martedì 8 maggio 2012

Jonathan Strange non è Harry Potter

Per chiunque fosse interessato, esistono anche libri che trattano di maghi inglesi che non lottano contro l'assassino dei genitori e non vanno in un collegio. Il romanzo che segue è un tipico esempio di come la Rowling non sia ancora riuscita a uniformare l'intero fantasy inglese alla sua persona, ma esistano ancora nicchie di resistenza:

Comunque noi tifavamo per Napoleone... (ndr.)

La prima volta che ho visto "Jonathan Strange & Mr. Norrell" (il Signor Norrell nella traduzione italiana, che non vogliamo mica che le persone si chiedano cosa mai possa voler dire quel "Mr." davanti a un nome... potrebbero rimanere turbate!) sugli scaffali della mia libreria di fiducia ho pensato: "questo manco morto". Poi il libro è arrivato nella biblioteca di cui e ho ceduto.
Vi dirò... pensavo peggio. Non tanto peggio, solo un po'.

Trama: in un modo parallelo sono i primi anni dell'800 e Napoleone sta facendo il culo al resto d'Europa. In Inghilterra una volta c'erano i maghi, ma ormai quelli che restano non praticano più e si limitano a studiare la storia dei loro predecessori. Questo fino a quando un signore anzionotto, misantropo e molto rompicoglioni rispondente al nome di Norrell powna l'accademia dei maghi di York animando le statue di una cattedrale. La magia pratica torna improvvisamente di moda. Norrell va a Londra e si mette al servizio del governo inglese per la guerra contro la Francia. Nel frattempo riporta in vita la moglie del duca Walter Pole grazie all'aiuto di un essere fatato che inizierà a perseguitare sistematicamente chiunque nel raggio di 200 km perché si diverte così
Il prestigio e i guadagni ottenuti gli permettono di portare avanti il suo programma in favore della rinascita della magia inglese consistente in:
  • acquistare tutti i libri di magia inglesi in modo che nessun altro possa diventare mago;
  • denigrare tutti i maghi prima di lui;
  • proibire ogni contatto con gli esseri fatati.
Capirete quindi che, con questo carattere e con questi obiettivi, non sia troppo contento quando vede emergere un altro mago autodidatta di nome Strange che si dimostra molto più dotato di lui.

Lati positivi - in una parola: "ambientazione". Da questo punto di vista devo lodare la Clarke. Il clima, gli ideali e i personaggi storici dell'Inghilterra vittoriana vengono descritti con grande cura a amore per i particolari. Gli eventi storici vengono ovviamente rimodellati per includere la presenza della magia ma questa operazione viene effettuata con una certa eleganza e non crea tensioni.
Ho trovato piacevole anche la voce narrante. Sempre in terza persona e molto lontana dai romanzi contemporanei, è stata paragonata, secondo me a ragione, al tono leggero e ironico della Austen (per maggiori informazioni vedere questo articolo, significativamente intitolato "When Harry Potter met Jane Austen"). Un discorso a parte va fatto per le note a pie' di pagina. Innanzitutto va detto che sono un'arte difficile da padroneggiare, soprattutto nella letteratura di evasione. Se l'autore esagera diventano più un fastidio che un arricchimento divertente. In questo caso capita spesso che questo confine venga superato. In alcune divagazioni si ha come l'impressione che si sia divertita molto più la Clarke a scriverle di quanto ti potrai mai divertire tu a leggerle.
Detto questo, va comunque riconosciuto a questo romanzo un innegabile tratto positivo: una certa profondità della narrazione. La bibliofilia dei protagonisti li fa muovere in un mondo di riferimenti e citazioni, ovviamente completamente inventati, che conferiscono una struttura ben definita a questa versione dell'Inghilterra primo-ottocentesca.

Lati negativi - il libro è un bellissimo affresco con alcune trovate descrittive veramente ben fatte. Il viaggio di Strange sulle strade del Re, ad esempio, o l'approdo alla follia come mezzo per comunicare con il mondo fatato sono scene a loro modo geniali, ma il problema più grosso del libro rimane che, di fatto, non succede niente.
Esempi:
1) La rivalità fra Norrel e Strange sembrerebbe aumentare al punto da risolversi in modo tragico. Invece niente. Dopo che uno dei due ha praticamente fatto mettere al bando l'altro dalla società civile, si riappacificano con una chiacchierata come se niente fosse.
2) L'essere fatato (il nemico) minaccia per tutto il libro i due maghi e i loro cari, configurandosi come il vero "big boss" del racconto. Invece niente. Strange libera la moglie rapita, ma lo fa solo di passaggio e sovrappensiero. Nessun duello finale, la creatura viene ammazzata da un maggiordomo che si ritrova con poteri abnormi per puro caso (deus ex machina ftw!).
3) I cattivi vengono puniti, ma senza pathos. Nessuno se ne preoccupava quando erano vivi e a nessuno frega niente di loro quando muoiono.

Si tratta insomma di un libro strano. Sembra quasi procedere senza un plot ben definito, senza climax riconoscibili e apparentemente anche senza tensione drammatica. Questo senza contare che scrivere un libro sui maghi senza nemmeno un duello di magia appare un'idea bizzarra, se non un suicidio letterario.
Come un libro con queste caratteristiche possa in qualche modo essere piacevole è ancora un mistero. Però tutto sommato lo è.


Nessun commento:

Posta un commento