martedì 4 novembre 2014

Rifare il Colosseo

In realtà non so se negli altri paesi funziona come da noi. Nel senso, magari, da qualche parte, nel globo, se un ministro della cultura esce sui giornali con una cosa tipo "voglio effettuare un lavoro incredibile per riqualificare la reggia di Versailles [località scelta a caso]" la gente si immagina grandi cose. Forse tutti si lanciano in acclamazioni, qualcuno commenta con un "era l'ora, ma perché non pensate anche alle buche davanti a casa mia", l'opposizione avanza qualche critica. Insomma, probabilmente si hanno una serie di reazioni abbastanza variegate.
Dovessi invece fare un velocissimo sunto del sentimento che ha percorso il webbe (per non parlare della comunità intellettuale della mia zona, per la cronaca, non esattamente di destra) alla proposta di Franceschini di ricostruire l'arena del Colosseo, userei, senza alcuna esitazione, le parole porca puttana pure questa adesso.
Non so come mai, ma credo che se vivessi, poni caso, in Francia, e il mio Ministro della Cultura parlasse di mettere a nudo una parte delle catacombe di Parigi, mi immaginerei una raffinatissima opera ingegneristica, con pavimenti di cristallo, infrastrutture leggere, Renzo Piano che progetta il distributore delle merendine, la facoltà di storia della Sorbonne impegnata h24 per le audioguide, quella di archeologia in pattugliamento per evitare furti, quella di architettura in ansia per il patrimonio storico.
Sentendo Franceschini invece, mi vengono in mente il Circo Orfei, il piadinaro lungo le gradinate ricostruite in cemento e la nazionale cantanti che sfida la nazionale attori nella sabbia dell'arena, ovvimente con l'immancabile centurione a fare da arbitro.

Pregiudizi? Chissà come mai.

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