domenica 30 aprile 2023

La Russia contemporanea di Luk'janenko

Questo è un post un po' particolare perché non è una recensione, non è un trattato di sociologia né ho una particolare tesi da presentare. Diciamo che potrei definirlo come un boh raga, ho letto questa cosa e mi sembrava interessante buttarla giù da qualche parte, quindi beh, probabilmente non arriveremo a niente. Prendetela come una pagina di appunti.
Oggi parliamo di Sergej Luk'janenko, scrittore russo di fantasy e fantascienza.

Foto direttamente dalla pagina di wikipedia (ndr.)
Nato nel 1968, ha iniziato a scrivere negli anni '80. Al di là di tutto quello che andremo a dire fra poco, il mio consiglio è assolutamente quello di leggere i suoi lavori. Sia il Ciclo delle Guardie (tutti e 5 i volumi) sia il romanzo de La Torre del Tempo sono fantasy di altissimo livello e assolutamente una ventata di originalità in un genere che a volte rischia di essere asfittico. C'è però un fattore ulteriore che rende estremamente interessante leggere i suoi libri: l'ambientazione. Il suo è infatti un fantasy che vive nel nostro mondo e nella contemporaneità. Diciamo che è l'equivalente russo di Harry Potter, con un universo fantastico che va a intrecciarsi con quello reale che conosciamo, ma con legami ancora più stretti. I maghi di Luk'janenko si muovono in una Russia e in una Mosca che sono quelle contemporanee e nel contesto sociale russo attuale. Il protagonista del romanzo, anche se l'essere un mago lo rende in qualche modo diverso dagli esseri umani che lo circondano, è fortemente "russo" e partecipe dei sentimenti del suo tempo. Se volete capire la Russia attuale, questi libri sono quindi estremamente interessanti.

martedì 25 aprile 2023

SWJ:FO - a simple Star Wars Story

Non so scrivere recensioni di videogiochi. Soprattutto perché sono vent'anni che gioco solo a roba multiplayer e senza una trama e quindi non ho il background adatto per farlo. Però ho un pc nuovo, sto recuperando cose e su questa devo assolutamente dire due parole. Eccoci quindi alla non recensione di Star Wars Jedi: Fallen Order (2019).

Tutto quello di cui la Disney non ha capito un cazzo (ndr.)
Prendere in mano questo videogioco è un bicchiere di acqua fresca nel deserto. Perché sono anni che questo franchise ci offre solo merda (con qualche limitata eccezione) e finalmente sembra di tornare a casa. Non anticipiamo però gli argomenti importanti e diciamo un paio di cose sul gioco in quanto tale.
Innanzitutto, è perfetto per i nabbi come me. È un soulslike con meccaniche abbastanza semplici, facili da padroneggiare anche se non prendete in mano un controller da anni e con un sistema di gioco che vi prende per mano e vi accompagna passo passo a fare le cose. Ogni livello e ogni passaggio è pensato per ridurre al massimo le perdite di tempo e soprattutto le frustrazioni connesse al genere. Morite saltando in un punto? Vi respawnano direttamente lì di fronte e potete riprovarci istantaneamente. Dovete affrontare un miniboss? Se il punto di salvataggio non è lì di fronte è tre passi più indietro. I puzzle ci sono, sono anche molto carini, ma non sono robe impossibili. Soprattutto: l'open world è quasi inesistente. Sto videogioco è un bellissimo treno su rotaie su cui sali sopra per goderti storia e paesaggio.
E mi rendo conto che sto descrivendo come bellissime una serie di cose che al fan puro e duro dei soulslike potrebbero far cagare alla grande. Se lo giocate e vi fa cagare probabilmente c'avete ragione, semplicemente non siete il target giusto.

La storia è... semplice. Tremendamente semplice. Siete un padawan fuggito dall'Epurazione che viene a sapere di una lista di bambini sensitivi alla Forza da nascondere all'Impero e possibilmente da addestrare per ricostruire l'Ordine. Un percorso messo in piedi in modo assolutamente pretestuoso e all'insegna dello "zero sbatti" più assoluto. Plot twist telefonati da giorni arrivano con puntuale regolarità. E mi rendo conto che vi sto descrivendo tutte cose che potrebbero far pensare ma allora fa schifo? e invece... no. È bello.
È bello perché è, davvero, è quello di cui avevo bisogno da anni senza rendermene conto del tutto. Questo videogioco, nella sua semplicità estrema, va alla radice di Star Wars e ne incarna con forza lo spirito che ormai si pensava perso da anni. Si tratta di un fantasy, puro e semplice, come Star Wars era prima che arrivassero sedute politiche in Senato, midi-chlorians, inutili spiegazioni pseudoscientifiche, armi ad energia che sparano attraverso l'iperspazio e le ripetitive, melense, continue, PERVASIVE E NOIOSE storie di cowboy spaziali che ormai dominano in questo universo.
Rogue One era bello e The Mandalorian è a volte bello ma, davvero, quello non è Star Wars. Quelli sono film di guerra e western portati in una galassia lontana lontana. Giocate SWJ:FO e capirete perché sia diverso e perché sia sulla stessa linea della trilogia originaria. C'è un cavaliere errante che deve compiere una quest. Mostri e avversari da sconfiggere con una spada lucente. Un cammino dell'eroe durante il quale affrontare traumi e dubbi, uscendone come una persona migliore. E nemici terribili, dai devastanti poteri, che solo un eroe può affrontare. Questo gioco è quello che Star Wars è sempre stato: puro fantasy.

Grazie.
Non ci voleva tanto.



sabato 15 aprile 2023

L'appuntamento mensile con la mestizia: L'Evento

Un mese è passato ed è di nuovo il momento del gruppo di lettura. Stavolta abbiamo letto L'Evento di Annie Ernaux.

Splatter senza acrimonia (ndr.)
La trama: siccome questo mese non ci siamo depressi abbastanza, sembrava giusto leggere 180 pagine su una donna che si ritrova a voler abortire negli anni '60 in Francia. Cosa in quel periodo illegale e quindi da attuare in modo clandestino e con modalità che se non ci rimane secca è un miracolo. Ovviamente le tematiche sono crudissime e le descrizioni sono abbastanza efferate.

Commento: non mi è piaciuto. Intanto non mi piace come scrive. L'Ernaux ha uno stile molto scarno, in cui le subordinate sono rare quando non abolite del tutto. La storia viene narrata in un modo che sta a metà strada tra la pagina di diario e il report asettico di un verbale di polizia.
Con questo non dico che scriva male. Le hanno dato un Nobel per la letteratura, sarebbe un tantino presuntuoso da parte mia. Semplicemente a me non piace come scrive. Capita.
La cosa che mi ha sconcertato di più è che l'intera vicenda viene raccontata in un modo che sembra quasi privo di un'intenzione comunicativa. Nemmeno per un attimo ho avuto la percezione che mi si volesse parlare di qualcosa: la sensazione predominante era quella di un flusso di coscienza in cui l'autrice ricordava a se stessa quanto le era successo.

Ma magari era quello il senso no? Offrire al lettore uno sguardo privato sulla propria intimità.
Peccato che l'Ernaux ha detto in lungo e largo che suoi libri non sono autobiografia, benché basati su fatti reali. Quindi non c'è niente di spontaneo nel suo stile di scrittura. È limato alla perfezione per ottenere un effetto che personalmente mi lascia indifferente.
Con questo non voglio dire che sia brutto. Molto probabilmente non ero il target adatto per questo libro.

Ultimo punto e poi la smetto di lamentarmi: la tematica sociale. Nel libro si attacca ovviamente la struttura patriarcale della società francese degli anni '60 (e in modo laterale logicamente quella attuale). Cosa che va benissimo e su cui siamo tutti d'accordo. Quello che mi ha infastidito però, e mi ha infastidito talmente tanto che sono qui a scriverlo, è che la protagonista del racconto esprima la sua rabbia solo e soltanto nei confronti del sistema. Cioè, nei momenti in cui deve criticare la struttura sociale si avverte un astio concreto e reale, quando invece si parla delle persone fisiche ci si passa sopra senza problemi. La rabbia non compare mai, né contro il fidanzato/compagno/amante che la mette incinta e poi la lascia a occuparsi dell'aborto in completa solitudine né contro i dottori che se ne strafregano della sua condizione né contro chi la tratta da troia per poi scusarsi l'attimo dopo perché si è accorto che non è un'operaia di periferia ma una ragazza di famiglia benestante che va all'università.
Mi potrebbe andare bene se fossero riflessioni sul passato, ma l'intera storia è raccontata come un resoconto diretto dei sentimenti dell'epoca. Sembra che all'epoca sta tizia che non è l'autrice (cit.), da una parte avesse già compiuto un'analisi completa dei crimini della società patriarcale e quindi potesse tranquillamente passare sopra alla gente che si comporta da stronza in quanto mera espressione della società stessa.
A me sta roba fa perdere completamente l'immersione e il contatto emotivo con la storia. Non solo non mi sembra verosimile ma non so neanche quanto la condivido. Mi sembra lo stesso tipo di attitudine con cui si possono scagionare i militi fascisti perché eh, ma la società italiana degli anni '30 era così, il vero colpevole è l'humus culturale. Sì, stocazzo, c'era anche chi non andava a manganellare la gente in camicia nera negli anni '30. Non è che la società sia a prescindere l'esco di prigione gratis con cui giustificare l'essere dei pezzi di merda.

Detto questo, la parte descrittiva dell'aborto è molto ben scritta e lascia il segno. Le caratterizzazioni psicologiche dei personaggi (protagonista a parte) sono molto precise.
Non mi spiace averlo letto, non posso dire di esserne felice.
Voto: 6




martedì 4 aprile 2023

Film in pillole: Shazam, JW4 e D&D

Settimane intense per il pubblico nerd. Settimane in cui ho avuto una tendinite micidiale alla mano sinistra (inserire battuta a sfondo sessuale) da cui mi sto ancora riprendendo e che non mi fa scrivere bene. Quindi facciamo un veloce recap di tre film in un post solo che così risparmiamo caratteri.

Quello che fa cagare:
Meglio i video di gattini su youtube (ndr.)
Durante la visione, mi sono messo a cercare similitudini per spiegare quanto fa cagare sto film e non riuscivo a trovare niente di abbastanza calzante. Poi per fortuna la sala mi aiutato. Avevamo nella fila davanti 5 tredicenni. A metà del secondo tempo hanno letteralmente smesso di guardare il film per mostrarsi a vicenda dei video su youtube. E dovrebbe essere un film pensato appositamente per intrattenere i tredicenni eh.
Per farla breve: trama ridicola, antagonisti con la caratterizzazione dei cattivi dei Power Ranger, un gruppo di supereroi che non si capisce esattamente perché dovrebbero essere interessanti visto che hanno tutti lo stesso background ed esattamente gli stessi poteri. Erano tutti talmente la stessa cosa che se ne fosse morto uno difficilmente me ne sarei accorto. Shazam poi è un capolavoro. Non so come siano riusciti a far sembrare la sua controparte adolescente più matura, intelligente e sensata di quella adulta, ma probabilmente dipende da Zachary Levi che fa talmente bene l'idiota che sembrava brutto chiedergli di esserlo almeno un po' meno.
Si può dire qualcosa di buono di questo film? Boh. Gli animali fantastici erano carini I guess? Ah e il fatto che Shazam muoia. Peccato che torni in vita 5 minuti dopo.

Also, complimenti vivissimi per il product placement degli skittles. Una roba talmente leggera ed elegante che le palate di merda sui muri bianchi in confronto sono art decò.

Quello che tutti pensavamo avrebbe fatto cagare e invece alla fine poi dai carino, no?

Denunciate chi ha fatto il trailer (ndr.)
L'onore dei ladri è il film che quando esci dal cinema alzi le spalle e dici vabbè, alla fine non era così difficile allora. Peccato che ci hanno messo cinquant'anni. Storia semplice, personaggi tutti con un proprio arco narrativo, cattivi visivamente fighi, effetti speciali decenti (a parte un paio di fondali che porca puttana sicuri di averli fatti al computer?), richiami al gioco puntuali e mai invadenti, umorismo presente ma non sguaiato. Il film è una bella crasi fra prodotto per pubblico generalista in cerca di un generico film fantasy per i ragazzini e lavoro di ricerca per gli appassionati di gdr. Frequento alcune delle community più rompicazzo esistenti sull'internet italiano e non ho sentito nessuno lamentarsi. Si sprecano anche i commenti su "ahahahahah, esattamente come una nostra sessione di D&D", quindi direi che hanno indovinato il target.
Poco da dire: film fatto per intrattenere che intrattiene. 7 e mezzo, se fanno un sequel me lo accollo.

Nota di demerito per chi ha composto il trailer decontestualizzando le gag peggiori e facendo sembrare una merda l'intero film.
Nota di merito per Regé-Jean Page meglio conosciuto come ma sì, dai, quello che faceva il duca in Bridgerton nel ruolo de il paladino. Dio se gli hanno ritagliato il personaggio addosso. Sulla scena in cui scavalca la roccia stavo cadendo dalla sedia.

Quello che si va a vedere per le botte:

L'ultimo della  saga finché Keanu non cambia idea (ndr.)
Premessa: se arrivate a metà del secondo tempo e il vostro problema è ma dai, è caduto dal quarto piano, come fa a rialzarsi con le ossa intere?, probabilmente siete entrati nel posto sbagliato. Il Perugino è un bellissimo documentario, ottimamente realizzato, ma è in sala minore. Andate là.

John Wick è l'assassino più letale del mondo, in grado di uccidere perfino con una matita. È un mostro scaturito dal buio della notte, impossibile da sconfiggere. E questa non è una caratterizzazione del protagonista, è la cazzo di trama. Quindi: qua veniamo a vedere Keanu Reeves che per due ore e mezza ca. ammazza qualunque cosa compaia in un raggio di mezzo chilometro prendendo al contempo una caterva di botte tali da massacrare un plotone di marine americani. E questo da 4 film. Se non vi va bene non venite al cinema. Cosa che comunque mi sembra sia stata recepita abbastanza visto che in sala c'era un pubblico al 99,9% maschile sotto i quarantacinque anni. Un grazie alle poche quote rosa presenti.
Note importanti per la visione:
  • in sto film si parla pochissimo cosa che, considerando che Keanu Reeves non ha mai saputo recitare (e a questo proposito complimenti a Luca Ward che ha doppiato altrettanto male), è una manna dal cielo;
  • c'è Donnie Yen che fa Donnie Yen ma cieco;
  • rip Lance Reddick;
  • ambientazioni, regia e fotografia sono da paura
8/10, aspettiamo John Wick 5. Che nel senso, davvero dobbiamo pensare che a 65 anni Keanu Reeves non si alzerà un mattino sostenendo di essere perfettamente in grado di girare un altro film action? Suvvia, non ci crediamo noi e non ci crede neanche lui. Stay tuned.