martedì 8 settembre 2015

Mai giudicare dalla copertina: le prime quindici vite di Harry August

Sono secoli che non scrivo due recensioni in un mese. Stavolta dovevo assolutamente farlo per segnalarvi "Le prime quindici vite di Harry August".

Copertina orrenda, ottimo libro (ndr.)
L'autore:  Claire North è lo pseudonimo per le storie di fantascienza di una bravissima scrittrice inglese, dalle nostre parti ancora relativamente sconosciuta, di nome Catherine Webb. Impegnata nel fantasy da quando aveva quattordici anni, anche sotto l'altro pseudonimo di Kate Griffin, ha esattamente la mia età ed è anche carina. Internet non fornisce informazioni sulla sua vita sentimentale. Sarà impegnata? Chissà.
Ma di cosa stavo parlando? Ah sì, l'autore. Dicevo, normalmente mi approccio con molta diffidenza ai libri di fantasy e fantascienza scritti da donne. Non per misoginia, o almeno spero, ma per la tendenza delle scrittrici, abbastanza diffusa purtroppo, a mettere al centro di ogni storia una protagonista femminile con i drammi esistenziali del genere (anche senza citare la Troisi, paragone infausto visto che difficilmente si può ritenerla una scrittrice, basta prendere ad esempio la saga del Giglio della Bradley e compagne... Dio mio, che palle). Intendiamoci è legittimo, ma non è esattamente il tipo di storia che mi piace leggere. Catherine Webb invece se la ride alla grande dei miei pregiudizi e mi tira in faccia quattrocento pagine di storia immerse nella mente di Harry August, maschio bianco inglese che attraversa il ventesimo secolo. Ma quello che me la rende particolarmente simpatica è questa intervista in cui alla domanda "perché non hai scelto una protagonista femminile per la tua storia?", risponde: 
The biggest reason for writing a male protagonist was the history of the 20thcentury itself. When Harry August is born, women still don't have the vote; by the time he dies, the women's rights movement is a loud voice fighting battles across the world. The change in society in that century is massive, but women were – and are still – discriminated against. Knowing what I do of my own politics, it seemed unlikely that I'd get through the book without being drawn massively into the world of gender politics and the changing battle for women's rights throughout the century, and while this is vitally important and a story that must be told, the story of the kalachakra didn't feel like the right way in which to tell it. Writing a male protagonist, therefore, allowed me to focus on the story of the Cronus Club that seemed most appropriate to the narrative.
Ecco, questo paragrafo andrebbe inciso sul bronzo, incorniciato in argento, e sbattuto fortissimo sulla testa di gran parte dei sedicenti scrittori. "Volevo parlare di alcuni temi . Ma una protagonista femminile nel contesto del XX secolo non sarebbe stata verosimile per la storia che avevo in mente: si sarebbe dovuta occupare di altro. Quindi ho scelto un protagonista maschile". Da che si capisce che:
1) ha studiato il periodo storico in cui voleva ambientare la storia;
2) invece di inventarsi assurdità, ha modificato la storia per renderla credibile nell'ambiente scelto.
Forse la letteratura mondiale si può ancora salvare, dopotutto.

La trama: Harry August è un uruborano. Già la definizione è fantastica. L'uruboro è il serpente che si mangia la coda che compare in diverse civiltà, dall'antico Egitto alla mitologia norrena. 
Simbolo dell'eterno ritorno e della struttura ciclica del tempo, viene messo in relazione al popolo a cui Harry scopre di appartenere al termine della sua vita. A differenza dei "lineari", ovvero delle persone normali, gli uruborani alla morte si reincarnano. Non in altre creature, come nell'induismo, ma nei se stessi appena nati. Come un eterno circolo, continuano a rinascere come se stessi, nello stesso giorno e nello stesso luogo, conservando tutti i ricordi delle vite passate. Possono così agire quasi impunemente attraverso il tempo, visto che ogni incidente o disgrazia, anche mortale, ha l'unico inconveniente di un ritorno all'infanzia. Unico divieto, su cui vigila il Cronus Club, è l'alterazione del corso degli eventi, la cui conseguenza potrebbe essere la mancata nascita degli uruborani e quindi la loro effettiva morte. Il libro è quindi la storia delle prime quindici vite del protagonista, raccontata in prima persona, spese fra le infinite variazioni, gli incontri, i pericoli e gli inganni.

Tematica: praticamente infinita. Si va dalla ricerca dell'io, al senso dell'esistenza, alla ricerca di Dio, alla meccanica quantistica, alla possibilità dell'uomo di influire sulla storia, alla complessità del mondo e ai problemi etici dell'agire contrapposti all'inazione. Una varietà amplissima tenuta insieme in modo organico e mai vago.

Punti di forza:
- ambientazione attentamente studiata, sia negli aspetti storici, sia nelle variabili fantascientifiche;
- verosimiglianza;
- scrittura fluida, mai banale;
- il protagonista è simpatico e molto umano... a volte ci si dimentica dell'importanza di un protagonista in cui sia facile identificarsi;
- un buon cattivo: l'esistenza di un antagonista credibile è altrettanto importante.

Punti di debolezza:
- la copertina incredibilmente brutta... non farà mai successo in Italia con quella copertina

Giudizio finale: 8,5
Per prendersi un 10 la scrittrice doveva chiamarsi Simone de Beauvoir, il protagonista Fosca e il romanzo "Tutti gli uomini sono mortali". Ma sarebbe stato un altro libro, con altre tematiche estremamente più profonde. Il fatto che il paragone mi sia venuto in mente giustifica però l'8,5. Leggetelo. Ne vale veramente la pena.

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