giovedì 26 settembre 2024

Essere orchi - Tolkien, RoP e la morte dell'epic fantasy

Non so se lo sapete ma su Amazon prime è uscita la seconda stagione di Rings of Power. Se lo sapete, non vi è potuta sfuggire la quantità di polemiche sull'argomento. Ora questo post non serve a far polemica, quanto a trattare uno specifico argomento che mi rimane comodo tenere qui, in modo da poterlo linkare alla bisogna. Oggi parliamo quindi degli orchi padri di famiglia pacifisti e di dove cercarli.

Ora, su questa tematica particolare ci sono due fronti contrapposti. Il primo sostiene che gli orchi sono creature dotate di libero arbitrio, che per di più si riproducono come tutti gli altri, e che quindi sia totalmente sensato che alcuni di loro possano avere istinti protettivi nei confronti della famiglia o non siano attratti da guerra e razzie. I secondi che gli orchi siano entità intimamente corrotte da un dio malvagio per desiderare, circa geneticamente, odio, violenza e morte e che quindi sia assolutamente ridicolo trattarli come entità morali grigie suscettibili a ripensamenti e pentimenti.
Abbiamo quindi uno schieramento del "Sì, gli orchi possono tenere alla famiglia" vs un "No, gli orchi sono creature eternamente malvage". Il problema è che entrambi gli schieramenti mancano leggermente il punto e cercheremo di dimostrarlo andando a prendere le parole dell'autore.

Il fronte del No, solitamente estremamente attento al canone, ha trovato un grosso ostacolo nella citazione seguente, che i Sì hanno spammato sull'internet.

Esse sarebbero il maggiore fra i Peccati di Morgoth, abusi del suo più alto privilegio, e sarebbero creature generate dal Peccato, e naturalmente malvagie. (Stavo per scrivere “irrimediabilmente malvagie”, ma mi sarei spinto troppo in là. Perché accettando o tollerando che siano stati fatti, condizione necessaria per la loro esistenza, perfino gli Orchi diventerebbero parte del Mondo, che è di Dio e quindi in definitiva buono.)

Bozza di lettera a Peter Hastings, settembre 1954, J.R.R. Tolkien - Lettere 1914/1973, Bompiani, Firenze 2017, pp. 310.

In realtà ho già inserito una citazione più corposa di quello che di solito si trova sull'internet. In genere i sostenitori del Sì si limitano a evidenziare la parte fra parentesi chiosando con un avete visto che Tolkien dice che gli orchi non sono irrimediabilmente malvagi? Quindi abbiamo ragione noi!
E in parte hanno ragione. Tolkien è uno scrittore intimamente cristiano. Nella prospettiva cristiana il male non è parte della creazione bensì una sua corruzione. Ergo, essendo gli orchi dotati di anima (benché corrotta) devono poter essere passibili di pentimento e quindi di catarsi. Sul fatto che siano corrotti il fronte del Sì evita però di mettere l'accento. E dire che proprio nella lettera che citano vi si fa ampio riferimento:

Riguardo agli altri punti, credo di essere d’accordo sulla “creazione da parte del male”. Ma Lei è più disinvolto con la parola “creazione” di quanto sia io.* Barbalbero non dice che l’Oscuro Signore ha “creato” Troll e Orchi. Dice che li ha “fatti” come pessime copie di alcune creature preesistenti. Secondo me c’è un abisso fra le due affermazioni, tanto che la dichiarazione di Barbalbero potrebbe (nel mio mon- do) anche essere vera. In effetti non lo è riguardo agli Orchi, che fondamentalmente sono una razza di creature “razionali incarnate” benché orribilmente corrotte, anche se non più di molti uomini che girano al giorno d’oggi. [...] La sofferenza e l’esperienza (e forse l'Anello stesso) danno a Frodo più intuito; e Lei leggerà nel cap. I del libro VI le sue parole a Sam. “L'Ombra che li allevò sa solo disfare, non sa fare, creare cose nuove da sola. Non credo che abbia generato gli Orchi; non fece che rovinarli e depravarli.” Nelle leggende dei Giorni Remoti si ipotizza che il Diabolus abbia soggiogato e corrotto alcuni dei primi elfi, prima che essi avessero mai sentito parlare degli “dèi”, men che meno di Dio.

Ivi, pp. 302-303.

In questo brano, vi farei notare un particolare interessante. Quel "anche se non più di molti uomini che girano al giorno d'oggi". Sullo stesso punto si ritorna più avanti nel corpo della lettera. Subito sotto il brano citato dai sostenitori del Sì, si legge infatti:

Ma se esse possano avere “anima” o “spirito” sembra una questione diversa; e poiché nel mio mito non ho contemplato la possibilità di fare anime o spiriti, cose dello stesso ordine anche se non dello stesso potere dei Valar, per “delega”, allora ho rappresentato almeno gli Orchi come esseri reali pre-esistenti, sui quali l’Oscuro Signore abbia esercitato tutto il suo potere per rimodellarli e corromperli, non per crearli. Che Dio possa “tollerare” questo fatto non sembra teologicamente peggiore della calcolata de-umanizzazione degli Uomini da parte dei tiranni alla quale assistiamo oggi.

Ivi, p. 310.

Da questi stralci emergono due elementi importanti. Il primo, che è quello non considerato dal fronte del Sì, è l'insistere in modo forte sulla corruzione degli orchi. Tolkien non può ammettere l'esistenza di anime irredimibili e tuttavia sottolinea più volte come i suoi orchi siano orribilmente deformi nel senso che l'umanità in loro è ridotta a niente. Già questo depone contro la possibilità dell'orco pacifista affezionato alla famiglia.
Tuttavia anche i sostenitori del No mancano leggermente il punto che cercherò di illustrare con i prossimi stralci.

Sembra che la vita in un campo non sia cambiata per nulla, e ciò che la rende così esasperante è il fatto che tutte le sue caratteristiche peggiori non sono necessarie, e si devono alla stupidità umana che (come i “pianificatori” rifiutano di vedere) è sempre ingigantita indefinitamente quando viene “organizzata”. Ma l'Inghilterra nel 1917-1918 era decisamente povera ed è un po’ stupido che in una terra di relativa abbondanza tu debba sopportare simili condizioni. E chi paga le tasse vorrebbe sapere dove finiscono tutti i milioni, se i migliori dei loro figli devono essere trattati così. Comunque è quasi inevitabile, dato che gli esseri umani sono ciò che sono, e l’unica cura (a parte una Conversione universale) sarebbe di non avere guerre, né pianificazione, organizzazione o irreggimentazione. Il corpo in cui presti servizio, naturalmente, come sa chiunque possieda una qualche intelligenza e occhi e orecchie, è pessimo, tira avanti grazie alla reputazione di pochi uomini valorosi e tu probabilmente ti trovi in un angolo messo particolarmente male. Ma tutte le Grandi Cose progettate in grande danno questa sensazione al rospo che finisce sotto l’aratro, anche se in un quadro ‘più generale funzionano e fanno il loro lavoro. Un lavoro in fin dei conti malvagio. Stiamo tentando di sconfiggere Sauron usando l'Anello. E (sembra) ci riusciremo. Ma il prezzo da pagare sarà, come sai, la generazione di nuovi Sauron, e la lenta trasformazione di Uomini ed Elfi in Orchi. Non che nella vita reale le cose siano così nette come in una storia, e noi avevamo molti Orchi dalla nostra parte fin dall’inizio. [...] Bene, eccoti qui: uno hobbit fra gli Urukhai. Conserva la tua hobbitudine nel cuore, e pensa che tutte le storie sembrano così quando ci sei dentro. Tu sei dentro una storia molto grande! 

- Tolkien a Christopher, 6 maggio 1944, J.R.R. Tolkien - Lettere 1914/1973, Bompiani, Firenze 2017, p. 126 

Spero che tu abbia presto qualche altra licenza per vedere l'Africa genuina. Lontano dai “servi inferiori di Mordor”. Sì, penso che gli Orchi siano reali quanto qualsiasi creazione di un romanzo “realistico”: le tue parole vigorose descrivono bene la tribù; solo che nella vita reale essi si trovano in entrambe le fazioni, naturalmente. Poiché il “romanzesco” è nato dalla “allegoria”, e le sue guerre sono ancora derivate dalla “guerra interiore” dell’allegoria in cui il bene è da una parte e varie forme di male sono dall'altra. Nella vita reale (esteriore) gli uomini sono da entrambe le parti: e questo significa una variegata alleanza di orchi, bestie, demoni, semplici uomini naturalmente onesti, e angeli. Ma fa una certa differenza chi siano i tuoi capitani e se di per sé siano simili a orchi!

- Tolkien a Christopher, 25 maggio 1944, J.R.R. Tolkien - Lettere 1914/1973, Bompiani, Firenze 2017, p. 133

Quello che c'è da capire della narrazione di Tolkien è che si tratta della forma più pura di epic fantasy contemporaneo. I personaggi del romanzo, tutti, sono funzioni narrative che parlano di temi più grandi. Dire che gli orchi sono geneticamente malvagi dando una giustificazione in lore, è quasi superfluo in quanto sono di per sé una rappresentazione del reale trasportata nella fiction. In questo senso, è abbastanza privo di senso chiedersi se gli orchi possano essere pacifici, amare la famiglia, coltivare altre ambizioni che non siano quelle della razzia e del saccheggio. Semplicemente perché gli orchi esistono in quanto antagonista malvagio. Volendoli trasportare sul piano reale, gli orchi sono, come dice Tolkien nelle lettere, esseri umani rovinati, depravati, de-umanizzati da tiranni che mirano a irreggimentare e deprivare i sottoposti della loro volontà individuale per sottoporli al proprio dominio. Nella realtà - che Tolkien ha vissuto, vi vorrei ricordare che LoTR viene scritto nel pieno della Seconda Guerra Mondiale da un tizio che aveva partecipato alla Prima - gli orchi si trovano in entrambi gli schieramenti. Sono i tedeschi delle SS divenuti macchine assassine nelle mani dei gerarchi nazisti ma anche inglesi privati dalla compassione e dell'umanità dalle durezze della guerra. Il punto però è che nel fantasy epico questa contrapposizione viene sublimata nei campi in lotta. La guerra di elfi e uomini contro gli orchi è la lotta di tutti gli esseri umani che preservano la bontà e la gentilezza dalla violenza e dalla sopraffazione. Da questo punto di vista è inutile chiedersi se gli orchi possano redimersi. Semplicemente perché un orco redento non è più un orco. La rappresentazione della serie di Amazon è sbagliata non perché gli orchi non possano redimersi, è sbagliata perché non capisce che gli orchi esistano in quanto rappresentazione della malvagità umana e che quindi nessun essere vivente che conservi sentimenti di pietà e gentilezza può essere considerato un orco.

Il problema di Rings of Power è che cerca di forzare una narrazione grigia, in cui buoni e cattivi non esistono ma esistono solo esseri umani (alcuni con le orecchie a punta, alcuni molto bassi e alcuni brutti da vedere) con aspirazioni e desideri individuali, in un'opera che è eminentemente epica. Ovvero il cui tono presuppone un Bene e un Male fortemente distinti, in cui le azioni individuali servono semplicemente a definire a quale fronte aderisci. Per questo RoP ha pochissimo a che fare con Tolkien. E raga, e qui mi rivolgo al fronte del Sì, è assolutamente legittimo che questa serie vi piaccia. Ma se non avvertite alcun attrito fra RoP e l'opera di Tolkien, considerate la possibilità non solo di non aver capito Tolkien ma che alla fin fine di Tolkien vi piaccia solo l'estetica.
Ci può stare eh.

Spero di essermi spiegato.

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