più degli altri. Un po' come se sei un fumatore hai più probabilità di contrarre il cancro ai polmoni di un non fumatore.
Con una piccola differenza: se fumi la possibilità di contrarlo aumenta da 14 a 20 volte rispetto a un non fumatore.
Giusto per mettere in prospettiva le cose: fatta pari a 100 la possibilità di un fumatore di ammalarsi di tumore, se non fumi hai il 7,14% di probabilità di ammalarti. Fatta pari a 100 la possibilità di un mangiatore di wurstel e salsicce di ammalarsi, se sei vegano hai l'84,7% di probabilità di contrarre lo stesso il tumore.
Capite che le cose sono leggermente diverse.
Seguono le varie precisazioni non si sa quanto veritiere degli allevatori italiani sul fatto che la nostra carne è più sana, che nel nostro paese se ne mangia di meno ecc. ecc. ecc.

Insomma, dopo questo articolo che invita a privilegiare la dieta mediterranea e le carni bianche, non si sa con quale motivazione logica è ripartito il tam tam sul vegetarianesimo come scelta etica e sul fatto che mangiare carne di mucca ci renda tutti degli assassini senza cuore.
Vorrei quindi esaminare le cose da un punto di vista strettamente logico, visto che nessuno sembra farlo.

I cavalli di battaglia dei vegetariani (se si può dire, non vorrei offendere) sono da sempre due:
- il dolore inflitto a creature inermi
- l'uccisione di altre creature viventi
Di fatto non si capisce dove sia il punto della questione. Se il problema è che facciamo soffrire gli animali (e qui potrei anche essere d'accordo), la lotta dovrebbe essere rivolta alle varie crudeltà dell'allevamento industriale: evitare gli ammassamenti in locali inadeguati, evitare di imbottire le bestie di medicinali, evitare di ucciderli in modi violenti (le famose griglie elettriche per i polli ecc. ecc.) Prendere una mucca, allevarla nei campi, mungerla ogni giorno e sopprimerla per mangiarla in modo indolore, dovrebbe quindi essere etico. Ovviamente se tutta la carne fosse prodotta così il prezzo crescerebbe parecchio ma si può decidere che la qualità valga la spesa e che mangiare meno carne ma più sana sia una buona soluzione.
Francamente non avrei niente in contrario ma cosa centra con lo smettere di mangiare carne?
Se il problema è invece l'uccisione di esseri viventi, la domanda è: perché una mucca, una pecora o un maiale (anche se i maiali sono sempre poco citati, chissà perché) dovrebbero avere una corsia preferenziale rispetto a tutti gli altri? Se affermi la sacralità della vita, allora dovrebbe valere anche per i ratti, per le nutrie, per gli insetti, per i ragni e i serpenti velenosi. Le piante? Non sono vive le piante?
Quando chiedo queste cose in genere mi sbuffano contro e mi dicono "ma vuoi paragonare un topo a un agnello?". E tutte le volte mi chiedo: perché no? Non ho capito, il ratto deve scontare il fatto di essere nato piccolo e brutto?
Per quanto girino intorno alla faccenda, ho sempre l'impressione che i vegan-vegetariani abbiano selezionato alcune specifiche categorie di animali che gli sono simpatiche mentre il resto del mondo (compreso il loro vicino di casa) può tranquillamente andarsene affanculo.

Poi c'è il passo successivo. Esaurito ogni argomento ti chiamano "specista!"
La cosa mi fa un po' ridere, perché è lo stesso termine che Terry Pratchett usava nei suoi romanzi fantasy per gli umani, i nani o i troll razzisti verso le altre specie senzienti. Ecco, io invece sarei "specista" nei confronti delle mucche perché, evidentemente ritenendomi superiore, pretendo di mangiarle.
Il problema è che si confondono i termini del discorso. Superiorità o inferiorità non hanno niente a che fare con la catena alimentare. Le piante sono forse "superiori" alla luce del sole perché si riforniscono di energia tramite la fotosintesi? Il lupo si preoccupa di superiorità o inferiorità quando si mangia le pecore? La gallina che scova un verme in cortile si mette a interrogarsi sull'etica della caccia agli invertebrati?
Non so, probabilmente è proprio il fatto che non mi considero superiore a un lupo che mi permette di mangiare carne senza sussulti etici. Francamente non mi sento investito di alcun dovere morale quando si tratta di fare esattamente quello che fanno tutti gli animali: nutrirmi per sopravvivere.
Al contrario, mi sembra che decidere che alcune razze elette di altri animali, superiori agli altri, siano meritevoli di essere salvate e protette, mentre gli altri esseri viventi possono tranquillamente diventare alimenti, quello sì, sia un tantino specista.

Infine c'è il punto finale, la visione utopica secondo cui, una volta convertiti tutti al vegetarianesimo, gruppi di attivisti raggiungeranno gli allevamenti intensivi, apriranno le porte e gli animali si riverseranno fuori, in un nuovo mondo di luce e calore in cui tutti gli esseri viventi (meno le piante, i parassiti, i topi, gli insetti, i ragni e i serpenti... e pure i gabbiani che attaccano i camerieri in piazza S. Marco iniziano a essere un problema eh) saranno fratelli e condivideranno biada e soia.
Non so, io vorrei davvero capire se i vegetariani credono seriamente che prima o poi esisterà un mondo in cui le mucche pascoleranno libere nella pianura padana, i polli si aggireranno felici nei giardini pubblici di Milano e i maiali gireranno per i boschi accoppiandosi con i cinghiali che presto invaderanno i paesi, visto che non esisterà più la caccia.
Mah.
Francamente, non credo siano stupidi. Credo semplicemente che si divertano a portare avanti una battaglia contro i mulini a vento, proprio sapendo che poiché non vinceranno mai, saranno per sempre i soli nel giusto. Puri e salvi. Una setta insomma, ma con la soia al posto della Bibbia. Contenti loro.


ps. non ho niente contro i vegani. Se uno non vuole mangiare la carne sono fatti suoi. Pure io non mangio i fagioli perché mi fanno schifo. Il post è contro i vegani che paragonano chi mangia carne ai nazisti.

pps. non so perché, ma c'è sempre qualcuno che spende ore della sua giornata a paragonarmi ai nazisti. Prima i difensori degli embrioni, i sostenitori della famiglia tradizionale, i testimoni di Geova... adesso pure i vegani. Ma farsi una vita, no?