Un post bisognava farlo anche solo per copiare nel titolo una delle battute di Spinoza. Però, vi dirò, a differenza di molti che hanno stappato le bottiglie di spumante alla notizia, io non sono contento.
Di cosa dobbiamo essere contenti, infatti?
Il Divo Giulio se n'è andato. Senatore a vita, padre costituente e sette volte Presidente del Consiglio. Sì, certo, c'è quella semi-condanna per mafia e c'è la soddisfazione di avergli negato la Presidenza della Repubblica ma, a parte questo, se n'è andato da imbattuto. Campione d'Italia in una posizione intoccabile, con la sua gobba ripiena di segreti oscuri di cui non verremo mai a conoscenza.
Qualunque cosa dicano i saggi cinesi, sedersi in riva al fiume aspettando che passi il cadavere del nemico non è mai una soddisfazione né una vittoria. Che soddisfazione può esserci nel sopravvivere a qualcuno che partiva con settant'anni di svantaggio?
Vale Giulio Andreotti. A modo tuo, ci mancherai.
(vabbé, adesso non esageriamo)
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