giovedì 5 luglio 2012

Il razzismo non esiste

Ogni tanto sugli autobus si fa male qualcuno. Sono cose che succedono. Ti addormenti per una strada accidentata, ti sfugge la presa sulla maniglia, ti alzi nel momento in cui l'autista fa una frenata brusca: basta poco. Del resto gli incidenti capitano ovunque.
Il problema è che dopo ogni incidente gli autisti si fanno prendere dal panico. Intendiamoci, li capisco. Nessuno smania per avere la responsabilità di scarrozzare 50 persone in giro. Io ad esempio, quando ho un passeggero in macchina divento apprensivo al limite della paranoia. Rispetto perfino i limiti di velocità! Però se hai scelto l'autista di autobus come mestiere e se sul mezzo che guidi c'è un cartello di un metro quadro con scritto "40 posti a sedere, 15 in piedi" dovresti comprendere che la posizione "se c'è gente in piedi io non parto" diventa indifendibile.
In ogni caso non è questo il tema del post di oggi. Volevo parlare del razzismo.
Capita che fra le decine di italiani che si lamentano di non poter salire sul bus perché mancano i posti, a protestare ci siano anche un paio di signore evidentemente provenienti dall'est Europa. La differenza è che agli italiani si risponde con un: "mi spiace signora ma non posso prendermene la responsabilità" mentre alle straniere con un "ma vai via, che al tu paese si chiamano i trattori al posto dei bus".
E non è che avessero detto chissà cosa. Semplicemente un "ma noi dovere andare lavorare".

Alla fine il bus parte. Dopo 5 fermate scendono un paio di persone e ne salgono tre. Due si mettono a sedere, il terzo resta in piedi. Stavolta l'autista se ne assume la responsabilità e resta zitto.
La differenza? Il terzo è un ragazzo di colore di un metro e novanta con peso incerto, ma sicuramente superiore ai 100 kg. Professione presunta: muratore. Espressione: abbastanza incazzata.

La morale è che in Italia il razzismo non esiste... se sei alto due metri e hai i bicipiti del diametro dei prosciutti. In tutti gli altri casi ti attacchi.

2 commenti:

  1. Non c'entra nulla col post, ma voglio farti sapere che tu e il tuo blog mi avete messo voglia di aprirne uno. E l'ho fatto. E ti odio, perché pensavo di averla fatta finita con le possibilità di espressione via internet.

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