lunedì 1 dicembre 2014

Evito di commentare tanto hai già fatto tutto te...

Quando ero adolescente, nella preistoria del 56k, avevo una strana impressione: che la rete italiana fosse un posto generalmente di sinistra o quanto meno progressista. Un'impressione che forse non era nemmeno tanto sbagliata se consideriamo che era composta per un buon 80% da giovani sotto i 35 anni, di solito universitari o ex universitari, e da nerd nel senso più antico del termine.
Poi è arrivato l'adsl e facebook e sulla rete sono arrivati tutti. Ma proprio tutti tutti.
Scoperta di oggi: abbiamo anche i Papaboys 3.0. Giusto per non farci mancare niente. Argomento di oggi: "come rendersi ridicoli parlando di D&D e simili", un articolo pieno di denuncia contro gli incredibili danni che possono portare i giochi di ruolo nella società di oggi. Perché altro che il precariato, la crisi economica, l'ebola, il terrorismo internazionale o le mafie... il vero pericolo per i giovani sono i giochi di ruolo che ti fanno perdere il contatto con la realtà o, come dicono loro:
"l’adolescente respira una mentalità fatta di destini ineluttabili e di insormontabili maledizioni, si immedesima in una cornice piena di ultra-poteri e di mitologie che pongono ristretti limiti alla libertà della persona"
Scrissero quelli che credevano al chierico moltiplicatore di pesci, dotato di resurrect, che guidava il suo popolo verso il destino preparato dal Dio Padre all'inizio del mondo.

Volevo commentare prendendoli per i fondelli, poi ho notato che il popolo di facebook aveva già stravotato un post portandolo al vertice. Lo riscrivo qui affinché non vada perso. Signor Arnaud Le Fevre... grazie.

Un tale una volta disse: “Non è vero che si smette di giocare quando si diventa vecchi ma che si diventa vecchi quando si smette di giocare”.
Io sono un giocatore, di ruolo (nonchè Master), da tavolo, di sport e di lavoro. Ho 44 anni e non ho mai smesso un solo giorno di giocare ne mai smetterò di farlo; nemmeno dopo morto (se davvero dovesse esistere un vita oltre la morte) smetterò di farlo che sia all’inferno, in purgatorio o in paradiso.
Il gioco è vita, chi non gioca è un morto vivente.
E non parlo di gioco nel senso più ludico del termine ma di quello spirito di avventura e conoscenza che spinge l’uomo a migliorarsi ad andare sempre oltre i propri limiti.
Chi si ferma è perduto. Chi ferma ad interpretare solo quel ruolo che crede di avere nella vita diventa uno zombie, una mummia o uno scheletro.
Quando scrivete “Il bravo giocatore è quello che sa immedesimarsi meglio nel ruolo prescelto o assegnato” non è nulla di più sbagliato.
Il bravo giocatore di ruolo è colui che è in grado di immedesimarsi in qualsiasi ruolo assegnato.
Il miglior giocatore di ruolo è colui che cambia il proprio ruolo quando, da quello vecchio, non riceve più stimoli di creatività e comunicazione.
Cambia il proprio ruolo, cambia i giocatori e cambia il master perchè il giocatore di ruolo è sempre e costantemente alla ricerca di nuove fonti di ispirazione, di nuove sfide e di nuovi amici con cui condividere le proprie conoscenze.
Un giocatore di ruolo che arriva a fare uso di droghe (ndr: si scrive metanfetamine) o sostanze psicotrope non è più un giocatore di ruolo ma un soggetto che cerca onnipotenza e onniscenza in ciò che non è più nulla se non un fantasma, un ombra di ciò che era prima quando era vivo.
Ho un figlio di 4 anni e già da tempo lo sto avviando al gioco di ruolo come feci io alla sua età. Nulla di trash, horror o robe violente solo giochi di fantasia.
Il letto matrimoniale con la scopa infilata tra i materassi ed un asciugamano in cima, magicamente diventa un galeone ed io e mio figlio giochiamo di ruolo facendo i pirati.
Due sedie affiancate, un coperchio di una pentola e due vecchi telecomandi ci trasformano in avventurieri nello spazio armati di phaser a bordo di un piccolo caccia interstellare.
Una tana ricavata sotto al letto, un asciugamano arrotolato ed infilato nelle mutande e diventiamo due leoni nella savana.
E voi saccenti papaboys che inveite verso un istinto primordiale (il gioco) che permette a qualsiasi cucciolo di crescere ed imparare ad affrontare la vita, non avete mai giocato da piccoli a cowboys e indiani piuttosto che a guardie e ladri? Avete mai finto di essere un astronauta sulla luna o una spia?
Per quale motivo vi siete dimenticati delle vostre origini? Per quale motivo rinnegate ciò che eravate e che vi ha permesso di essere ciò che siete?
Chiudersi in una stanza a leggere testi sacri, sempre quelli e sempre tra le stesse persone e sempre con lo stesso narratore o master non aumenta le vostre conoscenze, non stimola la fantasia e la voglia di confrontarsi.
Una volta che non trarrete più stimoli in ciò che fate da anni sarete spinti a cercare fonti di ispirazione più invasive ed esterne come droghe e psicofarmaci per cercare di vedere vita in ciò che è già morto come alcune volte succedere per le fantomatiche sette religiose devote a quel dio che non vedono più più.
Sono un giocatore di ruolo, D&D in particolare e adoro il ruolo di chierico.
Mi fate pena perchè siete un branco di non-morti (zombie per la precisione) e come tutti i non-morti siete sempre alla ricerca di ciò che più non è ossia la vita.
Attaccate noi viventi, ci sbranate, ci mangiate le carni e bevete il nostro sangue credendo che ciò vi possa far tornare vivi ma è tutto invano finchè non riprenderete a giocare resterete zombie per tutta la vita.
Siete morti, senza più voglia di vivere, senza il desiderio di migliorarvi e di migliorare il vostro prossimo.
Da chierico posso fare solo una cosa: scacciarvi… ma non posso farlo tramite internet.


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