mercoledì 23 maggio 2012

Teatro di carta

Nel giorno del ricordo dell'attentato a Falcone, mi sembra opportuno inserire la recensione di un libro che parla di noi italiani. Certo scrivere di una cosa che già sapevo mi sarebbe piaciuta ancora prima di leggerla potrebbe sembrare antisportivo. Sticazzi, lo faccio lo stesso...

Un libro che semina odio per l'Italia... ancora un po' per favore! (ndr.)

"Io cammino in fila indiana" è fondamentalmente una raccolta dei pezzi teatrali di Ascanio Celestini. Per chi non sapesse chi è Ascanio Celestini... beh se le cose non le sapete, sappiatele.

La domanda non era "sarà bello il libro?" Era ovvio che sarebbe stato bello, perché se hai ascoltato per un anno i mini monologhi della trasmissione della Dandini, difficilmente smetteranno di piacerti. Il vero problema era: testi pensati e scritti per essere recitati dal vivo e che quindi godono del supporto non indifferente del tono della voce e dell'espressione del volto, saranno altrettanto efficaci stampati in nero su una pagina bianca?
La risposta è no.
Incredibilmente lo sono di più.
Avete presente com'è il teatro di Celestini? Umorismo nero, cinismo e depressione acuta ne sono le componenti principali. L'Italia contemporanea viene presa, depurata dalla sua retorica di paese del bel vivere e dei bei paesaggi, fatta a pezzi e ricomposta nelle sue componenti essenziali: familismo, conformismo, piccineria politica e personale. Un paese mediocre e provinciale abitato da maneggioni di mezza tacca che si affannano sulle briciole che cadono dai tavoli eleganti. Un paese di ignoranti drogati dalla televisione e allo stesso tempo di lucidi e consapevoli accidiosi. Il non voler fare e il non volere essere mai qualcosa in più della squallida media elevati a regola di vita. Lo spreco delle risorse, dei talenti, delle passioni civili come cardine irrinunciabile dall'andazzo quotidiano in un immobilismo che sembra eterno.
Quello di cui non mi ero mai accorto è che tutto ciò viene in qualche modo stemperato nello spettacolo teatrale. La voce, la barbetta a punta, l'occhio ammiccante in parte lo ridimensionano e lo rendono in qualche modo accettabile.
Lo scritto invece ti inchioda. Se le parole volano e scivolano la pagina può essere riletta e non è una bella sensazione. Io cammino in fila indiana è uno di quei libri che non puoi non finire e da cui non riesci a staccarti ma che non vorresti mai rileggere. Perché lascia l'amaro in bocca, c'è poco da fare.

Dal punto di vista stilistico non riesco a trovare pecche. Sul serio. Non sono un tipo invidioso, in genere, ma ci sono due categorie di persone che mi stanno particolarmente sul culo. Quelli che sanno un casino di cose più di me (e in questa categoria rientrano i poliglotti, che io per le lingue sono negato) e quelli che scrivono in questo modo: limpido, diretto, tagliente come un rasoio e allo stesso tempo ironico e mordace.
Sì Ascanio. Ti odio.
Grazie.

3 commenti:

  1. nella mia prossima calata su Lucca dovrò ricordarmi di comprare questo libro. Non sapevo chi fosse questo Ascanio ma dopo averlo sappiuto mi sono innamorato :D

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  2. omg, guardati un po' di filmati sul tubo!

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  3. appunto, quel "ma dopo averlo sappiuto" era comprendente di ricerca sul mio tubo etc ^^

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