Per la rubrica cose di cui non frega praticamente un cazzo a nessuno: "Il Jeansgate di Magnus Carlsen ai World Rapid and Blitz Championship di scacchi 2024"
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Il Magnus di cui sopra (ndr.) |
Opinioni non richieste né desiderate sull'Italia, il mondo e lo scibile universale
Per la rubrica cose di cui non frega praticamente un cazzo a nessuno: "Il Jeansgate di Magnus Carlsen ai World Rapid and Blitz Championship di scacchi 2024"
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Il Magnus di cui sopra (ndr.) |
Due settimane fa ero malato. Quando sono malato mi deprimo, vorrei che tutti nel mondo soffrissero quanto me e soprattutto mi consolo soltanto pensando che magari qualcuno sta peggio. Ottimo momento quindi per riprendere una saga in cui la gente muore malissimo e nei modi più assurdi.
Oggi parliamo di Final Destination, un B movie che per un paio di buone intuizioni ha segnato una generazione, diventando poi una serie di film abbastanza ridicoli e inutili. E lo facciamo andando in ordine.
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Quello senza numero perché è il primo |
Il film funzionava perché andava ad agitare i grandi archetipi dell'umano: la consapevolezza della morte in agguato in ogni angolo, l'incertezza del mondo che ci circonda, la fragilità dell'umano. Il tutto in un contesto in cui l'orribile confinava spesso nel ridicolo di morti sempre più bizzarre. Da questo punto di vista il primo Final Destination si avvicinava a quel confine rimanendo però sempre decisamente sul lato della paura. Anche la morte più bizzarra era vista nella sua luce più sinistra come indizio della malvagità del mondo circostante e dell'inevitabile fine del protagonista.
Visto il successo al botteghino, sono arrivati inevitabilmente i sequel.
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Quello decente |
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Quello in cui si vedono le tette |
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Quello in 3D |
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Il prequel dei serial killer |
Nel caso qualcuno se lo chiedesse sì, sto facendo il rewatch di Buffy.
Di nuovo.
Non so se lo sapete ma su Amazon prime è uscita la seconda stagione di Rings of Power. Se lo sapete, non vi è potuta sfuggire la quantità di polemiche sull'argomento. Ora questo post non serve a far polemica, quanto a trattare uno specifico argomento che mi rimane comodo tenere qui, in modo da poterlo linkare alla bisogna. Oggi parliamo quindi degli orchi padri di famiglia pacifisti e di dove cercarli.
Il fronte del No, solitamente estremamente attento al canone, ha trovato un grosso ostacolo nella citazione seguente, che i Sì hanno spammato sull'internet.
Esse sarebbero il maggiore fra i Peccati di Morgoth, abusi del suo più alto privilegio, e sarebbero creature generate dal Peccato, e naturalmente malvagie. (Stavo per scrivere “irrimediabilmente malvagie”, ma mi sarei spinto troppo in là. Perché accettando o tollerando che siano stati fatti, condizione necessaria per la loro esistenza, perfino gli Orchi diventerebbero parte del Mondo, che è di Dio e quindi in definitiva buono.)
Bozza di lettera a Peter Hastings, settembre 1954, J.R.R. Tolkien - Lettere 1914/1973, Bompiani, Firenze 2017, pp. 310.
Riguardo agli altri punti, credo di essere d’accordo sulla “creazione da parte del male”. Ma Lei è più disinvolto con la parola “creazione” di quanto sia io.* Barbalbero non dice che l’Oscuro Signore ha “creato” Troll e Orchi. Dice che li ha “fatti” come pessime copie di alcune creature preesistenti. Secondo me c’è un abisso fra le due affermazioni, tanto che la dichiarazione di Barbalbero potrebbe (nel mio mon- do) anche essere vera. In effetti non lo è riguardo agli Orchi, che fondamentalmente sono una razza di creature “razionali incarnate” benché orribilmente corrotte, anche se non più di molti uomini che girano al giorno d’oggi. [...] La sofferenza e l’esperienza (e forse l'Anello stesso) danno a Frodo più intuito; e Lei leggerà nel cap. I del libro VI le sue parole a Sam. “L'Ombra che li allevò sa solo disfare, non sa fare, creare cose nuove da sola. Non credo che abbia generato gli Orchi; non fece che rovinarli e depravarli.” Nelle leggende dei Giorni Remoti si ipotizza che il Diabolus abbia soggiogato e corrotto alcuni dei primi elfi, prima che essi avessero mai sentito parlare degli “dèi”, men che meno di Dio.
Ivi, pp. 302-303.
Ma se esse possano avere “anima” o “spirito” sembra una questione diversa; e poiché nel mio mito non ho contemplato la possibilità di fare anime o spiriti, cose dello stesso ordine anche se non dello stesso potere dei Valar, per “delega”, allora ho rappresentato almeno gli Orchi come esseri reali pre-esistenti, sui quali l’Oscuro Signore abbia esercitato tutto il suo potere per rimodellarli e corromperli, non per crearli. Che Dio possa “tollerare” questo fatto non sembra teologicamente peggiore della calcolata de-umanizzazione degli Uomini da parte dei tiranni alla quale assistiamo oggi.
Ivi, p. 310.
Sembra che la vita in un campo non sia cambiata per nulla, e ciò che la rende così esasperante è il fatto che tutte le sue caratteristiche peggiori non sono necessarie, e si devono alla stupidità umana che (come i “pianificatori” rifiutano di vedere) è sempre ingigantita indefinitamente quando viene “organizzata”. Ma l'Inghilterra nel 1917-1918 era decisamente povera ed è un po’ stupido che in una terra di relativa abbondanza tu debba sopportare simili condizioni. E chi paga le tasse vorrebbe sapere dove finiscono tutti i milioni, se i migliori dei loro figli devono essere trattati così. Comunque è quasi inevitabile, dato che gli esseri umani sono ciò che sono, e l’unica cura (a parte una Conversione universale) sarebbe di non avere guerre, né pianificazione, organizzazione o irreggimentazione. Il corpo in cui presti servizio, naturalmente, come sa chiunque possieda una qualche intelligenza e occhi e orecchie, è pessimo, tira avanti grazie alla reputazione di pochi uomini valorosi e tu probabilmente ti trovi in un angolo messo particolarmente male. Ma tutte le Grandi Cose progettate in grande danno questa sensazione al rospo che finisce sotto l’aratro, anche se in un quadro ‘più generale funzionano e fanno il loro lavoro. Un lavoro in fin dei conti malvagio. Stiamo tentando di sconfiggere Sauron usando l'Anello. E (sembra) ci riusciremo. Ma il prezzo da pagare sarà, come sai, la generazione di nuovi Sauron, e la lenta trasformazione di Uomini ed Elfi in Orchi. Non che nella vita reale le cose siano così nette come in una storia, e noi avevamo molti Orchi dalla nostra parte fin dall’inizio. [...] Bene, eccoti qui: uno hobbit fra gli Urukhai. Conserva la tua hobbitudine nel cuore, e pensa che tutte le storie sembrano così quando ci sei dentro. Tu sei dentro una storia molto grande!
- Tolkien a Christopher, 6 maggio 1944, J.R.R. Tolkien - Lettere 1914/1973, Bompiani, Firenze 2017, p. 126
Spero che tu abbia presto qualche altra licenza per vedere l'Africa genuina. Lontano dai “servi inferiori di Mordor”. Sì, penso che gli Orchi siano reali quanto qualsiasi creazione di un romanzo “realistico”: le tue parole vigorose descrivono bene la tribù; solo che nella vita reale essi si trovano in entrambe le fazioni, naturalmente. Poiché il “romanzesco” è nato dalla “allegoria”, e le sue guerre sono ancora derivate dalla “guerra interiore” dell’allegoria in cui il bene è da una parte e varie forme di male sono dall'altra. Nella vita reale (esteriore) gli uomini sono da entrambe le parti: e questo significa una variegata alleanza di orchi, bestie, demoni, semplici uomini naturalmente onesti, e angeli. Ma fa una certa differenza chi siano i tuoi capitani e se di per sé siano simili a orchi!
- Tolkien a Christopher, 25 maggio 1944, J.R.R. Tolkien - Lettere 1914/1973, Bompiani, Firenze 2017, p. 133
Quello che c'è da capire della narrazione di Tolkien è che si tratta della forma più pura di epic fantasy contemporaneo. I personaggi del romanzo, tutti, sono funzioni narrative che parlano di temi più grandi. Dire che gli orchi sono geneticamente malvagi dando una giustificazione in lore, è quasi superfluo in quanto sono di per sé una rappresentazione del reale trasportata nella fiction. In questo senso, è abbastanza privo di senso chiedersi se gli orchi possano essere pacifici, amare la famiglia, coltivare altre ambizioni che non siano quelle della razzia e del saccheggio. Semplicemente perché gli orchi esistono in quanto antagonista malvagio. Volendoli trasportare sul piano reale, gli orchi sono, come dice Tolkien nelle lettere, esseri umani rovinati, depravati, de-umanizzati da tiranni che mirano a irreggimentare e deprivare i sottoposti della loro volontà individuale per sottoporli al proprio dominio. Nella realtà - che Tolkien ha vissuto, vi vorrei ricordare che LoTR viene scritto nel pieno della Seconda Guerra Mondiale da un tizio che aveva partecipato alla Prima - gli orchi si trovano in entrambi gli schieramenti. Sono i tedeschi delle SS divenuti macchine assassine nelle mani dei gerarchi nazisti ma anche inglesi privati dalla compassione e dell'umanità dalle durezze della guerra. Il punto però è che nel fantasy epico questa contrapposizione viene sublimata nei campi in lotta. La guerra di elfi e uomini contro gli orchi è la lotta di tutti gli esseri umani che preservano la bontà e la gentilezza dalla violenza e dalla sopraffazione. Da questo punto di vista è inutile chiedersi se gli orchi possano redimersi. Semplicemente perché un orco redento non è più un orco. La rappresentazione della serie di Amazon è sbagliata non perché gli orchi non possano redimersi, è sbagliata perché non capisce che gli orchi esistano in quanto rappresentazione della malvagità umana e che quindi nessun essere vivente che conservi sentimenti di pietà e gentilezza può essere considerato un orco.
Il problema di Rings of Power è che cerca di forzare una narrazione grigia, in cui buoni e cattivi non esistono ma esistono solo esseri umani (alcuni con le orecchie a punta, alcuni molto bassi e alcuni brutti da vedere) con aspirazioni e desideri individuali, in un'opera che è eminentemente epica. Ovvero il cui tono presuppone un Bene e un Male fortemente distinti, in cui le azioni individuali servono semplicemente a definire a quale fronte aderisci. Per questo RoP ha pochissimo a che fare con Tolkien. E raga, e qui mi rivolgo al fronte del Sì, è assolutamente legittimo che questa serie vi piaccia. Ma se non avvertite alcun attrito fra RoP e l'opera di Tolkien, considerate la possibilità non solo di non aver capito Tolkien ma che alla fin fine di Tolkien vi piaccia solo l'estetica.
Ci può stare eh.
Spero di essermi spiegato.
Anatomia di una caduta, film del 2023, vincitore della Palma d'Oro a Cannes. Non avrei voglia di parlarne ma mi sto annoiando e ho bisogno di distrarmi. E quello che uso per distrarmi di solito oggi mi annoia, quindi proviamo a scrivere sta cosa.
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Che poi si è lanciato, mica è caduto (ndr.) |
Trama: Sandra e Samuel vivono in una baita di montagna col figlio ipovedente di nome Daniel e il cane guida. Sandra è una scrittrice di successo. Samuel sarebbe un bravissimo insegnante ma vorrebbe fare lo scrittore anche lui, solo che non ci riesce. Un giorno il figlio esce di casa col cane e quando torna trova il corpo del padre sanguinante apparentemente caduto dal terzo piano. Per una serie di indizi strani, rapporti poco chiari e testimonianze rilasciate a cazzo (cosa che conferma che non si deve MAI dire niente in assenza dell'avvocato), la polizia inizia a farsi delle domande e parte un processo. Sarà caduto? Si sarà suicidato? La moglie l'ha spinto? Boh.
Trama con spoiler
«Insomma Massimo, vuoi deciderti o no a fornirci il tuo alibi per la sera del delitto?»«Io non ho mai alibi. Ma faccio notare che chi non ha un alibi è innocente, vero commissario? Un vero assassino si prepara sempre un alibi»«Quand'è così sono innocente anch'io, aah!»«Troppo facile! Anna Carla, commissario, ha mezzo alibi. È stata al cinema, ma nessuno l'ha vista. Tutti gli assassini vanno sempre al cinema la sera del delitto»
Siccome Comencini ha quasi sempre ragione è facilissimo capire che Samuel si sia suicidato e che Sandra sia innocente. Non solo non ha un alibi, ma fornisce le ragioni che secondo lei hanno portato al suicidio solo in un secondo tempo e talmente male che sembra se le sia inventate in quel momento. Tutto il film è quindi una profondissima analisi psicologica del contesto familiare, dei rapporti fra marito e moglie, delle illusioni e delusioni di Samuel, dei sensi di colpa nei confronti del figlio, tutto diretto a convincere il giudice di quello di cui noialtri che guardiamo il film ci siamo convinti al minuto 10: che Sandra forse non è la persona più simpatica sulla faccia della terra ma che essere inglese non corrisponda anche a essere colpevole. È pure vero che il giudice è francese. Capisco che per loro essere inglesi costituisca un reato.
Commento: il film è oggettivamente un po' lungo e la parte finale forse un po' strascicata. Inoltre, come dire, sembra che la sceneggiatura sia stata scritta da qualcuno veramente ma veramente deciso a far passare come cretini e persecutori senza cuore gran parte dei componenti della giustizia francese. Il tutto ignorando come difficilmente nella vita vera potrebbe essere portato avanti in modo così spietato un processo per omicidio in cui: a) non si trovi l'arma del delitto; b) non si abbia una ricostruzione convincente di come possa essere stato messo in atto; c) la vittima fosse evidentemente in crisi e sotto psicofarmaci perlopiù interrotti prima della morte. Insomma, sembra scritto da uno di quelli che ma vedi che forse Rosa e Olindo hanno ragione eh.
Detto questo e passando sopra a qualche esagerazione, il film è ottimo dal punto di vista dell'introspezione sui personaggi. Quando finisce siamo di fronte a dei quadri di personalità ottimamente illustrati e dettagliati. Si ha l'impressione di conoscere queste persone e di capire cosa le muova fin nell'intimo. In questo è senso è scritto benissimo e l'intero processo diventa una enorme ricostruzione di rapporti interpersonali in cui l'esito finale e in fondo poco importante.
C'è anche una fugace riflessione sul meccanismo della comunicazione pubblica della cronaca nera e di come la narrativa di una storia possa influenzare l'andamento processuale. Il per il pubblico è molto più interessante la storia di una scrittrice che ammazza il marito piuttosto che quella di un insegnante depresso che si getta dal terzo piano è cosa sicuramente vera ma che rimane abbastanza ai margini della narrazione.
Voto: 8 e mezzo. Potrebbe annoiarvi. Se non vi annoia vi conquista.
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Il Mastro dell'accendino (ndr.) |
Un po' di tempo fa ho scritto riguardo al gruppo di lettura che sto frequentando. Ne sono tutto sommato soddisfatto perché mi aiuta ad uscire un po' dalla comfort zone dei miei generi preferiti (fantasy, fantascienza e storico). Su questo filone, ultimamente ho letto tre libri che in qualche modo ho visto legati da un unico filo conduttore e questi sono i miei appunti in merito.
1) John Fante - La Confraternita dell'uva
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Ho notato adesso la prefazione di Capossela |
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Un'efficace brevità |
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Sorseggiare pastis in un bar di Marsiglia |
Probabilmente farò il solito ascolto/classifica di Sanremo perché ormai è tradizione, però volevo partecipare al dibattito nazionale su Angelina Mango che scippa il titolo a quello che piaceva al popolo. E lo farò facendovi notare un piccolo dettaglio che non so perché sembra sfuggire ai più:
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Classifica Sanremo 1982 |
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Classifica Sanremo 1983 |
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Quei... cazzo... di... violini... (ndr.) |
Questo post è in parte una richiesta di aiuto. Cercasi gente che mi spieghi perché questo film è un incredibile capolavoro. Perché quando l'intero mondo dell'internet e la commissione dei golden globe lo sostengono, inizi a sentirti leggermente sbagliato tu, se invece ti ha fatto un po' cagare. Ma parliamo di...
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L'ultimo capolavoro di Miyazaki ecc. ecc. (ndr.) |