giovedì 18 aprile 2024

Streaming, pirateria e capire cosa si sta comprando

Quello della pirateria è un argomento carsico che riemerge ogni volta che una grande compagnia di streaming effettua un cambiamento importante a uno dei suoi programmi di abbonamento. In questi giorni è successo con Amazon, che ha introdotto la simpatica opzione "se non vuoi la pubblicità dacci 1 euro e 99 al mese". La delicatezza con cui ha introdotto questa cosa - che, nel senso, in genere quando fai un cambio di servizio lo dovresti fare al rinnovo, in modo che quando l'utente spende dei soldi sa di preciso cosa sta comprando e non all'improvviso per tutti a caso ma vabbè -, che poteva tranquillamente essere sottotitolata dal Marchese del Grillo (si fa così, perché io so io e voi non siete un cazzo), ha stranamente fatto incazzare della gente. Più per i modi che per l'effettivo impatto sulla visione. Anche se leggo di gente che si è ritrovata tre pubblicità all'interno di un episodio di 40 minuti di fallout e si è abbastanza rotta i coglioni.
Da qui il classico dibattito che vede contrapposti i due fronti, entrambi abbastanza stupidi a dire il vero, "ma io non pago, viva OnePiece" e "pezzenti di merda siete dei ladri viva il capitalismo".

Ho un paio di cose da dire a entrambi ma siccome non ho più l'età e il tempo per litigare con tutta l'internet, penso che le scriverò qui dove non le legge nessuno. E siamo a postissimo.

I "wannabe re dei pirati": in realtà qui ce la sbrighiamo abbastanza facilmente. Nel senso che, raga, vi assicuro che non siete Che Guevara. Nessuno di voi sta combattendo nella giungla boliviana. Non siete Billy the Kid e non vi aggirate nel Far West conducendo un'epica lotta contro la cavalleria nordista. Non vi si incula nessuno. Ed è abbastanza il punto del discorso. Se decidete di non pagare qualcosa e di cercarvela sul web, nessuno vi verrà a rompere il cazzo. Potete scaricarvi interi archivi di roba. È illegale ma nessuno vi può fermare. A dirla tutta nessuno è neanche troppo interessato a fermarvi. Quindi, nel senso, fatelo. Di cosa vi state vantando di preciso quando scrivete ovunque che piraterete tutto? Chi state minacciando?
Siete abbastanza imbarazzanti, lasciatevelo dire. E lo siete ancora di più perché la metà di voi ha pure difficoltà a trovare la roba su google. Che poi è uno dei motivi per cui vi sentite tanto minacciati dai rialzi dei prezzi di netflix.
Seriamente, se volete scaricarvi le robe, fatelo e state zitti. Ci fate più bella figura.

I "ma il capitalismo è bello pagate pezzenti"
Qui invece il tema si fa più complesso perché veramente ci sono grossi problemi di comprensione del problema. La facciamo subito più semplice. Diamo già per assodato che la pirateria sia di per sé un furto. Lasciamo da parte tutto il discorso relativo al quanto sia effettivamente rubabile un oggetto infinitamente replicabile con mezzi propri, indistinguibile dall'originale, permanentemente accessibile. Saltiamo a pié pari l'intero dibattito e diamo per certe le conclusioni: vedersi una serie in streaming è un furto, è illegale ed è anche eticamente sbagliato.
Ora, quello che apparentemente i sostenitori di Amazon prime non sembrano capire, è che nessun sistema morale può esistere nel vuoto. Nel senso che per essere applicabile, ogni legge morale ha bisogno di essere sostenuta da un sistema di rinforzi emotivi positivi o negativi, basati in primo luogo sull'empatia. Esempio classico: vedi Tizio menare Caio. Vedi che Caio soffre delle botte e i tuoi neuroni specchio ti trasmettono una sensazione negativa. Ne deduci che menare gli altri è sbagliato (anche perché non vorresti mai che qualcuno meni te) e quindi semmai intervieni in sua difesa.
Fra gli animali, quella umana è fra l'altro una specie con una buona capacità di astrazione e concettualizzazione. Quindi, poniamo che sia in macchina, stia cercando parcheggio e veda un posto vuoto destinato ai disabili. Ovviamente non ci sarà sempre un tizio in carrozzina in quel punto per ricordare ai miei neuroni specchio quanto sia brutto non poter camminare. Il mio cervello sarà in grado di mettere sui piatti della bilancia il mio interesse personale (parcheggiare più comodamente) e il disagio arrecato a una persona che abbia bisogno di quel posto e creerà un differenziale emotivo che mi spingerà a rinunciare alla mia utilità diretta in favore di una più generale utilità collettiva. In altre parole, il nostro essere animali sociali ci spinge a integrarci positivamente nell'ambiente che ci circonda e quindi ci fa sentire male quando infliggiamo sofferenza a un componente del gruppo che riconosciamo come nostro anche quando è soltanto ipotetico e potenziale.
Poi ci sono i rinforzi negativi. Prendiamo ad esempio il caso in cui, la persona che cerca parcheggio di cui sopra, debba scaricare 8 casse di acqua minerale e l'unico posto libero sia a un km di distanza. Il grado di disagio che è disposto a subire per non arrecare danno a un'altra persona ipotetica potrebbe non essere abbastanza elevato da fargli rinunciare al parcheggio. Ecco quindi che interviene la sanzione. Ovvero il rischio di essere multato che incrementa la carica emotiva negativa contraria all'occupazione del posto indebito. Non sempre funziona ma certamente ci si prova.

Adesso trasliamo l'intero discorso sul problema pirateria. Iniziamo a dire che a livello di rinforzi positivi non siamo messi benissimo. Occorre un enorme livello di astrazione per arrivare a provare empatia per Amazon. Poi certo, astrattamente, se ci identifichiamo col singolo dipendente, possiamo arrivare a capire il danno che infliggiamo guardando una se.. nah, in realtà no. Raga, seriamente, se pensate a Amazon la prima cosa che vi viene in mente è in genere Bezos che fa Zio Paperone tuffandosi su mucchi di contante. Un certo grado di empatia si può sviluppare al massimo per il servizio consegne, anche perché vi arrivano a casa dei poveri stronzi a portarvi roba inutile mentre fuori ci sono le tormente di neve, ma difficilmente vi sembrerà di infliggere effettivamente un danno a qualcuno guardandovi s10ep8 di Grey's Anatomy. Anche perché non è esattamente facile comprendere quello che a un'osservazione immediata sembra un crimine senza vittime. In genere chi non ha Amazon prime, sicuramente non spenderebbe 50 euro per guardarsi l'episodio 8 stagione 10 di cui sopra. Quindi le possibilità sono che lui non si guardi l'episodio e Amazon non incassi o che lui si guardi l'episodio e Amazon non incassi ugualmente. Di fronte al dato oggettivo che Amazon sarà comunque infelice, perché essere infelici in due?
Certo, siamo d'accordo che a livello etico il ragionamento non torna. Vi sto semplicemente facendo notare che non esiste nessun rinforzo positivo al comportarsi bene. Siete di fronte a un'entità astratta che subisce un danno astratto da una vostra astratta mancata azione (la possibilità che li paghiate) che comunque non avverrebbe lo stesso. Non vi sentite meglio a non piratare quell'episodio, vi sentite coglioni.
Invece parlando di rinforzi negativi... neppure in Cina riescono a tenere sotto controllo la pirateria. E lì ti fanno sparire nelle segrete medievali, altro che polizia postale. Le sanzioni semplicemente non esistono. Ergo non c'è nessun rinforzo negativo.

Questo se parliamo di etica e morale. Adesso parliamo di leggi di mercato. Il punto fondamentale del mercato è che il valore di una merce dipende dalla sua abbondanza o scarsità. Quindi chiedetevi, cosa vi sta effettivamente vendendo (prendiamo un altro per non parlare sempre di Amazon) Netflix al costo di 14 euro al mese? Vi sta vendendo un film che potete trovare ovunque a costo zero senza praticamente alcuna ripercussione emotiva di tipo positivo o negativo? Suona un po' strano, no? Di fatto, se parliamo di valore della merce in base alla sua abbondanza, qualunque prodotto piratabile dovrebbe valere circa nulla, visto che è infinitamente replicabile e raggiungibile da chiunque a costo zero.
La verità è che la merce che vi stanno vendendo è la comodità. Il motivo principale per cui i servizi di streaming sono esplosi è che rendevano facile e comodo l'accesso ai prodotti di intrattenimento. Quello che si paga non è la visione del prodotto in quanto tale ma la sua reperibilità, accessibilità e facilità di fruizione. La realtà, è che pagate Netflix più per il fatto di non dovervi alzare dal divano ogni volta che finisce un episodio, che per il prodotto di cui state fruendo. La pagate per il fatto che vi proponga cose su un bel display comprensibile e vi tolga la fatica della scelta. La pagate per non dover chiudere 6 volte una tab pubblicitaria ad ogni inizio di episodio.
Si paga la comodità, non il prodotto. Il prodotto potete averlo ovunque gratis. Il vero rinforzo positivo a scegliere Netflix al posto di sitoytrovatosugoogle è la piacevolezza di usufruire di un servizio comodo e veloce.

Ecco il punto che i difensori di Amazon non capiscono. Inserire le pubblicità, prima o durante l'episodio della nuova serie, è semplicemente stupido. Non per un problema di soldi ma di comodità. Ogni volta che la comodità con cui si fruisce di quei prodotti diminuisce, la tentazione di ottenere lo stesso prodotto in altro modo aumenta. La realtà è che avrebbero ottenuto un risultato migliore a livello comunicativo aumentando il costo di prime da 50 a 70 euro l'anno, senza rompere il cazzo a nessuno con la pubblicità.
E raga, quando vi vedo scrivere alla gente ma è come rubare un paio di scarpe!!! mi sembrate tanto


Era già imbarazzante da vedere nel 2000. Figuratevi nel 2024.
Non so se mi sono spiegato.

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