martedì 21 aprile 2015

La danza dei draghi e tutta l'altra roba di cui non ci frega niente

Come per ogni altro autore incapace di scrivere in tempi ragionevoli l'ennesimo libro della propria saga principale, anche per Martin si registrano casi sempre più diffusi di SLLS o Sindrome da Lettura della Lista della Spesa. Tale malattia comporta la ricerca ossessiva di qualunque cosa scritta dal PA (Pigro Autore) come palliativo all'assenza della storia di riferimento. In altre parole, oggi ci occupiamo di:

Tipo Eragon e poi c'è altra roba random (ndr.)
Innanzitutto affrontiamo una prima importante questione: come si fa a riconoscere un'operazione commerciale di una casa editrice composta da imbecilli privi di pudore e professionalità? Facile. Basta confrontare un paio di copertine:


La cosa peggiore che può fare una casa editrice, è spacciare una raccolta di racconti di autori diversi come un'opera singola. La copertina di sinistra è un lavoro onesto, la copertina a destra è un'operazione commerciale spudorata con la quale si cerca di fregare quante più persone possibili. Quando si ha a che fare con un'antologia di racconti si deve agire in una certa maniera:
1) cercare un titolo comune che dia anche l'idea del filo rosso che lega tutte le storie (Legends, ad esempio ma vi allego sotto altri esempi);


2) inserire in copertina nome o cognome (o almeno il solo cognome) di tutti gli autori;
3) il nome da mettere in evidenza, se proprio se ne vuole mettere uno, è il nome del "curatore" della raccolta, ovvero del tizio che si prende la briga di coordinare gli autori e di dare una forma decente all'insieme.
Quello che non si deve fare, se si ha a cuore la propria reputazione, è prendere il tizio più famoso, sbatterlo al centro della copertina e scrivere in caratteri giganti il titolo del suo racconto con sotto, in piccolo, l'equivalente di "e altre storie". Per la semplice ragione che, se scrivi così, e non indichi in nessun modo gli altri autori, sembra che tutti i racconti siano di Martin. In altre parole stai cercando di fregare i lettori. Stai portando avanti un'operazione commerciale ambigua che non si definisce truffa solo perché la politica non ha mai avuto troppa simpatia per quelli che leggono e quindi se ne sbatte altamente di regolamentare il mercato dell'editoria.
Semplicemente NON SI FA. Soprattutto se pubblichi la serie dell'autore con gli stessi caratteri e lo stesso formato. Perché è evidente che stai cercando di far passare l'intera raccolta di racconti come opera dello stesso Martin, mentre di suo c'è solo un racconto su dieci.

La Mondadori non ha quindi a cuore la propria reputazione. Gliene frega forse qualcosa? No, basta far soldi. Però diciamolo.
Detto questo, come sono i racconti?

Meh.
Intanto chiariamo il punto principale: leggo recensioni esaltate per il racconto di Martin "La Principessa e la Regina" come se fosse una pietra miliare della storia dei sette regni, imprescindibile per capire il senso della saga. La storia tratta degli eventi relativi alla "Danza dei draghi", la lotta fratricida che a un certo punto dilania la dinastia Targaryen e porta alla morte di gran parte dei draghi di Westeros dando il via al declino della casata. Interessante? Sì. Un capolavoro? Beh, no. Decisamente no. 
Anzi, diciamolo, in realtà da l'impressione di essere materiale di lavoro che forse non andava neanche pubblicato. Come se Martin si fosse preso degli appunti sulla storia del mondo delle Cronache, magari per riutilizzarle in seguito o come punto di riferimento per gli eventi della saga, e poi avesse deciso, in un momento di svacco totale, magari pressato dall'agente a cui fa pubblicare una storia ogni dieci anni, di dargli un'occhiata, aggiungere qualche pagina e mandare tutto in stampa che tanto va in una raccolta, quindi chissene.
E non avrebbe neanche torto, se fosse presentato come un racconto all'interno di una raccolta, cosa che la Mondadori non ha fatto.
Da cosa si capisce che è materiale di lavoro e non un racconto su cui si è impegnato?
Innanzitutto lo stile: Martin è un maestro del racconto corale. Intrecciare molteplici piani di narrazione, presentare eventi da più punti di vista, caratterizzare psicologicamente i personaggi sono le sue qualità migliori. Nel racconto in questione non c'è niente di tutto questo. Il narratore è onnisciente, i personaggi piatti, quasi senza emozioni, gli avvenimenti scorrono senza interruzioni. Uno stile tremendamente accademico. Potrebbe essere voluto... la sensazione che almeno ha dato a me, è di uno che sta cercando di far passare come stile voluto, un racconto di fatti che servivano solo come cronologia di base per, magari, un lavoro da rielaborare in seguito. Appunti insomma, certamente non un'opera finita.
In secondo luogo i draghi. Francamente, non mi sembrano cose su cui Martin si sia impegnato. I duelli sono di una banalità e di una piattezza allucinante. Fanno sembrare la saga di Eragon, cioè stiamo parlando di Paolini, come un grande narratore di azione. Non si capisce nemmeno come i cavalieri guidino i draghi e soprattutto quale funzione abbiano. Ed è un peccato immane, un'occasione sprecata per gettare luce su questioni base tipo "come cavolo si fa a diventare cavalieri di draghi?" che non vengono trattate direttamente nemmeno nei romanzi del ciclo. Da quello che si vede nel racconto la risposta è: "boh, devi sculare il drago giusto". Ah beh.

Siamo di fronte alle stesse operazioni fatte per Tolkien: prendere roba inedita basta sia, stamparla, mandarla in libreria con una copertina decente. Solo che Tolkien si sarebbe opposto a una roba simile... se non fosse morto.
Per quanto riguarda il resto... carino il racconto di Abercrombie, Desperado, soprattutto se apprezzate l'atmosfera tipo-western e non mi è dispiaciuto nemmeno "La conchiglia esplosiva" di Jim Butcher. Tutti gli altri ne potevamo fare anche a meno.

In definitiva il mio consiglio è: fate come me e cercatevelo in biblioteca. Tanto è a nome di Martin, lo comprano di certo. La Mondadori non si merita i vostri soldi.

(che schifo)

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