mercoledì 6 marzo 2013

Anna Karenina e l'inguardabile Vronskij

*Nota: non so come né perché, ma molti giungono su questa pagina per rispondere alla domanda "ma lei  [SPOILER] perché lui l'ha tradita?" Per offrire un servizio di pubblica utilità rispondo alla domanda alla fine della recensione.

Dopo lunga discussione, lunedì sera siamo arrivati alla conclusione che in questo periodo non c'è stato niente di veramente interessante da vedere, al cinema. Con l'eccezione di Django, ovviamente, ma Tarantino fa categoria a parte. Personalmente sostenevo anche i meriti dell'ultimo Tornatore, ma sono stato messo in minoranza.
La conferma giunge dall'Anna Karenina di Joe Wright, già famoso famigerato per aver riportato Orgoglio e Pregiudizio sul grande schermo nel 2005.



Trama: sostanzialmente allineata al libro. Anna è moglie di Aleksej Karenin, di cui sappiamo solo che fa un sacco di riunioni con gente e ministri random e che quindi deve essere un Qualcuno alla corte dello Zar di Russia. Dopo aver saputo che il fratello, Stiva, ha tradito la moglie con la governante, corre a Mosca per salvargli il matrimonio. Il destino beffardo la fa però incontrare con il conte Aleksej Vronskij, di cui si innamora follemente e con cui avvia, dopo una resistenza iniziale, una storia di amore clandestina destinata all'autodistruzione.

Pregi e difetti

1) Keira Knightley ci è moderatamente piaciuta. Anche se a questo punto ci chiediamo se Wright sceglierà mai un'altra protagonista per i suoi film. Con questo siamo già al terzo (fra l'altro tutti tratti da libri) in cui la povera Keira compare in vesti diverse ma sempre come protagonista di un amore tormentato che, in due casi su tre, finisce con la morte. Cambiare no?
A parte questo la Knightley è convincente per almeno 3/4 del film. Un po' fuori posto, secondo me, è l'isterismo con cui sul finale viene resa la gelosia morbosa della protagonista, ma vabbé, diciamo che ci può stare.
7-

2) Ok la scenografia è figa. L'intera storia è resa come su un palco teatrale, con spettacolari scene in cui gli "effetti speciali" svelano fondali e cambi d'abiti delle comparse in un continuo svelamento della finzione del palcoscenico che ovviamente nasconde altra finzione. Il tutto studiato con cura per due scopi:
- rendere l'idea dell'artificio della società russa di fine '800;
- far finta che rendere l'idea dell'artificio della società russa di fine '800 fosse il vero scopo, mentre invece si intendeva soltanto far strabuzzare gli occhi agli spettatori.
Non si può negare che il secondo obiettivo sia raggiunto (in effetti alcune scene sono una gioia per gli occhi) ma quanto tutto ciò sia di giovamento al film nel suo complesso non saprei dirlo. Per quanto mi riguarda, il sentimento predominante è stato spesso e volentieri il fastidio. Cercare di sospendere l'incredulità mentre la gente si trasforma da impiegati a passanti cambiandosi il vestito in diretta risulta estremamente difficile.
8 per l'idea, ma 6 perché l'idea rompe alquanto le palle.

3) Oddio Karenin. Si può seriamente prendere un attore come Jude Law e pretendere per contratto che mostri lo stesso carisma di un tacchino morto? Dovrebbe essere illegale. Sottovalutato, irrilevante, ridotto a spettatore non pagante e per di più vittimizzato e colpevolizzato random secondo l'andamento del film, l'Aleksej Karenin di Wright è uno dei personaggi più maltrattati della storia della cinematografia mondiale. Apriamo le sottoscrizioni in suo favore.
4,5

4) Vronskij. Oh My God.
Dal romanzo di Lev Tolstoj...
Ma a lui non fu difficile trovare il lato buono e attraente di Vronskij; questo anzi gli saltò subito agli occhi. Vronskij era di statura media, ma di costituzione forte, bruno, con un viso simpatico e bello, straordinariamente calmo e deciso. Nel viso e nella persona di lui, dai capelli neri dal taglio corto e dal mento rasato di fresco fino all’uniforme ampia e nuova fiammante, tutto era semplice e nello stesso tempo elegante. 
Avete letto bene? Vi siete fatti un'immagine mentale del personaggio? Ok...

-.-
Ora io mi chiedo, perché? Non perché il regista abbia scelto Aaron Taylor-Johnson come co-protagonista. Quel motivo è evidente. Sai che è un film che attirerà un pubblico femminile abbastanza vasto, quindi devi metterci un tizio bellissimo. E poiché hai l'indipendenza di giudizio di un cavolfiore, ovviamente devi scegliere un tipo dal fascino un po' edwardesco, per non deludere l'eventuale fan di Twilight capitata in sala (dove peraltro deve essere arrivata per sbaglio ritenendo che Anna Karenina fosse il libro tratto dal film, anziché il contrario). Piuttosto mi chiedo "perché Dio permetti un tale scempio?" Poi mi ricordo che con tutta probabilità non esisti e mi consolo.
Tuttavia, giusto per sottolineare il fatto che Aaron Johnson era il protagonista perfetto, per un altro film, vi pregherei di spostare l'attenzione poco più in basso, dove ho collocato un'immagine del conte Vronsky di Bernard Rose (a.D. 1997).

Brace yourself Anna, Winter is coming...
Cazzo sarà un tantino differente avere Sean Bean e avere Aaron Johnson? Secondo me sì.
3 per l'offesa portata all'onore dei russi, a Tolstoj, ai romanzi e al genere umano nel suo complesso.

Giudizio finale: 6-
Si lascia guardare ma c'è di meglio. Deve esserci di meglio se la cinematografia intende sopravvivere nel 21° secolo.


*[SPOILER]
Ok, la risposta è no. Vronskij non ha tradito Anna (o quanto meno non ancora, se poi lo avrebbe fatto nel corso degli anni è un altro discorso) quando lei si uccide gettandosi sotto al treno. Il testo che segue, tratto dal romanzo di Tolstoj, spiega le motivazioni del suicidio:
“Il mio amore si fa sempre più appassionato ed egoistico, e il suo non fa che spegnersi, ecco perché ci dividiamo — ella seguitò a pensare. — E non vi si può rimediare. Io ho tutto in lui solo, e pretendo che egli mi si dia sempre di più. E lui sempre di più vuole allontanarsi da me. Noi, prima di giungere al nostro legame, ci siamo proprio andati incontro, così ora ci dividiamo andando irresistibilmente verso parti opposte. E cambiare questo non si può. Lui mi ha detto che sono insensatamente gelosa e io stessa mi sono detta che sono insensatamente gelosa; ma non è vero. Non sono gelosa, sono scontenta, invece. Ma... — aprì la bocca e cambiò posto nel carrozzino per l’agitazione suscitata in lei dal pensiero che le era venuto a un tratto. — S’io potessi essere qualcos’altro, invece dell’amante che ama appassionatamente le sole sue carezze; ma io non posso e non voglio essere null’altro. E con questo desiderio io suscito in lui la repulsione, e lui in me il rancore, e non può essere altrimenti. Non so io, forse, che egli non si metterebbe a ingannarmi, che non ha intenzioni circa la Sorokina, che non è innamorato di Kitty, che non mi tradirà? Tutto questo lo so, ma per questo non sto meglio. Se lui, senza amarmi, sarà buono, tenero con me per dovere, e non ci sarà quello che io voglio, questo è mille volte peggiore anche dell’odio! Questo è l’inferno! Ed è proprio così. Lui non mi ama già più da tempo. E dove finisce l’amore, comincia l’odio... Queste strade non le conosco per nulla. Vi sono delle montagnole, e poi sempre case, case... E in queste case sempre uomini, uomini... Quanti ce ne sono, e sono senza fine e tutti si odiano a vicenda. Ebbene, ammettiamo che io trovi quello che voglio per essere felice. Ecco. Ottengo il divorzio, Aleksej Aleksandrovic mi dà Serëza, e io sposo Vronskij”. Ricordatasi di Aleksej Aleksandrovic, immediatamente, con una straordinaria chiarezza, se lo raffigurò davanti a sé come vivo, con i suoi occhi mansueti, senza vita, spenti, le vene turchine sulle mani bianche, le intonazioni di voce e lo scricchiolio delle dita e, ricordatasi di quel sentimento che c’era stato fra di loro e che pure s’era chiamato amore, rabbrividì di repulsione. “Allora dunque, otterrò il divorzio e sarò moglie di Vronskij. Ebbene, Kitty smetterà di guardarmi come mi guardava oggi? No. E Serëza smetterà di chiedere e di pensare ai miei due mariti? E fra me e Vronskij che sentimento nuovo inventerò mai? È possibile, non pure una qualche felicità, ma la fine del tormento? No e no! — ella si rispose adesso, senza la più piccola esitazione. — È impossibile! Noi siamo separati dalla vita, e io faccio la sua infelicità, lui la mia, e non si può rifare né lui, né me. Tutti i tentativi sono stati fatti, la vite s’è spanata..."
Riassumo per chi non ha voglia di leggere. Anna si uccide non per gelosia quanto per uscire (e far uscire Vronskij) da l'empasse che lei stessa ha creato. Capisce bene che se lei ha bruciato tutti i ponti con la società russa abbandonando il marito, Vronskij potrebbe ancora rientrarvi (si sa, l'uomo è messo sempre meglio). Quindi capisce come Vronskij si senta, allo stesso tempo, incapace di lasciarla e desideroso di riprendere il suo posto nel mondo che gli appartiene. Da qui la possessività crescente nei suoi confronti (di cui la gelosia è solo un aspetto in fin dei conti secondario) che spinge lui ad allontanarsi e lei a odiare se stessa per averlo fatto allontanare. Da qui il disprezzo di Anna per lui, che vorrebbe tornare a vivere in società, e per se stessa, incapace di lasciarsi del tutto il passato alle spalle e in più sempre più consapevole di come la sua vita sia ormai totalmente dipendente da quella di Vronskij. Ci vogliamo mettere anche il rammarico per i figli abbandonati? Ok mettiamocelo. Inoltre c'è da considerare anche l'altra ipotesi. Se un giorno Anna riuscisse a sposare Vronskij, le cose migliorerebbero?
La risposta è no. Perché questo è il corso dell'amore. La passione può durare solo per un lasso di tempo limitato, poi l'amore diventa altro. Si trasforma in altro. Fiducia reciproca, stima, affetto, un progetto di vita insieme ecc. Ma Anna da tutto ciò è già fuggita quando ha abbandonato Karenin. Come può tornarvi? Ovviamente non può. Così come non può fare quello che ha fatto la madre di Vronskij: abbandonarsi a una vita di piaceri alla faccia del resto del mondo. La soluzione non può che essere una sola...
Quindi no, se pensavate che Anna si suicidi solo per timore di un tradimento avete sbagliato in modo grossolano. L'amore è molto più complicato di così...

6 commenti:

  1. Ti ringrazio per questo post! :)

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  2. Grandissimo, non si schifano mai abbastanza certe aberrazioni...

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  3. il suo commento mi affascinato.... la ringrazio infinitamente per il post

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  4. Anche io a primo impatto non me lo aspettavo così Vronskij, poi la bravura dell'attore ha fatto da sé... L'ha interpretato benissimo ed è riuscito a farmi piacere pure quel biondo, quei baffetti e quegli enormi occhioni blu. Attore migliore non poteva sceglierlo.

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    1. Ciao Unknown^^
      Francamente al tempo (è passato un po' ormai) non l'ho trovato affatto rispondente alla descrizione del romanzo, né dal punto di vista fisico, né per la prova attoriale, che mi ricordo abbastanza fiacca. Quest'ultimo è però un giudizio soggettivo e de gustibus... Per il fisico invece è un dato di fatto: il Vronskij di Tolstoj è bruno e di costituzione robusta. Quindi non solo non potevi aspettartelo così, non dovevi :P

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