lunedì 1 ottobre 2012

Non concordo

Normalmente non dedicherei un post al processo contro il maggiordomo del Papa, ma visto che mi offre l'occasione di parlar male del Concordato ne approfitto.

Innanzitutto vorrei dire che non contesto il processo in sé. Cioè, intendiamoci, se dipendesse da me, solo per il fatto di aver rubato qualcosa al Papa, gli darei una medaglia al valore e lo promuoverei maggiordomo del Presidente della Repubblica (che vedi mai ci passa qualcosa anche sulle famose intercettazioni). Però dipende dalla mia antipatia personale per l'attuale pontefice. Per il resto, dura lex sed lex. Se hai rubato vai in galera.
Il punto in questione è "dove" vai in galera.

Molti non sanno infatti che è ancora in vigore l'art.22 dei Patti Lateranensi del 1929, secondo il quale l'Italia si impegna ad ospitare nei propri istituti penitenziari i cittadini del Vaticano colpevoli di delitti. Ovviamente perché il Vaticano non aveva (e non ha) un penitenziario proprio, a parte alcune celle che vengono utilizzate in casi particolari.
Andrebbe anche bene, e sicuramente andava bene nel '29, ma attualmente presenta una serie di assurdi:
a) il Vaticano esprime un giudizio penale ancora secondo il Codice Zanardelli del 1889. Ne consegue che i condannati dei tribunali pontifici possono scontare, nei nostri penitenziari, pene non previste dal nostro attuale codice giuridico;
b) la pena per l'offesa al Papa è equiparata all'offesa al re. Ma noi non abbiamo più un re...
c) soprattutto... sembra che nelle carte trafugate dal nostro Gabriele, vi siano diverse rivelazioni sul come e il quanto lo Ior fosse implicato nel riciclaggio e nell'elusione delle imposte al fisco italiano da parte dei correntisti.
Quindi, perché mai lo Stato Italiano dovrebbe aver interesse nel punire un tizio che lavora a pro suo? Se lo vogliono incarcerare, lo facciano in Vaticano.
 
Là, e anche oggi il nostro post qualunquista lo abbiamo fatto...

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