giovedì 9 ottobre 2014

Di horror, fantasy e omofobia

Subito dopo aver scritto il post di ieri sulle sentinelle silenziose (credo si facciano chiamare così, non ricordo bene) ho iniziato una serie di riflessioni che, per vie traverse, ho ricollegato a un corso che ho in mente di fare su horror e fantasy.
Cosa c'entrano le une con l'altro? Cerco di spiegarvelo. Voi venitemi dietro con fiducia che da qualche parte arriviamo...


Stavo dicendo... spesso e volentieri le persone sono confuse rispetto al "genere" di un libro, un film, una serie televisiva. Normalmente la confusione si verifica nel momento in cui si cerca di distinguere con esattezza i limiti del fantasy, della fantascienza e dell'horror. Il tutto complicato da fatto che alcuni registi hanno mischiato gli horror con i gialli, creando quel genere misto definito "thriller" in cui può rientrare un po' tutto come un po' niente.
Quello che ci interessa oggi, è però la differenza tra l'horror e il fantasy. Per distinguerli, in genere si va a sensazione. Ovviamente un horror farà paura mentre un fantasy no. Dicendo così siamo però già alla fine del percorso e non all'inizio e stiamo definendo qualcosa in base ai risultati che produce anziché dalle sue caratteristiche congenite. Dobbiamo quindi chiederci: perché un horror fa paura mentre un fantasy no?
Mi approccerò al problema descrivendo due figure che da sempre segnano i diversi generi: il drago e il vampiro.

Tipico drago nero di palude
Gary Oldman nell'immortale "Dracula di Bram Stocker" (1992)
Caratteristiche del vampiro: non morto, si ciba di sangue umano, poteri ipnotici e di fascinazione, capacità di trasformarsi in altre creature (in genere lupi, pipistrelli e insetti vari) o addirittura in nebbia, capacità di volare (con trasformazione o senza), forza sovraumana.
Caratteristiche del drago: carnivoro, spesso orientato verso il bestiame ma non disdegna la carne umana (soprattutto se di vergine), poteri ipnotici (cfr. Smaug e Glaurung in Tolkien ma anche il ciclo di Earthsea ecc.) esercitato soprattutto attraverso gli occhi, sputafuoco, poteri magici vari (in D&D e derivati possiedono una forma umana), capacità di volare.

Come potete vedere, non esistono grandissime differenze tra le due creature. I draghi sono ovviamente dei lucertoloni di qualche tonnellata, tuttavia sono spesso in grado di assumere sembianze umane, così come i vampiri possono cambiare forma. Esistono esempi di draghi buoni ovviamente, che non si cibano di umani, tuttavia esistono anche esempi di vampiri buoni, sia in letteratura che nelle serie televisive/film. Esistono draghi brutti, così come esistono vampiri brutti, quindi la differenza non può stare nella equivalenza elementare bello=buono; brutto=cattivo. Del resto, seppure esistono delle eccezioni, generalmente una discreta percentuale della letteratura concorda nel ritenere entrambe le creature "malvagie", sebbene per i draghi si abbia sempre un occhio di riguardo.
Quindi perché una delle due appartiene all'immaginario fantasy, mentre l'altra a quello horror? Perché la prima non fa paura, mentre la seconda sì?

La risposta che ci siamo dati, e che diamo su questo blog, è semplice: l'apparente "naturalità". Quello che distingue il fantasy dall'horror è esattamente l'appartenenza o meno di certe creature o fenomeni "fantastici" a un corretto ordine naturale. In altre parole, tutto ciò che è fantasy, pur essendo, di fatto, estraneo alla nostra normalità, viene comunque presentato come facente parte della natura. Una natura diversa da quella che conosciamo ma non meno reale. In altre parole, il drago può essere spaventoso perché è un dinosauro volante con artigli affilati, con l'alito di fuoco e poteri magici, ma la sua esistenza non è di per sé in discussione. I draghi esistono come, nel nostro mondo, esisterebbe il cervo o il cane. Una creatura diversa ma che, tuttavia, fa parte dell'ecosistema e quindi è giusto che ci sia. 
Abbiamo quindi una definizione del fantasy: la presentazione di un mondo diverso dal nostro, con altri principi fisici o spirituali in esso attivi, ma con un ordine che gli è proprio.
L'horror invece si configura non come un mondo a parte ma come una perversione del mondo esistente. Il vampiro fa paura essenzialmente perché è una creatura non naturale, che non esiste di per sé, ma che viene creata attraverso la corruzione dell'ordine naturale. Non si nasce vampiri, vampiri si diventa. D'altra parte, e qui si arriva all'origine vera dell'orrore, chiunque può diventare vampiro.

Adesso le cose appaiono più chiare, no?
Di fatto, il drago non fa paura di per sé, perché non mina in nessun modo l'ordine naturale delle cose. Può diventare un problema se si mette a devastare i tuoi campi e a pretendere una vergine in sacrificio ogni anno, ma se se ne sta per conto suo - in Cambogia tipo, ma anche nel paese vicino - amen, son problemi degli stronzi che ci hanno a che fare, a noi cosa importa? Il vampiro è invece un problema di natura più intima, perché non è tanto il fatto che può ucciderti a disturbare, bensì che può farti diventare come lui.
Ecco la differenza vera tra l'horror e il fantasy. La paura del vampiro è fondamentalmente la paura del cambiamento. 


L'idea di qualcuno che sopravviva bevendo sangue umano è ovviamente tremenda ma ancora peggiore è l'idea che esista qualcuno che ti possa far piacere il bere sangue umano. Se si limitasse solo a berlo lui, sarebbe in niente diverso da una qualunque altra bestia feroce da abbattere. Il problema è che può farti diventare come lui.
Ecco quindi cosa distingue il fantasy dall'horror: da una parte ci sono dei nemici che vogliono ucciderci, dall'altra dei nemici che ci vogliono far diventare come loro. E se ci pensate vale per ogni mostro horror: zombie, fantasmi, lupi mannari, demoni, il diavolo stesso, ognuna di queste figure implica un cambiamento nella vittima.

Sì ok, ma tutto questo che c'entra con i gay?

Ci sto arrivando. Vi volevo semplicemente far riflettere sul fatto che la propaganda omofoba, antigay e, in genere, cattofascista si basa principalmente sui meccanismi che governano il genere horror. Pensateci bene, la prima cosa su cui si va a parare quando parla di matrimoni gay, adozioni, fecondazioni eterologhe ecc. è sempre la paura del cambiamento.
Se permettiamo i matrimoni gay mettiamo a rischio la famiglia tradizionale.
Se permettiamo le adozioni ai gay, poi magari anche i bambini diventano gay.
Se permettiamo alle coppie di avere figli con lo sperma di altri, chi mi garantisce che i miei figli siano veramente miei?
Prendete in esame tutte le obiezioni dei vari schieramenti anti-tutto e ci troverete sempre gli stessi elementi essenziali. Se vogliamo essere brutali ed estremamente poco educati, si traducono in "se ammetto che a qualcuno possa piacere prenderlo in culo, non è che poi magari piace anche a me?"
Il gay non è pericoloso perché lo prende in culo, è pericoloso perché, frequentandolo, potresti scoprire che piace anche a te.
Insomma è il cambiamento a spaventare, ma non quello degli altri: il tuo. La xenofobia non è la paura del diverso: è la paura di poter essere considerato diverso. E da sempre, il miglior modo per scacciare questo tipo di paura, è mettersi insieme ad altri per massacrare di botte qualcuno.

E adesso che hai scritto questo pippone immenso e di una banalità sconcertante?

Mah, credo che andrò a pranzo. Ciao

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