giovedì 19 aprile 2012

L'arco costituzionale

Prossimamente dovremo pure affrontare il problema del voto. A chi darlo? La cosa interessante è che i partiti italiani sono d'accordo su una cosa: a tutti ma non a Grillo.

Da un certo punto di vista il problema non si pone nemmeno, visto che Grillo non è candidato. La cosa di per sé non mi piace. Ho sempre pensato che se un tizio vuole far politica e crea un movimento, la prima cosa da fare è prendersene anche la responsabilità. Troppo facile starsene fuori dei giochi a fare il guru, mandando avanti altri a prendersi i pesci in faccia al posto tuo.
D'altra parte se si fosse candidato l'avrebbero accusato di brigare per avere poltrone e di fare "come tutti gli altri".
In ogni caso, quello su cui volevo riflettere non è tanto il "votare o non votare Grillo", ma su quanto sia eccezionale che lo stesso problema di votarlo o meno esista sul serio. Che gente, francamente, in quale altro paese votare il movimento di un tizio che ha sostenuto per anni che una palla di plastica dentro a una lavatrice potesse veramente lavare i vestiti come un detersivo, sarebbe un'alternativa presentabile?
In quale altro paese la frase "mandate al governo noi, che tanto peggio di quelli che ci sono già non possiamo fare e almeno non rubiamo" basta, da sola, a prendere il 7% dei voti?
Il fatto stesso che l'intero arco costituzionale, da Vendola alla Lega sia pronto a dichiarazioni di fuoco nei confronti del M5S fa capire a quale punto di degrado della scena politica siamo arrivati. Perché è veramente un brutto giorno quello in cui Matteoli, D'Alema, Ferrara e Vendola si trovano d'accordo su qualcosa.
Fra l'altro sbagliano anche tattica. Da che mondo è mondo, far dire a D'Alema che si oppone a qualcosa è il sistema migliore per garantirne il successo. Un po' come far inserire un romanzo nell'Index librorum proibitorum della Chiesa cattolica.

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