sabato 15 aprile 2023

L'appuntamento mensile con la mestizia: L'Evento

Un mese è passato ed è di nuovo il momento del gruppo di lettura. Stavolta abbiamo letto L'Evento di Annie Ernaux.

Splatter senza acrimonia (ndr.)
La trama: siccome questo mese non ci siamo depressi abbastanza, sembrava giusto leggere 180 pagine su una donna che si ritrova a voler abortire negli anni '60 in Francia. Cosa in quel periodo illegale e quindi da attuare in modo clandestino e con modalità che se non ci rimane secca è un miracolo. Ovviamente le tematiche sono crudissime e le descrizioni sono abbastanza efferate.

Commento: non mi è piaciuto. Intanto non mi piace come scrive. L'Ernaux ha uno stile molto scarno, in cui le subordinate sono rare quando non abolite del tutto. La storia viene narrata in un modo che sta a metà strada tra la pagina di diario e il report asettico di un verbale di polizia.
Con questo non dico che scriva male. Le hanno dato un Nobel per la letteratura, sarebbe un tantino presuntuoso da parte mia. Semplicemente a me non piace come scrive. Capita.
La cosa che mi ha sconcertato di più è che l'intera vicenda viene raccontata in un modo che sembra quasi privo di un'intenzione comunicativa. Nemmeno per un attimo ho avuto la percezione che mi si volesse parlare di qualcosa: la sensazione predominante era quella di un flusso di coscienza in cui l'autrice ricordava a se stessa quanto le era successo.

Ma magari era quello il senso no? Offrire al lettore uno sguardo privato sulla propria intimità.
Peccato che l'Ernaux ha detto in lungo e largo che suoi libri non sono autobiografia, benché basati su fatti reali. Quindi non c'è niente di spontaneo nel suo stile di scrittura. È limato alla perfezione per ottenere un effetto che personalmente mi lascia indifferente.
Con questo non voglio dire che sia brutto. Molto probabilmente non ero il target adatto per questo libro.

Ultimo punto e poi la smetto di lamentarmi: la tematica sociale. Nel libro si attacca ovviamente la struttura patriarcale della società francese degli anni '60 (e in modo laterale logicamente quella attuale). Cosa che va benissimo e su cui siamo tutti d'accordo. Quello che mi ha infastidito però, e mi ha infastidito talmente tanto che sono qui a scriverlo, è che la protagonista del racconto esprima la sua rabbia solo e soltanto nei confronti del sistema. Cioè, nei momenti in cui deve criticare la struttura sociale si avverte un astio concreto e reale, quando invece si parla delle persone fisiche ci si passa sopra senza problemi. La rabbia non compare mai, né contro il fidanzato/compagno/amante che la mette incinta e poi la lascia a occuparsi dell'aborto in completa solitudine né contro i dottori che se ne strafregano della sua condizione né contro chi la tratta da troia per poi scusarsi l'attimo dopo perché si è accorto che non è un'operaia di periferia ma una ragazza di famiglia benestante che va all'università.
Mi potrebbe andare bene se fossero riflessioni sul passato, ma l'intera storia è raccontata come un resoconto diretto dei sentimenti dell'epoca. Sembra che all'epoca sta tizia che non è l'autrice (cit.), da una parte avesse già compiuto un'analisi completa dei crimini della società patriarcale e quindi potesse tranquillamente passare sopra alla gente che si comporta da stronza in quanto mera espressione della società stessa.
A me sta roba fa perdere completamente l'immersione e il contatto emotivo con la storia. Non solo non mi sembra verosimile ma non so neanche quanto la condivido. Mi sembra lo stesso tipo di attitudine con cui si possono scagionare i militi fascisti perché eh, ma la società italiana degli anni '30 era così, il vero colpevole è l'humus culturale. Sì, stocazzo, c'era anche chi non andava a manganellare la gente in camicia nera negli anni '30. Non è che la società sia a prescindere l'esco di prigione gratis con cui giustificare l'essere dei pezzi di merda.

Detto questo, la parte descrittiva dell'aborto è molto ben scritta e lascia il segno. Le caratterizzazioni psicologiche dei personaggi (protagonista a parte) sono molto precise.
Non mi spiace averlo letto, non posso dire di esserne felice.
Voto: 6




Nessun commento:

Posta un commento