Anatomia di una caduta, film del 2023, vincitore della Palma d'Oro a Cannes. Non avrei voglia di parlarne ma mi sto annoiando e ho bisogno di distrarmi. E quello che uso per distrarmi di solito oggi mi annoia, quindi proviamo a scrivere sta cosa.
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Che poi si è lanciato, mica è caduto (ndr.) |
Trama: Sandra e Samuel vivono in una baita di montagna col figlio ipovedente di nome Daniel e il cane guida. Sandra è una scrittrice di successo. Samuel sarebbe un bravissimo insegnante ma vorrebbe fare lo scrittore anche lui, solo che non ci riesce. Un giorno il figlio esce di casa col cane e quando torna trova il corpo del padre sanguinante apparentemente caduto dal terzo piano. Per una serie di indizi strani, rapporti poco chiari e testimonianze rilasciate a cazzo (cosa che conferma che non si deve MAI dire niente in assenza dell'avvocato), la polizia inizia a farsi delle domande e parte un processo. Sarà caduto? Si sarà suicidato? La moglie l'ha spinto? Boh.
Trama con spoiler
«Insomma Massimo, vuoi deciderti o no a fornirci il tuo alibi per la sera del delitto?»«Io non ho mai alibi. Ma faccio notare che chi non ha un alibi è innocente, vero commissario? Un vero assassino si prepara sempre un alibi»«Quand'è così sono innocente anch'io, aah!»«Troppo facile! Anna Carla, commissario, ha mezzo alibi. È stata al cinema, ma nessuno l'ha vista. Tutti gli assassini vanno sempre al cinema la sera del delitto»
Siccome Comencini ha quasi sempre ragione è facilissimo capire che Samuel si sia suicidato e che Sandra sia innocente. Non solo non ha un alibi, ma fornisce le ragioni che secondo lei hanno portato al suicidio solo in un secondo tempo e talmente male che sembra se le sia inventate in quel momento. Tutto il film è quindi una profondissima analisi psicologica del contesto familiare, dei rapporti fra marito e moglie, delle illusioni e delusioni di Samuel, dei sensi di colpa nei confronti del figlio, tutto diretto a convincere il giudice di quello di cui noialtri che guardiamo il film ci siamo convinti al minuto 10: che Sandra forse non è la persona più simpatica sulla faccia della terra ma che essere inglese non corrisponda anche a essere colpevole. È pure vero che il giudice è francese. Capisco che per loro essere inglesi costituisca un reato.
Commento: il film è oggettivamente un po' lungo e la parte finale forse un po' strascicata. Inoltre, come dire, sembra che la sceneggiatura sia stata scritta da qualcuno veramente ma veramente deciso a far passare come cretini e persecutori senza cuore gran parte dei componenti della giustizia francese. Il tutto ignorando come difficilmente nella vita vera potrebbe essere portato avanti in modo così spietato un processo per omicidio in cui: a) non si trovi l'arma del delitto; b) non si abbia una ricostruzione convincente di come possa essere stato messo in atto; c) la vittima fosse evidentemente in crisi e sotto psicofarmaci perlopiù interrotti prima della morte. Insomma, sembra scritto da uno di quelli che ma vedi che forse Rosa e Olindo hanno ragione eh.
Detto questo e passando sopra a qualche esagerazione, il film è ottimo dal punto di vista dell'introspezione sui personaggi. Quando finisce siamo di fronte a dei quadri di personalità ottimamente illustrati e dettagliati. Si ha l'impressione di conoscere queste persone e di capire cosa le muova fin nell'intimo. In questo è senso è scritto benissimo e l'intero processo diventa una enorme ricostruzione di rapporti interpersonali in cui l'esito finale e in fondo poco importante.
C'è anche una fugace riflessione sul meccanismo della comunicazione pubblica della cronaca nera e di come la narrativa di una storia possa influenzare l'andamento processuale. Il per il pubblico è molto più interessante la storia di una scrittrice che ammazza il marito piuttosto che quella di un insegnante depresso che si getta dal terzo piano è cosa sicuramente vera ma che rimane abbastanza ai margini della narrazione.
Voto: 8 e mezzo. Potrebbe annoiarvi. Se non vi annoia vi conquista.
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